Medici e infermieri di San Marino sulle indennità di funzione

Medici e infermieri di San Marino sulle indennità di funzione

Lettera alla stampa

Siamo un gruppo di medici e infermieri di San Marino e, per la prima volta, desideriamo intervenire nella diatriba tra governo e CSU sulla questione indennità con una breve riflessione.
La situazione economica internazionale e quella sammarinese in particolare presenta un momento di crisi tale per cui una razionalizzazione delle spesa corrente e una sua gestione meno assistenziale e più produttiva è necessaria, comprensibile ed assolutamente auspicabile.

Non ci pare, tuttavia, corretta l’accusa letta in queste ore verso la CSU di tutelare i livelli retributivi più alti poiché, evidentemente, in totale e palese contraddizione con quanto verificatosi con la firma degli ultimi contratti nei quali:
-la parte fissa e’ sempre stata preponderante su quella percentuale
-le famose indennità sono ferme da IO anni
-la rivalutazione di altre voci della busta paga dei medici (guardie notturne, festivi, rimborsi chilometrici) son anch’esse bloccate da quasi 2 lustri.

Di cosa sta parlando l’anonimo amico delle poste in un articolo apparso sulla stampa sammarinese di qualche giorno fa?
Ricordiamo, inoltre, che nelle assemblee sindacali si VOTA. La sua opinione è stata ascoltata come quella di tutti gli altri: semplicemente non è stata votata (si chiama democrazia).

Uscendo da questa poco fruttuosa polemica sottolineiamo alcuni brevi concetti.
Le motivazioni dei professionisti nascono, oltre che dalla loro dedizione da un giusto riconoscimento del loro ruolo che con lungimiranza, 10 anni fa, i responsabili politici hanno ritenuto di accordare in virtù della loro disponibilità. Ricordiamo, ad esempio, che nella medicina generale ogni medico aveva tra 1200 e 1500 assistiti, arrivati ora spesso oltre i 1700. Lo stesso discorso vale per i medici ospedalieri il cui bacino di utenza è aumentato negli ultimi anni di parecchie migliaia di assistiti. Ebbene nessun sanitario si è mai permesso di andare a ‘battere cassa’ nonostante un incremento del carico di lavoro di oltre il 20%.

Viceversa da allora, le famose indennità, che sono parte INTEGRANTE del nostro stipendio che, ovviamente non e’ assimilabile per rischio e competenza ad alcun altra professione, si sono logorate mentre in altre realtà, come quella italiana, con un sistema di incentivazione su progetti obiettivo e di prestazioni remunerate, si sono moltiplicate.
Non ci pare opportuno piangerci addosso in un momento di crisi generale così grave ma ricordiamo a tutti che i “livelli alti”, per quanto ci riguarda, sono legati a 30 anni di studio con sacrifici nostri e delle nostre famiglie, con una vita reddituale, per questi motivi, molto più breve e con responsabilità molto più gravose.

Vogliamo bloccare le indennità? Va bene, faremo l’ennesimo sacrificio dei tanti fatti negli ultimi 10 anni. Ma non riteniamo accettabile il mancato adeguamento percentuale delle indennità perchè questo significa mettere in discussione, nei fatti, lo stipendio di intere categorie di lavoratori.
In una società che chiede professionalità sempre più elevate, dove l’aggiornamento e l’esigenza di prestazioni qualificate rimane il fulcro del nostro lavoro sapremo che in cambio dovremo accontentarci di una stretta di mano. Vogliamo una società che penalizza chi studia? (ci viene in mente il tetto pensionistico)…A noi non pare giusto e probabilmente andrà spiegato alle generazioni future, ma, come sempre, ci sapremo adeguare.

Un gruppo di medici e infermieri dell’ ISS.
Per informazioni e precisazioni è possibile contattare:
Dario Manzaroli 0549-882983 cell. 335405039

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