Come ogni anno da quando, nel 1977 una risoluzione dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite propose ad ogni paese di istituire la giornata della donna, celebriamo l’8 marzo, che – va ricordato – non è una festa, ma una data dedicata alla memoria di tutte quelle donne che hanno sacrificato la loro vita e profuso il loro impegno per affermare il principio della dignità e parità della donna, nel mondo, nella società, nella storia, rispetto all’uomo.
In questo momento storico in cui la fatica fatta dalle donne per affermarsi e rimanere protagoniste sembra essere vanificata da un analfabetismo culturale di ritorno, sconcertante e pericoloso, ci sembra importante ricordare che le radici profonde dell’immagine femminile nella società si trovano in stereotipi orrendi.
– Perché esistono ancora le spose bambine.
– Perché in certe parti del mondo è normale lo stupro di una minorenne con conseguente matrimonio.
– Perché in Occidente le donne hanno ancora paura a rientrare a casa da sole la sera e perché se hanno la minigonna e vengono violentate “forse” è anche colpa loro.
– Perché se una donna ha diverse “relazioni” è una “donnaccia” mentre un uomo è un latin lover.
– Perché viviamo in una società che spinge una donna al suicidio nel caso in cui venga diffuso in rete un video o delle sue foto intime.
– Perché una donna non può lasciare liberamente il proprio compagno, senza rischiare la propria incolumità.
– Perché le donne continuano a laurearsi prima e con voti più alti dei loro colleghi di corso, ma quegli stessi avranno generalmente una carriera più facilitata.
– Perché quando una donna rimane incinta spesso rischia di rimanere a casa senza lavoro.
– Perché una donna ha ancora bisogno di dimostrare che può essere bella ed allo stesso tempo anche intelligente e che il lavoro l’ha guadagnato con fatica e non con compromessi.
L’unico motivo per festeggiare è che le donne, nonostante tutto, continuano ad andare avanti con la loro forza d’animo, la loro sensibilità, il loro impegno e, perché no, i loro limiti. Proseguendo la loro opera continua e costante per far sì che le conquiste ottenute sul piano formale, diventino strumento per un cambiamento delle idee e delle menti. Solo così le pari opportunità saranno una certezza e non un eterno auspicio.
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