Manuel Ciavatta sul comma commissione d’inchiesta Conto Mazzini

Manuel Ciavatta sul comma commissione d’inchiesta Conto Mazzini

MANUEL CIAVATTA SUL COMMA COMMISSIONE D’INCHIESTA CONTO MAZZINI
14 luglio 2014
Quando stavo preparando l’intervento questa mattina ho pensato molto a queste due parole che sono presenti sulle porte della nostra aula consiliare: giustizia e pace.
Non c’è pace sociale senza giustizia sociale.
Non c’è, è questo lo sperimentiamo tutti i giorni visto che qualcuno prima ci ha chiesto se andiamo a dormire tranquilli quando facciamo gli interventi, non c’è pace interiore se non facciamo giustizia nella nostra vita e con la nostra vita. Questo vale per ogni uomo e per la vita di ogni Paese.
La percezione che ho in questi tempi è che, a tutti i livelli, personale, locale e globale si stia perdendo questa consapevolezza che, invece, credo fosse profondamente salda nei nostri padri.
Ho davanti agli occhi i barconi degli uomini e delle donne che cercano tutti i giorni di venire su dall’Africa, per passare dai Paesi poveri ai Paesi più ricchi.
Ho in mente una lettera di Alex Zanotelli in cui raccontava di una ragazzina di 12 anni che nelle baraccopoli di korogocho si prostituiva per poter mangiare e sopravvivere e si chiedeva come fosse possibile dare un giudizio morale.
Questa è la questione morale che mi interessa di più perché mi interroga profondamente sia come uomo che come politico e perché mi ricorda che l’orizzonte dell’umanità è molto più ampio di quanto noi, spesso, tendiamo a ridurlo.
Però, come ho detto all’inizio, se questo vale a livello sociale, molto di più vale a livello personale.
Se io non vivo con giustizia, non realizzo la pace sociale. Questo vale per me, per voi e per tutti quelli che ci ascoltano. Nessuno si può dissociare da questo principio. Questo vale tanto di più per tutti quei cittadini che, come noi, sono chiamati e sono stati scelti per guidare o governare un Paese. A chi vengono dati poteri più ampi viene chiesta maggiore responsabilità di fronte alla cittadinanza.
Ho fatto questo lungo cappello introduttivo perché credo sono due i rischi più grandi di questo comma: da una parte, la spavalderia di chi vuole fare uso delle vicende giudiziarie di cui parleremo per colpire il sistema politico, nella convinzione che questo sistema politico sia l’origine di tutti i mali; dall’altra, la paura di chi è ancora legato al vecchio sistema e non vuole andare in fondo alle questioni nella convinzione che salvando o anche demolendo, perché sparando su tutto e su tutti l’effetto è lo stesso, possa evitare di rispondere alle proprie responsabilità personali.
Né in un caso, né nell’altro, avremo affrontato correttamente il problema che, invece, credo sia una grande opportunità di crescita per il nostro sistema politico, per le nostre organizzazioni politiche e per la cittadinanza nella propria corresponsabilità alla vita politica del Paese. Perché la politica non la facciamo solo noi, la fa tutto il Paese.
Finalmente, ho la possibilità di dire a tutti i Consiglieri che ci hanno attaccato come Partito, che ci hanno dato dei mafiosi, dei collusi, dei conigli, delle pecore e che mi ha molto infastidito perché credo di non meritare nessuno di questi attributi, come penso che molti in quest’aula non li meritino, che io non ho paura di affrontare queste vicende.
Finalmente ho la possibilità di dire che la Democrazia Cristiana non ha paura di affrontare queste vicende e di andare fino in fondo alle questioni che emergono da queste situazioni perché in questi anni ha maturato la capacità politica necessaria per affrontarli i problemi, perché ha scelto di guardare in faccia ai problemi, come ha scelto di guardare negli occhi quelle persone che forse non li hanno voluti affrontare nel passato. La DC ha scelto di cambiare volti, di crescere e di cambiare i modi di fare politica.
Spero che durante questo dibattito chi è più anziano di me negli anni chiarisca anche queste dinamiche e chiarisca come questo rinnovamento sia avvenuto in maniera progressiva e stia continuando.
Nel mio fare politica, come molti altri qua dentro, io ho scelto di contribuire all’attuazione di questo cambiamento e credo che la DC abbia scelto di attuare quella giustizia che porta veramente ad una convivenza pacifica.
Se la DC ha scelto di non cambiare simbolo in 66 anni è perché è consapevole che non basta cambiare l’immagine se non cambia la sostanza all’interno.
In questi anni la DC ha scelto di non chiudere gli occhi se qualcuno dei suoi membri, attuali e passati, alcuni dei quali non sono più in quest’aula ma ce ne sono stati diversi sicuramente, ha approfittato della propria posizione per vantaggi personali piuttosto che per il bene del Paese.
Per ciascuno di essi la DC chiede che si vada a fondo per individuare le responsabilità e chiedere conto fino all’ultimo centesimo, restituendo alla comunità ciò che è stato tolto. Ma, per tutti, chiede anche il rispetto umano, anche quando queste persone avessero mancato di rispetto all’intera collettività.
Per questo l’istituzione della commissione d’inchiesta, che abbiamo voluto fortemente, abbiamo chiesto che venga posta dopo la chiusura delle indagini. Perché ognuno, se accusato, ha anche il diritto di potersi difendere prima di tutto in tribunale.
Vi guardo negli occhi, guardo i miei colleghi, non solo quelli della DC ma anche quelli della Maggioranza e dell’Opposizione e non mi vergogno di dire che sono democristiano; non mi vergogno di essere qui in Consiglio, anche se molti oggi dicono che la politica è tutta degradata e lo dicono sia della maggioranza che dell’opposizione. Tutti ne siamo consapevoli.
Dal 2007 ad oggi molte cose sono state cambiate da questo Governo, da quello precedente e anche dall’opera di quello precedente ancora, in cui non c’era la DC. Se le riforme sono state fatte in materia di giustizia e di legalità credo sia merito un po’ di tutti. E credo sia merito di tutti se stiamo mettendo giorno dopo giorno, la gente di fronte alle proprie responsabilità. Penso di non essere l’unico ad avere sentito cittadini lamentarsi perché finalmente si stanno facendo pagare le multe. Una vola non succedeva.
Noi ci siamo inseriti in questa corrente, giovani e meno giovani, per portare avanti questo cambiamento. Se il Tribunale sta operando ed indagando significa che questo lavoro fatto, a volte anche nel silenzio, sta dando i sui frutti. Due cose ancora.
Chi dal comportamento di alcune persone si è sentito tradito, perché evidentemente sono stati usati poteri e posizioni in maniera sbagliata, credo stia attendendo ed abbia il diritto di sentirsi dire “scusate se abbiamo sbagliato”. Fino ad oggi la politica non ha mai fatto atto di scusa. Penso che la DC, se ha avuto uomini che hanno sbagliato, debba anche chiedere scusa e non ho problemi a dirlo.
L’altra cosa è questa. Ritengo che, in questo momento, il nostro Paese non abbia bisogno di una politica divisa, ma di una politica forte, sia dalla parte della maggioranza che dell’opposizione perché non è mandando a casa il Governo che cambiano le cose.
Serve una politica che non sia divisa perché prima i poteri forti muovevano i fili dentro quest’aula e dobbiamo fare in modo che non riaccada. E perché non riaccada, signori miei, bisogna che siamo uniti nel dare le linee in maniera chiara, perché se non c’è più gente dentro, o se ce n’è di meno dentro il Consiglio, non significa che fuori non continui ad esserci ed a provarci.

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