Spett.li Medici Ospedalieri,
San Marino, 14 agosto 2015
il movimento RETE condivide con voi numerose preoccupazioni riguardo al futuro dell’ISS. Riconosciamo il problema di sostenibilità della struttura, e la necessità di porvi rimedio in tempi molto celeri.
Non condividiamo tuttavia alcune delle richieste che indicate nella vostra lettera, sulle quali saremmo felici di potervi incontrare per un confronto che tenda unicamente all’individuazione di strategie per sventare una possibile implosione del nostro ospedale di Stato.
Siamo sicuri che anche voi, come chiunque altro noi si abbia modo di contattare all’interno dell’ISS, siate estremamente preoccupati dalla gestione dell’ospedale di questi ultimi anni, preda apparentemente di una mancanza totale di programmazione e vittima di logiche corporative se non clientelari.
Partendo dalle nostre considerazioni, sulle quali abbiamo avuto modo di confrontarci con esperti del settore operanti al di fuori del nostro confine, crediamo che la sostenibilità del nostro ospedale sia compromessa da una serie di concause.
Da una parte la discrezionalità della gestione politica, ovvero la preoccupante assenza di idee di sistema in prospettiva, che finisce per rispondere ai problemi in base alle emergenze e in maniera casuale: non v’è un disegno di ospedale a medio termine, non si capisce bene quale sia l’obiettivo e la prospettiva, si naviga a vista, spesso sbagliando palesemente rotta ma purtuttavia garantendo ai propri proseliti carriera e ruolo.
In questo quadro rientrano le tante grandi spese evitabili in appalti, personale politico, amministrativi provenienti da fuori San Marino, ma intimi con l’attuale direzione, a cui vengono riconosciuti stipendi abnormi.
Va da sé che l’eliminazione di questi rivoli di spreco motivato apparentemente da soli interessi corporativi, libererebbe liquidità da poter anche riutilizzare per la formazione o per gli stipendi dei medici.
Si tratta dunque di un intervento urgente e necessario (che non potrà venir attuato da questa direzione né da questo Segretario di Stato) ma non sufficiente.
È doveroso, poi, rilevare la struttura elefantiaca dell’ISS, probabilmente sovradimensionata per la Repubblica di San Marino, figlia degli anni in cui l’ISS era né più né meno un ambito della PA in cui fare proselitismo e clientelismo politico. In Repubblica entravano somme ingentissime di danaro tramite il sistema finanziario e la garanzia di riservatezza (che tanti problemi ha causato nel prosieguo e anche oggi): non importava quanto l’ISS costasse, tanto lo si teneva in piedi con i soldi spesso “sporchi” della finanza. L’importante era che l’ISS creasse posti ben retribuiti e di qualità per i propri concittadini, in cambio spesso del solo voto!
Oggi l’esuberanza del sistema bancario, che teneva in piedi un sistema sanitario così sovradimensionato, è andata scomparendo, e con essa la raccolta bancaria che garantiva entrate liquide per lo Stato.
Ora l’ISS deve reggersi sulle sue gambe, e le sue dimensioni lo rendono pressoché impossibile in assenza di riforme significative e sostenibili.
In base a queste premesse, la risposta della politica oggi al governo pare essere quella di ridimensionare le attività dell’ISS mettendo in discussione la sua matrice pubblica, gratuita, universale. Noi questo non lo accettiamo!
Voi stessi giungete alla conclusione -a nostro avviso non obiettiva, e certamente fuori luogo- che l’unico modo per superare le difficoltà è uscire dalla PA, prevedendo per i medici dei contratti di tipo privato.
Questo tuttavia non risolverebbe i problemi di sostenibilità del sistema stesso e della sua universalità, nemmeno con l’apporto -incerto e incontrollabile- dei proventi da libera professione extra-muraria.
Per questi motivi noi, al contrario, sosteniamo che l’unica salvezza per l’ISS, dunque anche per il mantenimento dei vostri posti di lavoro, sia proprio quella di rimanere all’interno del sistema di tutele e obblighi rappresentato dalla PA, e dai contratti a tempo indeterminato che essa garantisce, valutando posizioni ad hoc ma che nel contempo eliminino alla fonte le disparità di trattamento determinate dalla giungla discrezionale di contratti privati stipulati attualmente con i singoli medici.
Ci pare che un percorso da seguire per rendere sostenibile l’ISS sia ridurre i costi derivanti da questa gestione politica, puntando sulla prevenzione mentre al momento le uniche soluzioni individuate dalla politica stessa sono tendenti alla riduzione della prevenzione, delle tutele per chi è in malattia, della gratuità di un numero sempre maggiore di farmaci, della privatizzazione strisciante di alcuni rami… insomma, ci pare che la politica stia cercando di risolvere una situazione endemica, per via delle sovradimensioni, colpendo inutilmente non cause, ma effetti esogeni!
