“L’adozione di sanzioni da parte di San Marino era ineluttabile ma non scontata”

“L’adozione di sanzioni da parte di San Marino era ineluttabile ma non scontata”

Intervista all’ex Segretario agli esteri Nicola Renzi che portò il ministro Lavrov sul Titano: “Ci saranno ripercussioni su San Marino e ce ne sono già sul piano economico ed energetico. Il Governo ha pensato a delle politiche per fare fronte alle emergenze?”

Tra una settimana saranno tre anni esatti dalla visita a San Marino del Ministro degli esteri Russo Sergej Lavrov. Una visita che, vista con gli occhi di oggi, appare lontana anni luce se si considera il clima internazionale e tra i due paesi che c’era all’epoca. Abbiamo intervistato il consigliere di Repubblica Futura, NicolaRenzi, che all’epoca era Segretario di Stato agli esteri e portò il ministro russo sul Titano.

Il conflitto che si è aperto in Ucraina sta cambiando il mondo, ed ha inciso anche sui rapporti che il nostro Paese ha avuto con la Federazione Rus[1]sa. Lei è stato il Segretario per gli Affari esteri che ha portato il Ministro degli Esteri Russo Lavrov a San Marino. Come erano i rapporti tra i due paesi durante il suo mandato e come si è arrivati a quella visita? “Ottenere quel risultato non fu facile. Fu il frutto di un dialogo costante e della disponibilità all’ascolto. Guardi, la Federazione Russa era pienamente consapevole del nostro orientamento internazionale e della nostra collocazione geopolitica. Conosceva le nostre aspirazioni di associazione alla UE, così come l’ispirazione della Repubblica ai valori dell’Occidente. La chiave però fu l’ascolto. La volontà di capire anche le ragioni dell’altro, unito al rispetto reciproco”.

Anche la non adesione di San Marino alle sanzioni adottate dall’Occidente dopo il primo conflitto con l’Ucraina ebbe un peso, probabilmente… “Si, senza dubbio. Quella fu a mio avviso una scelta saggia e coerente, più ancora che con la nostra storia, con una corretta analisi di quel momento. Basti pensare quanti distinguo allora anche dentro la UE ci furono verso la scelta delle sanzioni”.

Ed oggi, quindi, come valuta la scelta di San Marino? “Oggi non ci troviamo più nella situazione del 2014. Allora si era davanti alla contesa su una porzione di territorio. Oggi è in discussione l’esistenza stessa di uno Stato, per giunta nel territorio geografico della UE. Le immagini che da due settimane stiamo vedendo sono atroci e credo tocchino le coscienze di tutti. Parallelamente anche la risposta dei singoli paesi, e della UE, è stata assai diversa da allora, forse anche sorprendentemente”.

Insomma il fatto che San Marino abbia aderito alle sanzioni è positivo?  “Ho detto e ripeto che l’adozione di sanzioni da parte di San Marino era ineluttabile, ma non scontata. Mi spiego. Ineluttabile, da un lato, per la spinta emotiva dettata dagli orrori che stiamo vedendo; perché anche altri paesi come Andorra, Monaco e addirittura la Svizzera hanno fatto questa scelta; perché ciò che sta accadendo in Ucraina in questo momento, al di là dell’analisi delle sue cause e della ricerca delle responsabilità, è pienamente contrario ai valori statuali e multilaterali nei quali San Marino non solo vuole, ma deve credere”.

Ma anche non scontata, diceva. “Si. E questo a ragione della nostra storia e della nostra neutralità. Converremo tutti che questa parola ha un valore diverso per noi rispetto a Monaco o Andorra, ad esempio, ma anche alla Svizzera. Abbiamo sempre rigettato le sanzioni come modalità di risoluzione delle controversie ed al pari rigettato con ancora più forza la guerra. Ecco perché non era una scelta scontata”.

