Lionello Mancini
San Marino ritenta l’esame antiriciclaggio
Domani il verdetto Ue ma resta carente l’allineamento agli standard europei
Maglie ancora larghe sui flussi di assegni e di contante
Domani per San Marino torna il giorno del giudizio: non quello universale, ma quello europeo sì. Perché domani, a Strasburgo, al termine della sessione iniziata lunedì, gli esperti del Moneyval decideranno se ammettere o no la Repubblica del Titano alla ‘white List’ dei Paesi extracomunitari che si sono adeguati agli ‘standard’ europei in materia di antiriciclaggio. Se da Strasburgo arriverà un nuovo «no» — com’è accaduto ad aprile – vorrà dire che l’organismo internazionale di valutazione ritiene armi spuntate anche le norme appenavarate dalla blindatissima cassaforte “estero-emiliana’, più volte invitata a rendere leggibili i flussi di denaro del suo impero credi- tizio: oltre 12 miliardi di raccolta, finanziarie, 12 banche con più di 50 filiali.
Il 31 ottobre, per adeguarsi alle norme antiriciclaggio e antiterrorismo, San Marino ha promulgato il decreto 138/08 che disciplina il «trasporto transfrontaliero di denaro contante e strumenti analoghi». Un passo avanti rispetto alle regole vigenti, ma che – secondo gli esperti – proprio non sbarra le porte a movimenti opachi di denaro e assegni. Una rete a maglie ancora troppo larghe, a partire dalla discrezionalità dei controlli di polizia (peraltro solo al momento di transito ai confini) che dovranno pure accontentarsi di risposte verbali; alla possibilità di non dichiarare assegni al portatore con girata a nomi fittizi, di non esporre proprietario né destinatario dei valori trasportati. Il tutto accompagnato dalla non tracciabilità dell’itinerario, dal permanere del segreto d’ufficio e in assenza di obblighi di scambi informativi con Paesi terzi.
I timori più volte espressi negli anni dalle autorità monetarie (e anche investigative) italiane, non sembrano infondati. A parte le inchieste forlivesi che nei mesi scorsi hanno portato all’arresto di banchieri locali e a parte ogni considerazione sul peso per l’economia della ripulitura dei proventi illeciti, uno degli aspetti che desta preoccupazione al confine del monte Titano, è il movimento di banconote da 500 euro, un taglio più utile al trasporto facile che non a fare la spesa.
Forlì, a esempio, è la quarta piazza italiana per richiesta di ‘pezzi” da 500 euro, e in 36 mesi il triangolo Forlì-Boilogna-Reggio Emilia ha inghiottito 7,5 milioni di valuta del nnassimo taglio. Che dire, poi, del ritiro di questa particolarissima banconota dai forzieri locaili della Banca d’Italia? Nel 2006-2007, gli sportelli di Monte di Paschi e UniCredit dell’area del Titano, hanno richiesto da soli il 6% della cartamoneta da 500 euro circolata in Italia. E si potrebbe continuare con altre evidenze singolari, rese sospette dalla vicinanza di un comodo rifugi o valutano, piuttosto refrattario ai controlli.
Diverse inchieste della Procura della Repubblica di Forlì e numerosi rapporti delle Fiamme Gialle hanno messo in relazione possenti giri contabili, trasporti di assegni e di contante di grosso taglio oltre che rocamboleschi giochi di sponda bancari, con vicende che resta impossibile chiarire a causa della barriera opposta dal segreto bancario che la piccola Repubblica continua a ritenere un proprio ‘asset’ fondamentale.
Sarebbe strano – ed è improbabile, a queste condizioni – che domani il Moneyval dia il suo «ok» all’adeguamento del Titano agli ‘standard’ di contrasto al ‘money laundering’ e al finanziamento del terrorismo. Ma così, la più antica Repubblica perderà una nuova occasione per affrancarsi dall’immagine di un antistorico paradiso fiscale.