Bene sarebbe avere il coraggio -anche in termini di perdita di consensi- di riconoscere che lo Stato di San Marino non può più garantire all’interno del nostro ospedale ogni tipo di cura. Certo, deve continuare a garantire l’universalità delle tutele, ma sostenendosi attraverso collaborazioni con strutture esterne, con condizioni di reciprocità.
Andrebbero valutati, dati alla mano, gli specifici settori in cui la casistica sammarinese unita a quella del circondario (ad es. la regione marche, sprovvista nei nostri dintorni di strutture all’avanguardia) permetta la strutturazione di servizi sostenibili.
Si dovrebbe rafforzare i settori in cui tale casistica sammarinese e forense potenzialmente coinvolgibile garantisca la sostenibilità degli stessi (specializzando il nostro ospedale in pronto soccorso, urgenze, degenze, diagnosi ecc su tutto l circondario).
In base a questi dati si dovrebbe garantire ai sammarinesi l’assistenza gratuita, ai forensi servizi di eguale qualità ma a pagamento, convenzionandosi con le ASL del circondario.
Su tali servizi prestati a forensi, e solo su essi, sarebbe possibile valutare l’ipotesi -nel caso siano fuori dall’orario di lavoro del medico- che essi siano prestati in regime di libera professione (esclusivamente e tassativamente intramuraria, e solo su richiesta e necessità manifestata da parte dell’ISS).
Sugli interventi programmabili, non invasivi e con casistica sammarinese e forense scarsa, sarà invece necessario provvedere allo smantellamento dei contratti in essere, programmando gli interventi e la risoluzione degli stessi attraverso il ricorso a liberi professionisti contrattualizzati in base alle tabelle per intervento già previste in Italia (DRG), opportunamente maggiorate per garantire una corsia preferenziale all’ospedale di San Marino (stilare a San Marino tabelle DRG equivalenti a quelle italiane maggiorate del 10%?)
Laddove invece la casistica è scarsa e gli interventi particolarmente delicati, tali da non rendere conveniente per lo Stato nemmeno il ricorso periodico a professionisti in base alle tabelle DRG, si dovrà provvedere a stipulare convenzioni con ospedali del circondario.
Solo alla luce di questa pianificazione sarà possibile stabilire un fabbisogno puntuale per l’ISS, sul quale siamo disposti a ragionare in termini di maggior competitività -anche in termini economici- rispetto alla vicina Italia, garantendo ai medici sammarinesi una percentuale di maggiorazione (poniamo del 10%) rispetto alle tabelle retributive medie italiane per ogni tipologia di ruolo e di operatore sanitario.
Ma sia chiaro, mantenendo saldamente all’interno del contratto organico tali assunzioni, prevedendo per l’accesso al ruolo apposito concorso, un anno di prova e avanzamento di carriera per merito.
Solo questo garantirebbe una parità di trattamento tra i medici, unitamente alla garanzia della continuità del servizio essendo per definizione i contratti all’interno dell’organico a tempo indeterminato (ovviando quindi anche al rischio di scadenza contrattuale più volte da voi lamentato).
A fronte delle garanzie di continuità rappresentate dal contratto organico, così come succede nella vicina Italia per i dipendenti delle strutture ospedaliere pubbliche, dovrà venir ammessa la libera professione solo intramuraria e solamente su richiesta dell’ISS (come descritto precedentemente), garantendo già la maggiorazione dello stipendio la copertura dell’indennità, ricompresa nello stesso in Italia, per l’esclusività del servizio.
Chi scelga la libera professione, non potrà beneficiare del contratto organico.
Dunque riassumendo:
1. medici ospedalieri con contratto organico, a tempo indeterminato, dopo concorso e 1 anno di prova, con stipendio superiore del 10% rispetto a quello medio italiano;
2. libera professione non ammessa per gli organici, se non intra-muraria, per i soli stranieri e solo su esplicita richiesta dell’ISS da prestarsi fuori dall’orario di lavoro;
3. convenzioni con ospedali del circondario per interventi delicati e con casistica scarsa
4. utilizzo di liberi professionisti, in base alle tabelle DRG maggiorate del 10%, per interventi non delicati e programmabili, con casistica scarsa
5. potenziamento dei settori con casistica sufficiente, e convenzioni per attrarre degenti dal circondario, soprattutto dalle marche.
Movimento Civico RETE