La roulette di Giochi del Titano al Meeting di Rimini. Antonio Fabbri, L’Informazione di San Marino

La roulette di Giochi del Titano al Meeting di Rimini. Antonio Fabbri, L’Informazione di San Marino

L’Informazione di San Marino

Confusione e ricreazione 

Antonio Fabbri

La mia testa non è buona. Credo di avere qualche ingranaggio fuori posto perché non riesco a capire come possa una società di uno Stato fondato da un Santo portare alla fiera di un movimento ecclesiale che si chiama “Comunione e Liberazione” una roulette per promuovere il gioco d’azzardo.  Santo, chiesa, Cielle, roulette. Sembra uno di quei giochi dove ti chiedono di trovare qual è l’intruso. E invece l’intruso non c’è. Ci stanno tutti. Insieme. Già uno stato – sia esso Italia, San Marino, Austria, Monaco… – che basi sulle entrate del gioco della sorte le proprie manovre economiche, ha delle discutibili capacità progettuali. Hai voglia poi a metter su gli sportelli ipocriti sul gioco responsabile! Il gioco, quello che porta i sacchi di soldi nelle casse dei casinò, è per definizione irresponsabile. Non è il giocatore occasionale o quello che si diverte una sera che crea fatturato al tavolo verde. E’ il giocatore abituale e patologico a far fare cassa. Non ci sono se e ma: un paese che punta sul tavolo verde è uno Stato che si arricchisce sui malati e specula sulla patologia ludica. E’ immorale per chi crede nel concetto di moralità, è vile per chi sostiene onestà e correttezza, è distruttivo per chi promuove il senso di comunità e solidarietà sociale, è destabilizzante per chi voglia elevare lo stato. E’ diseducativo per chi porta in gloria dottrina sociale e sussidiarietà. Il controsenso della roulette al meeting è ecumenico. E poi ci si lamenta se i comunisti ce l’hanno con la chiesa e chiamano Cl “comunione e fatturazione”. Per forza. E anche nella loro ottusità orientata a sostenere che la Chiesa sia quella, non gli si può neppure dar torto. Perché la si può girare come si vuole, ma nella roulette di “comunione” non c’è un bel niente, visto che per giunta si gioca, e si perde, da soli puntando numeri che escono a caso. Di “liberazione” c’è ancora meno, dato che il gioco d’azzardo rende schiavi, dà dipendenza e sfascia le persone. Le stesse parole che si usano troncano ogni speranza: “Rien ne va plus”, non c’è più niente da fare. E davvero per molte famiglie logorate dal gioco da fare non c’è più niente. “E l’esistenza diventa una immensa certezza”, era il tema del meeting 2011. Andatelo a chiedere a chi ha perso tutto al gioco se l’esistenza sua e dei suoi cari sia una immensa certezza oppure una imbarazzante, sconcertante, inesorabile schifezza! Dispiace dirlo, ma ogni anno che passa si riportano a casa dal meeting sempre più “confusione e ricreazione”. Confusione sui valori, su ciò che conta davvero, sul senso della carità cristiana, nell’inebetita convinzione che comunque sotto l’ala di Cielle tutto, o quasi, è consentito. Si riporta a casa ricreazione, che non è rigenerazione nelle convinzioni sane, ragionate, condivise, ma è la consapevolezza che se sei in quel sistema, al suono della campanella, c’è da far festa anche per te. Nel miraggio del “se vuoi essere amico devi unirti a noi”, si tradisce il senso di unità della Chiesa e di quella frase “amate i vostri nemici”. I “nemici”, invece, non si cerca nemmeno di capirli, partendo dalla granitica ed escludente arroganza che comunque “abbiamo ragione noi”. Quest’anno, poi, con il gioco d’azzardo si consuma l’ultimo oltraggio, l’ultima beffa, come accadde al Crocifisso: “Sulla sua tunica, che era cucita tutta di un pezzo, gettarono la sorte”. 

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