La legge sulla legalizzazione dell’aborto sta spaccando la Commissione Sanità e gli steccati tra maggioranza e opposizione.
Tesissima la giornata di ieri, in particolare il pomeriggio, in cui – dopo aver tentato invano una mediazione – è stato approvato con 9 voti favorevoli e 8 contrari un emendamento a firma DC, RF, NPR (a cui il consigliere Giacomo Simoncini ha votato contro) e il Commissario Gaetano Troina che introduce una serie di passaggi per poter arrivare all’interruzione della gravidanza.
Passaggi che per Libera, RETE e il Consigliere indipendente Sandra Giardi sono “una serie di paletti volti quasi ad ostacolare o comunque a costringere a giustificare la propria scelta attraverso passaggi, colloqui che possono essere utili se richiesti dalla donna ma che a nostro modo di vedere non devono essere resi obbligatori per legge.
Un percorso obbligato ad ostacoli finalizzato a “colpevolizzare” più che ad informare!”.
In una nota congiunta le due forze politiche e il consigliere indipendente spiegano che dal canto loro avevano presentato congiuntamente “una serie di emendamenti tra cui uno specifico sul consultorio di accesso libero, facoltativo e gratuito che potrà assistere anche psicologicamente le donne che ne facciano richiesta, riconoscendo l’impatto che una maternità programmata, non programmata o una interruzione volontaria della gravidanza possa avere sulla vita sociale e sulla salute fisica e psicologica delle donne stesse”.
Questo perché i gruppi “ritengono fondamentale recepire il quesito referendario e quindi la libera scelta della donna, la sua autodeterminazione senza condizionamenti alcuni o intenti vessatori da un punto di vista psicologico”.
Ma l’emendamento è stato bocciato per 9 voti a 8.
Ciò che invece è stato approvato è l’emendamento a firma DC, RF, NPR e il commissario Gaetano Troina, (votato però contrariamente dal consigliere Giacomo Simoncini) “dove il consultorio diventa obbligatorio entro la dodicesima settimana dalla gravidanza, riducendo così la possibilità di libera scelta della donna”.
I firmatari della nota si dicono “sbigottiti. Il rischio – denunciano – è che si vada a minare il percorso che questa legge dovrebbe avere: rispetto dell’esito referendario, norma applicabile e libera scelta della donna sull’interruzione volontaria di gravidanza”.