La politica estera di San Marino vista dai giovani Dc

La politica estera di San Marino vista dai giovani Dc

POLITICA ESTERA: QUALI AZIONI PER AIUTARE IL RILANCIO DEL PAESE
Saluti: benvenuti alla 38 festa dell’amicizia
Ciò che ci è stato chiesto di fare in apertura di ogni serata politica è cercare di introdurre brevemente l’argomento, cercando in definitiva di dare qualche spunto per il dibattito, cercando di interpretare il sentire della gente comune e non solo dei politici verso l’argomento trattato.
Inutile dire che il tema della politica estera era e rimane, forse oggi più che mai, un tema assolutamente centrale per san marino.
Per uno stato come il nostro che non solo è un micro stato, e la vita per i micro stati in campo internazionale non è mai facile, ma addirittura si colloca in una posizione geografica piuttosto peculiare, che sotto tanti aspetti, ci impedisce di avere un’autonomia reale (sbocco sul mare, rifiuti, energia ecc), si capisce bene che la politica estera diventa perno fondamentale per l’intero sistema.
Uno stampato di fine anni 60 riguardante la politica estera portata avanti dal governo democratico riporta:
“La politica estera sammarinese nel quadro della rigorosa difesa della sovranità e delle indipendenze della Repubblica, gelosamente perseguita dal governo democratico, deve essere mirata a perseguire i seguenti obittivi:  ottenere una più netta individuazione della personalità di diritto internazionale, una più efficace salvaguardia dei diritti che ad essa conseguono senza cedimenti ma senza atteggiamenti sproporzionatamente ambiziosi, con coerenza e senso di responsabilità nei confronti di tutta la comunità internazionale con le armi proprie di San Marino: la simpatia e il diritto.”
Le condizioni sono certamente cambiate, il tempo storico che stiamo vivendo è cambiato, forse simpatia e diritto non sono più le uniche due armi di cui san marino necessita per trovare la sua dimensione in campo internazionale; ciò che serve oggi è competenza, affidabilità, trasparenza, credibilità, coerenza.
Tutte qualità che forse con il tempo si sono attenuate o addirittura venute meno, fatto sta che solo con una riscoperta reale di questi aspetti potremmo tornare ad avere una politica estera di tutto rispetto.
Questo che in teoria è facilissimo, evidentementemente  non lo è nella pratica e per il momento storico e forse per scelte politiche che per quanto abbiano portato tanto benessere nel breve periodo, hanno prodotto conseguenze forse prevedibili, forse no ma che senza dubbio ci portano oggi ad affrontare una delle peggiori crisi, sfide di tutti i tempi per la nostra piccola realtà.
A questo che rimane un quadro piuttosto generale si aggiunge la difficile situazione che si è venuta a creare con il nostro interlocutore privilegiato, l’italia, che rende il tutto indubbiamente più complicato.
La prima domanda riguarda proprio questo, il rapporto san marino italia, anche se scontata crediamo che in realtà sia il vero quesito a cui tutti noi vorremmo trovare e avere una risposta concreta.
Quali sono effettivamente e sinceramente le ragioni che inibiscono il dialogo con la vicina Repubblica Italiana? Cosa blocca ancora le relazioni tra i due paesi?
Ci chiediamo è una questione di credibilità legata alla classe politica e a un modo di concepire la politica non più adeguato ai tempi che san marino sta affrontando, o è legato alle azioni intraprese che ancora non convincono? E se non risultano sufficienti le azioni messe in atto finora, cosa possiamo ancora fare per normalizzare i rapporti e ricucire le relazioni con il nostro primo partner commerciale?
Mi spiego meglio:
come governo si sta sicuramente dimostrando di avere intrapreso, almeno a livello teorico e ufficiale, la strada della trasparenza, attraverso una considerevole produzione normativa; ma quanto di questa legislazione è in concreto attuata? Stanno tutti, e con tutti si intende non solo la classe politica, ma il sistema paese, quindi banche, operatori economici, associazioni di categoria ecc, agendo nel rispetto della trasparenza, o rimane una bella favola che ci raccontiamo alle serate politiche, alle trasmissioni televisive, ma che non viene attuata in concreto?
