San Marino, Marino Cecchetti
I poteri forti a San Marino hanno già vinto. Prima di domenica 11.
Da cosa lo si evince?
Tutte le 11 formazioni politiche hanno scelto di confinare la loro
azione nel chiacchiericcio fine a se stesso. Nessuna si è rivolta
direttamente alla gente per mobilitarla attorno ai problemi -al più sono stati vagamente accennati- che sarebbe urgentissimo affrontare per evitare
l’affossamento dei Paese. Affossamento determinato in massima parte,
appunto, da detti poteri forti.
Prendiamo ad esempio la questione delle residenze.
Non se n’è praticamente parlato in campagna elettorale. Il prossimo
governo si sentirà libero di agire senza vincoli di sorta. E si può
essere certi che verrà ritirata fuori la proposta degli ‘immobili
a chiunque‘, miracolosamente stoppata nella passata legislatura grazie alla presa di posizione di tre giovani ex Reggenti.
I miracoli sono cosa rara. Invece ce ne vorrebbero ogni giorno per
contrastare i poteri forti. Perché ogni giorno ne va saziato l’appetito
sempre più vorace dopo l’arrivo della malavita organizzata italiana.
I giochi. Si vogliono potenziare col trasferimento del casinò a Ponte Mellini e/o l’apertura di altre sale.
I fondi pensione. Volteggiano già gli avvoltoi su quest’ultima ciccia in mano pubblica.
Soldi pubblici per gli ammanchi delle banche. Si vuole continuare a succhiarne, senza alcun impegno di restituzione ed in totale anonimato.
Lo Stato deve incassare 170 milioni
di mancato pagamento monofase. Qualche formazione politica ha proposto
di rendere pubblico l’elenco degli inadempienti? E l’elenco – si dice
esistere – dei condonati?
Le telecomunicazioni mantengono la Repubblica in una situazione da terzo mondo. Qualche forza politica ha chiesto la eliminazione dei monopoli concessi, a suo tempo, a costo zero?
Chi non paga le tasse continuerà a non pagare perché nessuna forza
politica ha veramente chiesto di far emergere i redditi occultati
dietro le fiduciarie e le fondazioni. Di beneficiario economico (o effettivo beneficiario)
non si è nemmeno sentito parlare in campagna elettorale. Così che il
cumulo dei redditi comunque e dovunque prodotti rimane uno slogan per i
gonzi.
Da lunedì può ripartire l’arrembaggio ai beni dello Stato. Per rendere più sostanzioso il bottino, non si avranno remore ad indebitarlo, lo Stato, come la convenzione Rothschild fa presagire.
Per i poteri forti meglio di così non poteva andare. Le elezioni, a
loro, hanno fornito un nuovo spazio di manovra. Sono già pronti a
riprendere con nuova lena lo sfruttamento del Paese, ammesso che lo
abbiano mai interrotto. A loro l’avvenire del Paese non interessa.