Maxi truffa alle assicurazioni, confermate in appello 7 condanne

Maxi truffa alle assicurazioni, confermate in appello 7 condanne

L’informazione di San Marino

Maxi truffa alle assicurazioni, 7 condanne confermate in appello

Nella sostanza resta la sentenza di colpevolezza seppure parzialmente riformata per la prescrizione di alcuni casi, ma confermato il risarcimento In un episodio assoluzione perché “il fatto non sussiste”

Antonio Fabbri

Diciotto erano gli imputati in primo grado e già in quella sede erano arrivate 11 condanne, mentre era intervenuta la prescrizione per sette imputati cui erano contestati gli episodi di truffa alle assicurazioni più risalenti nel tempo. In appello è arrivata la prescrizione per altri casi e dunque il non luogo a procedere verso altri 4 imputati degli undici rimasti, seppure nei loro confronti il giudice di appello, David Brunelli, abbia confermato le statuizioni civili relative al risarcimento del danno.

In un episodio il giudice ha riscontrato che il fatto non sussiste, assolvendo limitatamente a questo Sandro Lo Turco e il principale imputato, Leo Guidi, confermando nel resto la condanna. In primo grado per diversi protagonisti dei sinistri ritenuti fasulli c’era stata una condanna a due anni (pena sospesa), che quindi è stata confermata in appello per Francesco De Simone, Gloriano Filanti, Tiziano Guidi, Enriquez Serna, Costantin Danut Ionescu. Sul capo di questi pendeva un singolo episodio contestato. Erano stati condannati a due anni (pena sospesa) anche Marco Guidi, Michela Fabbri, Marina Muscioni, Stefano Guidi. Nei loro confronto, tuttavia, il reato si è estinto per prescrizione e, quindi, non si deve procedere penalmente, seppure rimanga il risarcimento del danno a favore della assicurazioni raggirate, Generali, Cattolica e Unipol. In primo grado era stata emessa condanna anche per Gianni Guidi, cui erano contestati, due episodi, a una pena di 2 anni e 3 mesi. Condanna quindi confemata. Principale imputato, ritenuto dall’accusa l’organizzatore delle truffe in serie, Leo Guidi, cinquantenne sammarinese, che è stato ritenuto dal giudice colpevole, quindi, degli di truffa continuata non prescritti. In primo grado era stato condannato 3 anni prigionia e due di interdizione, pena che in ragione delle ulteriori prescrizione intervenute e dell’assoluzione perché il fatto non sussiste per una delle contestazioni, è stata con tutta probabilità rivista al ribasso, anche se nella lettura della sentenza di ieri mattina non è stato quantificato esattamente quanto, l’estinzione di alcuni episodi, abbia inciso sulla riduzione della pena.

Resta confermato invece il risarcimento del danno, da quantificare in sede civile, ma per il quale in primo grado aveva visto il giudice Roberto Battaglino fissare una provvisionale di 10.000 euro a favore di ciascuna compagnia assicurativa truffata. + Secondo le ricostruzioni dell’accusa, confermate oggi nella sostanza, quindi, da una sentenza definitiva gli episodi di truffa attraverso finti incidenti si sono verificati in un arco temporalepartito il 7 luglio del 2007 con un tamponamento a Fiorentino, poi a gennaio 2008 altro tamponamento a Serravalle poi, ancora nel 2008, sempre tamponamenti a Galazzano e Cailungo. Tamponamenti anche nel 2009, 2010, 2011, 2012 e 2013 con teatro dei sinistri Cailungo, Serravalle, Galazzano. La tipologia di sinistro, insomma, era sempre il tamponamento.

Secondo quanto emerso nel processo i risarcimenti che complessivamente gli imputati erano riusciti a spuntare dalle compagnie ammontavano a oltre 210mila euro. La sentenza di appello ha dunque confermato l’impianto accusatori. Ai finti sinistri si era risaliti, come emerso anche durante la fase del dibattimento, al lavoro della Polizia civile. Il Copro ha infatti in dotazione un database che incrocia i dati dei sinistri e consente di rilevare le anomalie: ad esempio stesse persone coinvolte in più episodi, danni lievi, accesso al pronto soccorso, tipologia di incidente. Di qui erano scattate le indagini della Polizia civile che ieri hanno portato alla sentenza definitiva. Dal processo è emerso anche come la diffusione di incidenti falsi a San Marino fosse motivata dal valore quattro volte superiore dei risarcimenti rispetto all’Italia. 

 

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