Dice il Cancelliere tedesco Angela Merkel: “In ogni crisi c’è sempre una via d’uscita”. Giusto. Se è vero che la politica è l’arte del possibile, vuol dire che in politica anche un obiettivo difficilissimo come quello di uscire dallo stallo e dall’immobilismo politico degli ultimi anni, che oggi è diventato recessione, non è impossibile. Certo è che in ogni caso, occorre creare una nuova fiducia nei cittadini e dare un nuovo slancio al processo costituzionale.
Indiscutibilmente non è questa la prima priorità sentita dai cittadini, ma ben si può capire che in mancanza di una quadro di regole certe – e rispettate – ogni riforma è inefficiente, se non addirittura fallimentare.
Quanto questo sia vero, è cronaca quotidiana. Le interminabili fibrillazioni, i tatticismi per la corsa alle poltrone, le non scelte, e in numerosi casi le scelte sbagliate, fatte cioè solo per salvaguardare interessi “particolari” (dalla casa da gioco, alle antenne, alle TLC, alla cosiddetta piazza finanziaria, alla gestione del territorio e quella della sanità, alla recentissima questione della centrale del latte) hanno messo in crisi il sistema istituzionale e quello economico.
Senza governi autorevoli, più spesso soggetti alle lobbies che ai vincoli della progettualità politica, e venendo progressivamente a meno le risorse che garantivano stabilità al Bilancio dello Stato, anche i settori sociali hanno cominciato a rivelare gravi sofferenze: l’assistenza sanitaria e farmaceutica; tutto il sistema previdenziale; le politiche del lavoro (più spostate sui frontalieri che non sulla tutela dei giovani sammarinesi); l’abusivismo a livelli record; le residenze e permessi di soggiorno concessi in maniera incontrollata e incontrollabile, che stanno causando gravi disagi sociali; la mancanza di infrastrutture di servizio come asili nido e centri di aggregazione per anziani; l’assenza totale di politiche a sostegno degli stipendi della famiglia; la crisi del commercio e del turismo. Ma la lista potrebbe essere molto più lunga.
In una frase, San Marino è partito negli anni ’50 con le stesse potenzialità di Montecarlo. Che oggi è rispettato per la sua enorme ricchezza, ma anche per il suo rigore.
Noi, non abbiamo più ne l’una, né l’altro.
Anzi, assistiamo spesso impotenti e muti alla descrizione del nostro Paese come “Stato canaglia”.
Il nodo cruciale per risolvere i problemi, e per ridimensionare il peso di questa gravissima eredità che incombe su tutti noi, è CAMBIARE LA CLASSE POLITICA!
Ma questo è compito dei cittadini.
Solo loro hanno il potere di mandare a casa chi ha gettato il nostro Paese in questa difficile situazione.
Nel frattempo, chi crede ancora nella politica, ha l’obbligo di ascoltare la gente e di dare voce alle mille istanze che non trovano udienza nelle alte stanze del Palazzo, facendo esercizio di quei valori come umiltà e coerenza che oggi sembrano irrimediabilmente obsoleti.
Insomma, è la politica delle formichine contro quella delle cicale. Ma è quella che a noi Popolari piace sicuramente di più.
Popolari Sammarinesi
San Marino 2 aprile 2008