Mics: dopo la firma del 13 giugno con l’Italia

Mics: dopo la firma del 13 giugno con l’Italia

“Il 13 giugno, dopo quattro anni di manovre diplomatiche andate a vuoto, fra silenzi, risentimenti e attriti più o meno celati, Italia e San Marino siglano l’agognata firma riguardo ai vari accordi economici; accordi che ancora non escludono il Titano dalla lista nera italiana, in attesa della possibile ratifica – scrive il Mics nella nota -. I festeggiamenti governativi sono fin da subito iniziati, dipingendo l’accaduto come un evento storico e vitale per l’esistenza futura della Repubblica. Come mai, la conferenza stampa della firma non è stata fatta direttamente a Roma in maniera congiunta con il Ministro degli Esteri italiano, Giulio Terzi di Sant’Agata, ma soltanto a San Marino? Per l’Italia la firma o non rappresenta qualcosa di eclatante, ma più semplicemente un consueto accordo quasi irrilevante o che per la ratifica della firma troppa acqua sotto i ponti dovrà ancora passare – continua nel comunicato -. Forse, a desiderare la firma è stato solo il governo sammarinese, che in previsione dell’imminente campagna elettorale, potrebbe utilizzare tale accordo come propaganda per ottenere maggiore consenso in una popolazione sammarinese sempre più stufa di una politica affaristica e clientelare. Il Mics non è certo dispiaciuto per l’avvenuta firma tra i due Paesi, ma avrebbe accolto molto più calorosamente l’evento se essa fosse stata accompagnata con delle risposte concrete ai veri problemi che stanno assillando il Titano, come, per citarne soltanto due, la delicata questione della definizione della esterovestizione e la complessa controversia dei frontalieri – sottolinea il Mics -. Problemi che tutt’ora rimangono irrisolti e che continuano a produrre risultati assai negativi per le aziende sammarinesi e per i migliaia di dipendenti italiani che lavorano a San Marino. Le promesse di alcuni segretari di Stato su tali questioni creano un vuoto politico che preannuncia, come la quiete prima della tempesta, una crisi del lavoro, e conseguentemente sociale, senza precedenti. La strada della normalizzazione con l’Italia ci deve condurre a un nuovo rapporto diplomatico, più disteso e fatto di fiducia reciproca, regole e opportunità – continua nella missiva -. Ma San Marino sarà in grado di applicare e far funzionare efficacemente quelle modifiche normative promesse all’Italia, senza le quali non sarà possibile ratificare la firma? In un clima politico interno alla maggioranza, caotico, conflittuale e quanto mai improvvido in questo momento, come sarà possibile trovare quell’equilibrio indispensabile a un Paese a far ripartire l’economia con un progetto di sviluppo serio, trasparente e moderno? – domanda il Mics – La strada della trasparenza e della legalità, quella che ci può portare fuori dalla black list italiana, è ancora lunga e tortuosa, in quanto, purtroppo, si percepisce un eccesso di lentezza ingiustificato rispetto l’emergenza che sta vivendo San Marino, come se si volesse far trascorrere quel tempo necessario a ripulire una situazione che è ancora troppo delicata e compromettente. La firma del 13 giugno è sì un primo passo verso una possibile ripresa dell’economia sammarinese – conclude la lettera -, ma lo sarebbe ancora di più se fosse accompagnata da un vero e proprio progetto-Paese, indirizzato ad aiutare l’economia sana e a scardinare definitivamente quella corrotta”.  

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