Perché in questi momenti di difficoltà che non coinvolgono questo o quel partito, questa o quella forza politica, quell’impresa, quell’attività ma l’intero paese servirebbe forse un azione convinta che non sia l’azione della democrazia cristiana, di alleanza popolare di sinistra unita, ma quella di tutti nell’ottica di protezione delle nostre istituzioni e del nostro paese.
In un passo del libro intitolato Pagine Sammarinesi, inerente la politca estera dei primi anni 60 si dice: “I Governi rappresentano quell’entità superiore alle contingenze politiche e personali che è lo Stato. E nel caso di un piccolissimo stato come il nostro, è tanto più difficile, ma tanto più necessario, il non dissociare le azioni politiche da quelle governative, così come quelle amministrative e comunque di ordine pubblico da quelle morali e private”.
Quindi ci chiediamo nell’azione intrapresa da questo governo, che al di là di ciò che si dice continuamente esiste e trova delle conferme negli oltre 30 accordi sottoscritti con diversi paesi tra cui Francia e Germania, nel lavoro svolto nell’ottica di una maggiore integrazione con l’UE, nei preziosi rapporti intrapresi con l’OMS, con paesi ad economie emergenti esterni alla stessa UE, possiamo dire di avere oggi quella compattezza tra azione governativa e politica fondamentale nei momenti di crisi come questa? O c’è chi ancora predilige i sottili giochi della politica al bene del paese?
Detto questo che rappresenta a nostro avviso una questione spinosa e centrale, è anche vero che in attesa di una normalizzazione dei rapporti con l’italia, s’impone una scelta o attendere delle risposte che speriamo non tardino ad arrivare ma che per ora rimangono incerte o cerchiamo nuovi partner con cui poter dialogare e collaborare. Gli accordi firmati sono un buonissimo inizio ma con questi paesi stiamo intraprendendo anche un rapporto diverso? Cioè gli accordi ci facevano gioco da un punto di vista tecnico per scongiurare la black list ocse, ma poi porteranno con se anche effetti ulteriori per il nostro stato? E In questo contesto, che ci porta a rapportarci con realtà anche molto distanti da noi possiamo contare effettivamente su una rete diplomatica all’altezza della sfida a cui siamo chiamati?
Ultimo ma non ultimo nell’ottica di questa apertura a 360 gradi verso l’esterno che ci porta a rapportarci con realtà anche extraeuropee, si riuscirà a trovare il giusto mezzo tra apertura appunto e tutela di uno degli aspetti più sentiti vale a dire la nostra sammarinesità?
L’ultimo punto di questo breve contributo, non me ne vogliate, è rivolto ai padroni di casa e vista la presenza del presidente del partito al tavolo degli invitati la domanda è rivolta direttamente a lui: la politica estera è sempre stato un tema molto caro al partito democratico cristiano sammarinese, un settore dove nel bene e nel male la dc ha giocato un ruolo predominante ottenendo anche importantissimi risultati per il nostro paese; il Professor Bigi diceva: nella politica estera, secondo la nostra tradizione, ci si è sempre avvalsi delle proprie capacità dirette
Improntate a modestia e prudenza, e del patrocinio di personalità illustri di ogni parte del mondo,  nella più accorta consapevolezza delle nostre possibilità e dei nostri diritti, studiandosi sempre di evitare la denuncia di una vertenza o l’impostazione di una trattativa senza prima avere assodato la presenza delle condizioni di principio e di merito più indispensabili per un esito positivo.
Questo era il pensiero di un leader DC di inizi anni 50; ci piacerebbe sapere qual è l’idea di politica estera per un leader DC del nuovo millennio.
Lo slogan scelto per la festa dell’Amicizia è: “IMPARARE DAL PASSATO, VIVERE IL PRESENTE, LAVORARE PER IL FUTURO”. Sul passato abbiamo dei dubbi, il presente ci sembra ancora precario, e per il futuro? Per il futuro quali azioni per aiutare il rilancio del paese? La parola alla politica.

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