Ma sono state votate all’unanimità dal Consiglio Grande e Generale. “Certo. Io ed il mio Gruppo consiliare abbiamo dato il nostro contributo al testo dell’ordine del giorno. Ero e sono convinto che fosse un passaggio cruciale anche per la nostra storia. Non è uscito totalmente ciò che avrei voluto. Credo che in esso, anche se può sembrare cinico in questo momento, dovesse comparire anche una apertura, una via di uscita possibile per giungere a quello che dovrebbe essere il nostro obiettivo principale: la pace, una pace dignitosa per tutti. Credo che alcuni toni ultimativi non siano utili a nessuno, se espressi da un Paese che ha la nostra storia. Non ci si poteva sottrarre però da una scelta, anche dolorosa, e la abbiamo compiuta”.

 Lei avrebbe agito diversamente? “Guardi, questo non è il momento delle polemiche. Ciò detto credo ci siano alcune cose fondamentali ed imprescindibili che dovevano e devono essere fatte. La prima: spiegare alla Federazione russa le nostre posizioni, il nostro sconcerto davanti a questa guerra, la disponibilità all’ascolto per giungere alla pace. In fondo lo abbiamo già fatto durante il mio mandato per cercare in ogni modo di tenere la Russia dentro al Consiglio d’Europa”.

Poi? “Poi relazionarsi con i paesi della UE, singolarmente ed attraverso le Istituzioni europee, per spiegare loro come la sospensione della nostra neutralità sia una scelta storica di eccezionale portata per noi. Al di là dei proclami, stiamo assistendo a vari approcci alle sanzioni. Con Paesi europei di primaria importanza che ad esempio hanno rifiutato di intervenire da subito sulle forniture del gas russo, per non dire della querelle sulla fornitura di aerei o altri strumenti bellici all’Ucraina”.

Cosa significa questo? “Significa che ogni paese, pur nella volontà di dare un segnale forte davanti alle atrocità commesse, sta guardando anche alla sostenibilità delle azioni intraprese. La UE deve capire -e la nostra politica estera ha il compito di spiegare- quali potrebbero essere le conseguenze, per una economia già molto provata come la nostra, di un repentino peggioramento globale degli indicatori economici”.

Lei teme ripercussioni economiche per San Marino? “Certamente ce ne saranno. Ce ne sono già. Quali politiche energetiche pensa di adottare il Governo? L’aumento dei carburanti, del gas, dell’energia elettrica si stanno già abbattendo sull’economia e sulle famiglie sammarinesi. Il Governo ha fatto presente questi problemi ai nostri interlocutori europei? In campo finanziario: sappiamo qual è l’ammontare dei patrimoni, dei capitali che potrebbero essere toccati dalle sanzioni sul nostro territorio? Sappiamo le conseguenze sull’export sammarinese? Ecco, credo che serva un estremo realismo, che non vuol dire voltarsi dall’altra parte o peggio pensare solo al nostro interesse, ma essere consapevoli delle conseguenze e riuscire a trasformare delle difficoltà, anche pesantissime ed affrontate per una giusta causa, in una ripartenza. Insomma, noi abbiamo dato un ulteriore chiaro segnale alla UE, spero proprio che si sia fatto di tutto per spiegare portata e ricadute di questa scelta”.

Ultima domanda: ha avuto modo, attraverso i suoi contatti di sentire la parte Russa? “No. Perché ciò che sta accadendo mi tocca profondamente e mi sconvolge, ma soprattutto, ed al di là di questo, perché in un momento così difficile anche per noi credo che la voce della Repubblica debba essere quella del nostro Segretario per gli Affari Esteri. A lui l’onere e l’onore di rappresentarci, sapendo che, nel totale rispetto dei ruoli, sono e siamo pronti a fornire, come con questa intervista, ogni idea, proposta e contatto che possa essere utile. Guai però all’interruzione del dialogo, con chiunque. Il nostro Paese non può permetterselo, la storia ce lo insegna. Mi lasci dire anche un’ultima cosa”.

Quale? “Un grazie immenso a tutti i Sammarinesi per la grande generosità che stanno dimostrando nei confronti dei profughi, specialmente donne e bambini, che provengono dall’Ucraina. Repubblica Futura per prima aveva chiesto al Governo di attivarsi celermente per consentire il loro arrivo. Tutti stiamo cercando di alleviare almeno un po’ il loro dolore e le loro sofferenze”.

 

Articolo tratto da L’informazione di San Marino pubblicato integralmente dopo le 23

 

 

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