È stata pubblicata in data odierna la sentenza della Grand Chambre della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo di Strasburgo che ha deciso sul ricorso presentato dal Governo di San Marino avverso la sentenza emessa il 18 di ottobre del 2022 dalla II sezione della stessa Corte.
Lo rende noto l’avvocato Marino Federico Fattori, ripercorrendo le tappe della vicenda: “In prima battuta la Corte aveva dato ragione ai ricorrenti che lamentavano la lesione del diritto ad un equo processo presidiato dall’art. 6 della Convenzione Europea per i Diritti dell’Uomo. Si trattava di parti lese in procedimenti penali che a cagione della inattività dell’Autorità Giudiziaria avevano visto prescrivere il reato. Con una decisione – pare significativo sottolinearlo – presa a maggioranza di 10 a 7, i Giudici della Grande Camera hanno ribaltato la decisione di primo grado sostenendo che il diritto ad un processo equo non vale per le parti lese. Si conferma, pertanto, che nelle vicende oggetto dei ricorsi le parti lese dalla commissione di un reato non sono state adeguatamente tutelate per l’inazione dell’autorità giudiziaria penale, ma si statuisce che tale situazione, pur conclamata, non integra violazione dei diritti riconosciuti dalla Convenzione EDU. Pur rispettando la decisione non si può che manifestare stupore soprattutto dal momento che è la stessa Corte nelle motivazioni della sentenza a ricordare come su 35 Stati membri del Consiglio d’Europa ben 30 prevedano nei loro ordinamenti la possibilità di far valere le pretese delle persone offese nel procedimento penale. Tale diritto, pur riconosciuto nei propri ordinamenti dalla stragrande maggioranza dei Paesi europei, non sarebbe però “coperto” dalle garanzie dell’equo processo stabilite in ambito sovranazionale.
Prendendo atto della decisione, non mancheremo quindi di far valere le nostre ragioni – che non sono state smentite nel merito – in sede interna per ottenere il giusto ristoro per i cittadini che hanno visto violato un loro sacrosanto diritto ad ottenere giustizia quali vittime di reato”.