Una fetta più piccola o una torta più grande?
L’attuale situazione economica e sociale di San Marino mi ricorda le vecchie case dei contadini di una volta. Al momento del pranzo, 7-8 bambini stanno seduti attorno a una tavola scassata, aspettano con ansia che la mamma metta nel piatto “sbroccolato” un pezzo di pane e di companatico. Terminata la distribuzione, tutti sono scontenti. Per due motivi. Perché il pezzo che è capitato ad ognuno è piccolo,rispetto alla fame grande, e perché quello del fratello accanto è più grosso. I nonni raccontano che il conflitto veniva risolto con una strategia: si sviluppava una gara a chi “faceva durare di più” il companatico, avendo l’ illusione di sazietà. Per noi sammarinese di oggi,riutilizzare questa strategia del poco alla volta, di fronte al vorace consumo di tutto quello che crediamo di possedere,non farebbe male all’economia. Ma non è di questo che voglio parlare.
Leggo i giornali della settimana. Sono pieni di: “facciamo pagare le tasse ai lavoratori autonomi che non le hanno mai pagate”; “tagliamo gli sprechi della PA che resta un costoso carrozzone, dove si annidano i privilegi degli statali,gli unici che non pagano la crisi”.Ecc. ecc.
E’ vero che nei momenti di crisi bisogna spendere di meno,evitare gli sprechi e fare qualche sacrificio in più. Cosa che- mi sembra- nessuno voglia fare, come rileva Giovanni Giardi su questo giornale, richiamando i segnali contradditori che arrivano dai cittadini, contrari ad ogni proposta di stringere la cinghia.
Tutti propongono di diminuire la fetta di companatico ( specie per gli altri!). Ma chi lavora per aumentare la torta?
Il Palazzo? Non mi sembra, perché non sa ancora che tipo di torta fare ed è troppo impegnato nel gioco allo specchio di “chi è il pasticcere più bello del reame”? Le forze economiche e imprenditoriali? Non mi sembra. Mentre si dilettano a sparare sulla croce rossa dell’Amministrazione (con molte ragioni), sono ancora in ritardo nell’indicare un concreto e nuovo modello economico, che assicuri sviluppo e crei posti di lavoro. E magari in alcuni di questi posti potremmo trasferire i troppi impiegati dello Stato. A proposito, il lettore mi permetta un ricordo personale. Quando collaboravo nella Segreteria Affari Interni per il dimagrimento della PA, avevamo dichiarato un discreto numero di impiegati in esubero. Allora, come ipotesi creativa, abbiamo proposto agli Industriali un accordo : provare a dirottare il personale pubblico in alcune posizioni lavorative da loro indicate. Erano quelli tempi di grande domanda di occupazione nei settori privati. Non se ne fece nulla. Gli impiegati non erano certo felici di abbandonare il caldo dell’amministrazione, ma anche il mondo privato non brillò di coraggio,preferendo criticare che offrire una mano per curare i mali della burocrazia.
Torno agli ultimi due interrogativi sull’ aumento della torta. Il sindacato lavora per questo? Non mi sembra. E’ pressato da eccessive richieste di protezioni del presente, rischiando di assottigliare alimenti al futuro. E noi cittadini? Speriamo nello Stato come in una centrale del latte,con più latte da distribuire.
Ma non posso concludere con pessimismo. San Marino deve pescare nella sua eccellente tradizione. Vanta le migliori pasticcerie del circondario. Con un’avvertenza: la concorrenza esterna cerca di avvelenarci gli ingredienti della torta.
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