Fermati due concittadini molto noti
Alessandro Agostini (Titan Lampo) e Massimo Micheloni, già noto per il finto champagne e Corona
Daniele Bartolucci
Oltre alla vittima, un noto imprenditore di cui non è stato reso noto il nome né l’attività, sono due gli arrestati eccellenti dell’antica Repubblica: Alessandro Agostini e Massimo Maria Micheloni.
Se il primo è noto per la sua attività imprenditoriale, la Titan Lampo, il secondo oltre ad essere il fratello di un altrettanto noto professionista sammarinese, non è la prima volta che fa capolino sulle cronache giudiziarie. Fin dai tempi del processo per truffa ai danni della Moet&Chandon e dell’erario, infatti, il nome di Massimo Micheloni viene ogni tanto tirato in ballo dagli inquirenti. La “truffa dello champagne”, infatti, non è l’unica vicenda che lo vede protagonista, in negativo, nonostante rimanga quella la più eclatante: lo spacciavano per champagne “Moet&Chandon”, ma in realtà si trattava di un trebbiano frizzante, decisamente meno nobile. Attraverso un turbinoso giro di fatturazioni e triangolazioni internazionali, Micheloni e i suoi complici, avrebbero truffato l’erario per un imponibile accertato di circa un milione di euro. Micheloni fu poi condannato a quattro anni di carcere, così come Angelo Merlin. Perché citare questo passato? Perché Merlin era di origini venete, collegando a distanza di anni, di nuovo, il Titano alla regione del nord est. A scoprire la truffa fu allora la Guardia di Finanza di Cesena durante un’indagine chiamata “Seltz” e iniziata nel 1999 con il sequestro di oltre 20mila bottiglie di champagne contraffatto della nota casa produttrice francese. Al centro dei traffici illeciti, i finanzieri individuarono una società ‘fantasma’ cesenate, la San Marco Sas di via Quinto Bucci, intestata ad un prestanome e legata ad un’altra società ideata solo per l’emissione delle fatture, la Marago di San Marino. A dirigerla, secondo gli investigatori, di fatto vi era l’imprenditore sammarinese. Ma dopo qualche anno ecco di nuovo Micheloni tornare negli elenchi degli indagati: è l’estate 2010, pochi mesi fa, quando il suo nome viene associato a quello di Fabrizio Corona, il più discusso “paparazzo” d’Italia, finito al centro di un giro di denaro sporco nella Repubblica di San Marino. Secondo quanto trapelato, una somma pari a 1 milione e 300 mila di euro sarebbe giunti sul Titano grazie alla costituzione di un’altra società ma sempre con Corona come amministratore unico. Poi tramite la Zeta srl con false vendite e fatture la somma sarebbe stata girata di nuovo in altri Paesi per poi tornare al noto fotografo. Le fatture false secondo la procura di Milano ammontano a 17 milioni di euro. Tutto il milione e 300 mila euro giunto a San Marino è stato già sequestrato e Micheloni risultava essere uno dei presunti complici sammarinesi che hanno aiutato Corona in questo traffico di denaro.
Probabilmente i due non sono così tanto in confidenza, altrimenti Corona, per la professione che svolgeva, avrebbe dovuto avvertire l’amico che quello che stava facendo è un reato, e anche abbastanza grave: la condanna per estorsione aggravata può arrivare anche a 20 anni di carcere.