L’informazione di San Marino
Movimentazioni dei denari dei junkets dell’ex colonia portoghese, ecco di cosa si tratta
Smistamento dei soldi riciclati che arrivavano da Macao
Per l’accusa erano sporchi i due milioni e mezzo trasferiti alla Clabi dalla società del re del poker poi smistati per altre destinazioni. La difesa ha invece parlato di operazioni legittime per affari con gli Aman Resort
Antonio Fabbri
Il decreto di rinvio a giudizio
(distribuito in supplemento in
tutte le edicole), al secondo
capo di imputazione tratta di un
episodio di riciclaggio che varca
i confini del Titano. Quella dei
rapporti internazionali di Podeschi
è tra l’altro oggetto anche
dell’ultima parte delle indagini,
stralciata dal fascicolo principale.
Uno stralcio che ha portato lo
scorso 9 marzo all’ordinanza di
ri-arresto dell’ex segretario alla
sanità e di Biljana Baruca, motivo
per cui ad oggi i due restano
sotto custodia cautelare.
Ma una parte di questi rapporti
internazionali entra anche nel
decreto di rinvio a giudizio.
L’episodio che viene descritto al capo 2 del decreto riguarda il passaggio di 2,5 milioni di euro dalla società Black Sea Pearl ltd con sede nelle Isole Vergini Britanniche, al conto sammarinese della Clabi. Una società, con sede alle Marshal, che già dal nome tradisce il fatto che sia di proprietà di Podeschi (Cla) e Baruca (Bi), avendo nella ragione sociale la prima sillaba dei rispettivi nomi di battesimo. La Black Sea Pearl è riconducibile al malese Wei Seng Phua, detto Paul, il pokerista ex ambasciatore di San Marino in Montenegro).
Il fatto
L’accusa di riciclaggio in questo
capo di imputazione pende,
oltre che su Claudio Podeschi
e Biljana Baruca, anche sui
due greci rinviati a giudizio,
Stefanos Balafoutis e Stefanos
Papadopoulos.
Nel dettaglio gli inquirenti ricostruiscono
che i quattro “con più
azioni esecutive del medesimo
programma criminoso, allo
scopo di nasconderne l’origine
criminosa (riciclaggio realizzato
attraverso le junket room di Macao),
trasferivano, sostituivano
e occultavano 2.500.000 euro,
provenienti dalla “Black Sea
Pearl Ltd”, società delle Isole
Vergini Britanniche, il cui conto
svizzero veniva alimentato con
le rimesse dei junkets di Macao,
e 125.000 euro provenienti dalla
Moneybookers Ltd. I fondi erano
accreditati sul conto acceso
presso il Credito Sammarinese
intestato alla Clabi Ltd,
società della Repubblica delle
Isole Marshall, partecipata da
Claudio Podeschi e da Biljana
Baruca. La provvista era poi impiegata
per trasferire l’importo
di 1.251.000 euro a favore di
Podeschi (751.000 euro) e Baruca
(500.000 euro). Altri 491.000
euro erano bonificati a favore
di Stefanos Balafoutis e la parte
residua, pari a 750.000 euro,
veniva trasferita a favore della
Flapex Holdings Ltd. Biljana
Baruca e Stefanos Balafoutis
ulteriormente occultavano, trasferivano
e sostituivano, direttamente
e anche tramite persone
giuridiche, una parte dei fondi
ricevuti. In particolare Baruca
Biljana, tramite rapporti a sé
intestati ed utilizzando parte
dei fondi originati da Black Sea
Pearl, accreditava 35.000 euro
a favore di R.P. s.r.l.” con due
assegni tra l’1 e il 4 marzo 2011
“e 47.500 euro a favore della
Daste Solar s.r.l.; estingueva un
finanziamento (100.000 euro) ricevuto
da Trecentouno s.p.a. per
l’acquisto di un immobile in Slovenia;
trasferiva 50.000 euro su
un conto corrente a lei intestato
presso Euro Commercial Bank.
Balafoutis accreditava fondi
(per 491.000 euro) provenienti
indirettamente dalla Black Sea
Pearl” su un conto presso il
“Credito Sammarinese, poi ritirava
81.700 euro in contanti ed
eseguiva bonifici per complessivi
212.089,24 euro a favore di
(I) Claudio Podeschi (10.000
euro a titolo di “trasferimento
fondi”) (II) Moneybookers Ltd,
beneficiaria di 50.000 euro con
causale “Balafoutis Stefanos”;
(III) Stefanos Papadopoulos,
beneficiario di due bonifici, per
complessivi 95.000 euro, a titolo
di “investimento”; (IV) società
sammarinese Altamarea s.r.l.,
beneficiaria di 26.000 euro a
titolo di “versamento capitale
sociale”. Balafoutis trasferiva,
altresì, la somma di 118.000
euro alla società inglese Moneybookers
Ltd. In San Marino
e all’estero, dal 20 gennaio
2011 al 24 giugno 2014 (data di
esecuzione dei sequestri aventi
ad oggetto la provvista presente
sui conti sammarinesi dei
prevenuti)”.
Dalla Black Sea Pearl arrivavano
anche i fondi che hanno
inguaiato il bolognese Romano
Lenzi accusato, nel terzo capo
di imputazione, di riciclaggio
assieme a Baruca, perché “con
più azioni esecutive del medesimo
programma criminoso, allo
scopo di nasconderne la provenienza
da reato, trasferivano e
occultavano una parte dei fondi
provenienti dalla “Black Sea
Pearl Ltd” (già accreditati sul
conto intestato alla Clabi Ltd)
sul conto della società Daste
Solar s.r.l., amministrata da
Romano Lenzi. In particolare,
Biljana Baruca ordinava l’accredito
di 47.500 euro a favore
della Daste Solar, tramite bonifici
con causale “finanziamento
soci” tra il gennaio e il maggio
2011.
I junkets di Macao
I Commissari della legge contestano il riciclaggio perché ritengono che quei soldi arrivati dalla Black Sea Pearl di Phua alla Clabi di Podeschi e Baruca, provenissero a loro volta dal riciclaggio fatto attraverso le junket room di Macao. Le difese contestano la versione dell’accusa ed hanno sostenuto che si trattava invece di fondi per operazioni legate agli alberghi Aman Resort facenti capo a Phua.
Ma che cosa sono
i junkets? Sono dei soggetti
intermediari che procacciano
gamblers, cioè giocatori, per
conto dei casinò della ex colonia
portoghese, ritenuta la capitale
mondiale dell’azzardo. A Macao
c’è il problema di aggirare i
limiti di esportazione di valuta
per i residenti cinesi che, grazie
ai junkets, riescono a disporre
dei capitali necessari per
scommettere ai tavoli di Macao.
I junkets concedono credito
ed i giocatori si impegnano
a restituire i capitali entro 30
giorni. Un meccanismo di prestito
ritenuto torbido e per importi
imponenti, tanto che le polizie di
mezzo mondo sostengono che i
junkets siano il veicolo migliore
per lavare via dalle banconote
lo sporco degli affari illeciti. A
Macao, tra i junkets più in vista
c’è Paul Phua, i cui recenti guai
giudiziari sono noti (vedi pagina
fianco) e non è dunque estraneo
neppure all’indagine che si sta
conducendo anche sul Titano per
il suo collegamento con Podeschi.