La Pa non rispetta la legge. Civico10

La Pa non rispetta la legge. Civico10

Quante volte avete sentito dire che per fare di San Marino un Paese business-oriented servono principalmente tre cose: una PA efficiente, un differenziale fiscale favorevole e una giustizia veloce e uguale per tutti?
Nel 2011 è stata approvata una riforma della Pubblica Amministrazione che, seppur con molte carenze, conteneva dei principi condivisibili e importanti. Uno per tutti quello sacrosanto che imporrebbe, e il condizionale è d’obbligo, agli Uffici della Pubblica Amministrazione di non richiedere all’utenza certificati con informazioni che già sono in possesso degli uffici. Una prassi sconfortante, che moltiplica i tempi e i costi per qualsiasi prestazione richiesta all’Amministrazione da parte di un privato cittadino o di un’impresa.
Nonostante questo principio sia legge ormai da più di tre anni, tuttavia, quella di richiedere certificazioni inutili, se solo gli uffici fossero in grado di dialogare e passarsi in maniera informatizzata qualche informazione, è ancora prassi.
Solo al nostro Movimento arrivano quotidianamente segnalazioni legate a questo problema. Procedure infinite, con spreco allucinante di carta e tempo anche solo per tenere in regola una badante, giri di marche da bollo e timbri da capogiro ogni volta che bisogna richiedere un certificato… e fosse solo questione di marche da bollo!
Vuoi far richiesta per un mutuo agevolato? Devi iniziare a pellegrinare per gli uffici, recuperando qua e là ogni tipo di certificazione che ti viene in mente e se non hai il tempo di farlo, o hai tempistiche limitate devi pagare lautamente un avvocato che lo faccia al posto tuo.
Vuoi un certificato catastale? Devi prendere, metterti in fila, e aspettare che una delle due addette dell’Ufficio competente ti stampino un modulino formato A4 di una pagina che potresti tranquillamente stampare in autonomia da casa, pagando (magari!) direttamente online, o tramite bollettino comprensivo di ogni prestazione richiesta allo stato in un determinato periodo, un po’ come le utenze domestiche.
Vuoi iscrivere tuo figlio appena nato all’anagrafe? Ti ritrovi con un bel certificato cartaceo di nascita che devi prendere all’ISS e portare manualmente allo Stato Civile.
Vuoi la residenza? Ancora peggio. Perché in questo caso devi fare la spola da uno sportello all’altro per recuperare carta, sempre quella maledetta carta, fra uffici che si trovano tutti all’interno della stessa struttura, per poi depositare il tutto all’Ufficio Stranieri. Che si trova, badate bene, sempre nello stesso Palazzo.
Per certificare invece un problema all’occhio che richiede l’utilizzo continuo di lacrime artificiali, così da renderle mutuabili, un cittadino si è dovuto recare in ordine da: 1) il medico di condotta, che ha preso appuntamento per 2) l’oculista, che ha rilasciato un certificato da portare al 3) medico fiscale, che lo ha firmato così che lo potesse riportare a 4) il medico di condotta che ha finalmente potuto prescrivere le tanto agognate lacrime artificiali. Da quel momento in poi, avendo perso ben 3 giorni di lavoro, il suddetto cittadino ha iniziato a prendere le necessarie lacrime artificiali direttamente in Farmacia, a pagamento.
Sempre ISS, capitolo mutua: qual è l’utilità di dover far girare perennemente certificati cartacei da portare al datore di lavoro, soprattutto quando il datore di lavoro è lo stesso Stato che ti ha emesso il certificato? Mah.
Situazioni al limite del paradosso con cui sicuramente tutti, almeno una volta, si sono scontrati e che nel 2015, alla luce della normativa in vigore già da anni, possono oggi configurarsi come fuori legge.
Lo si dice spesso, applicare le leggi che esistono già sarebbe già un passo enorme verso un Paese più funzionale. Questo sarebbe il compito del Governo, che invece purtroppo si occupa più di un compito che non sarebbe il suo, quello di produrre testi di legge, stratificando normative su normative e rendendo incomprensibile di fatto la loro interpretazione.

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