Monica Bollini valuta la crisi. Dibattito. Comunicato7

Monica Bollini valuta la crisi. Dibattito. Comunicato7

CONSIGLIO GRANDE E GENERALE: GLI INTERVENTI DI BOLLINI, MICHELOTTI, PODESCHI, MORGANTI, MENICUCCI

Prosegue con gli ultimi interventi la seduta di Consiglio Grande e Generale incentrata sulla crisi di Governo. Nel pomeriggio sono intervenuti, tra gli altri, il capogruppo dei Sammarinesi per la Libertà Monica Bollini e il Segretario di Stato uscente per la Cultura Francesca Michelotti. La seduta si è conclusa in serata con i coordinatori dei Ddc, Giovanni Lonfernini, e di Ap, Mario Venturini, e dei segretari del Pdcs, Pasquale Valentini, e del Psd, Paride Andreoli. Interventi preceduti da quello del Segretario di Stato uscente per gli Affari Esteri Fiorenzo Stolfi.
Ecco alcuni dei passaggi.

Monica Bollini (capogruppo Sammarinesi per la Libertà): “Non mi unisco agli elogi sul senso di responsabilità dimostrato da Ap arrivati da più parti. Questa crisi è l’epilogo naturale di una maggioranza e di un embrione di coalizione, nate senza coesione e con una visione distante su come concepire San Marino. Non ho nemmeno condiviso l’approvazione, nella seduta della settimana scorsa del Consiglio Grande e Generale, di una serie di progetti di legge di natura politica, con la maggioranza che era già finita. Dopo l’annuncio di Ap occorreva discutere della crisi.
Al Paese serve stabilità per risolvere i problemi e la legge elettorale da sola non basta ad assicurarla. Le elezioni anticipate potrebbero essere la soluzione, ma credo che ci si arriverà tardi, dopo tante strade. Comunque non è il momento di Governi balneari, di transizione; se non si va subito alle elezioni serve il coraggio di formare una maggioranza coesa, serve un Governo politico che rappresenti la coalizione futura e porti il Paese alla scadenza elettorale. Non serve invece un governicchio nato per mandare all’opposizione o per premiare Tizio, Caio e Sempronio. Nel corso di questo dibattito sono emerse affinità politiche trasversali, ora occorre palesarle dato che la divisione tra centrosinistra e centrodestra è anacronistica, ed evidenziare le coalizioni possibili. Coalizioni che vanno create su tre punti programmatici: il rapporto con l’esterno, le pensioni e la riforma dell’ordinamento giudiziario. Sarebbe estremamente dannoso per il Paese fare formule numeriche e creare un Governo senza prospettiva”.
Francesca Michelotti (uscente Segretario di Stato per la Cultura, Su): “Riconosco al Psd il coraggio della scelta del centrosinistra in nome del quale socialisti e democratici hanno rinunciato alla sicurezza dei numeri per dare al Paese un’alternativa. Sinistra Unita e Alleanza Popolare hanno accettato la sfida e nessuno si era illuso che sarebbe stato facile innescare un nuovo metodo di governo. Come previsto, le difficoltà sono insorte subito perché la vecchia cultura dell’arroganza e della faziosità è dura a morire. Non diciamo però che la colpa è di Ap. C’è un vero gap etico che affligge il mondo politico sammarinese, un grande passato su cui è difficile costruire ponti senza rischiare di impantanarsi. La sfida del Governo di centrosinistra era proprio nella capacità di traghettare un sistema in bilico tra due mondi sulla sponda giusta. Al di là degli accidentati passaggi consiliari, i risultati raggiunti in questi anni, come la riforma elettorale e la legge sull’antiriciclaggio, non sono stati irrilevanti. Certo non nego siano stati compiuti degli errori, come il silenzio del Governo e della classe politica sul rientro dei vertici Asset nei loro ruoli. Ma Su, con Ap e con altri esponenti del Psd e dei Ddc, hanno fatto quadrato su tante questioni, anche su pratiche ambigue e smaccatamente clientelari su cui hanno messo un veto che ha impedito il degrado. In particolare, la questione dei giochi è stata emblematica: cosa ci sarebbe ora senza quella resistenza? L’auspicio oggi è che questo Governo di centrosinistra possa avere un’altra chance, sia per avviare l’alternanza democratica, sia perché il Paese sta attraversando un momento difficile, con l’attacco della magistratura di Forlì al sistema bancario. In questa fase è indispensabile la presenza di un Governo in grado di porsi in modo autorevole nel rapporto con l’Italia e in grado di portare provvedimenti normativi necessari a normalizzare il sistema. Di fronte abbiamo o l’opzione di un Governo di transfughi o un ritorno al passato: in entrambi i casi meglio andare alle elezioni, senza farci illusioni. La legge elettorale infatti non può fare molto contro le cordate del voto dei poteri forti. Ma Sinistra Unità è pronta e si è candidata a ricevere il mandato esplorativo perché se una piccola fiammella esiste siamo pronti ad alimentarla. Ad Ap chiederemo di non dividere le nostre strade e di non gettare il bambino con l’acqua sporca. Al Psd diciamo che nessun partito è legittimato a esistere per se stesso. Se servire il Paese è rinunciare a qualche voto o all’unità del partito, sono rischi che una forza politica deve saper correre”.
Claudio Podeschi (Pdcs): “Credevo di avere le idee più chiare alla fine del dibattito. Invece no. In due anni abbiamo fatto due funerali al Governo che doveva cambiare le sorti del Paese: si tratta di un vero e proprio fallimento di una classe politica. Molti consiglieri della ex maggioranza hanno parlato di 10 anni fa, parliamo invece di questi due anni. Nel Psd è emersa una cultura politica che si traduce nell’ossessione dell’avversario politico, vale a dire la Dc, che andava eliminata”.

Giuseppe Morganti (Psd): “I compagni di Su e Ddc hanno detto chiaramente cosa vogliono fare e dove vogliono andare, mi trovano d’accordo perché penso in termini di coalizione, non di partito. Noi la pratica della mediazione la conosciamo bene. E non tollereremo lo stop e la strambata. Credete amici di Ap, non siete gli unici a non dormire se il programma non viene rispettato. Abbiamo organizzato riunioni alle due di notte sulla legge obiettivo, abbiamo lavorato sodo, ma la proposta finale della legge obiettivo è un buon lavoro”.

Pier Marino Menicucci (Eps): “E’ una crisi che non ci appare strana. Anche quando il Governo è nato i partiti che lo componevano avevano visioni diverse. L’unico provvedimento preso è stato quello della legge elettorale, mentre al primo politicamente rilevante, quello sul giusto processo, si è avuta la prima crisi. E sono entrati i Ddc. Ma il quadro politico non è cambiato, con il Paese in grande difficoltà”.

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