Motus a congresso. Intervista a Mirko Dolcini: “Sarà l’inizio di una fase di confronti, leali e trasparenti tra le varie forze politiche per il futuro”

Motus a congresso. Intervista a Mirko Dolcini: “Sarà l’inizio di una fase di confronti, leali e trasparenti tra le varie forze politiche per il futuro”

Il Congresso di Domani Motus Liberi questo fine settimana può segnare un momento importante per la vita politica di San Marino.

A sostenerlo è uno dei leader del partito di maggioranza, il capogruppo consiliare Mirko Dolcini che abbiamo intervistato alla vigilia dell’assise.

Partiamo dal titolo. Perché avete scelto “Se non io, chi? Se non ora, quando? Verso il domani, una nuova cultura di partito“?

“Il senso del titolo è nella necessità di recuperare del ruolo dei partiti e della politica. Capisco chi si allontana dalla politica per sfiducia ma è un grandissimo errore. Vogliamo esortare chi ha spirito critico a buttarsi in politica, a prendere in mano le redini del paese. E non per forza in un partito piuttosto che in un altro, ma partecipando attivamente all’attività politica ed all’interno dell’aula consiliare. Per questo, se posso fare una battuta, penso che la Segreteria di Stato più strategica per i prossimi anni potrebbe indicarsi in quella dell’Istruzione e Cultura. Sarà infatti fondamentale formare i giovani, infondergli il rispetto delle istituzioni e la libertà di pensiero”.

Dopo gli scontri in maggioranza e le polemiche dell’ultimo Consiglio che Congresso dobbiamo aspettarci?

“Questo Congresso arriva in un momento particolare in cui un po’ tutti i partiti ed i movimenti, compresi quelli appena nati e non ancora in Consiglio, cercano dei punti di riferimento e delle prospettive per la legislatura corrente, ma anche per quella futura. Per questo mi aspetto un congresso non solo di forma e facciata, ma anche ricco di contenuti e quindi di sostanza. Le dichiarazioni e le proposte che emergeranno dai vari partiti e movimenti saranno l’inizio di una fase di confronti, leali e trasparenti tra le varie forze politiche”.

Mi par di capire che la legislatura sia bella e finita…

“No, anzi. C’è ancora tanto da fare. Ma abbiamo superato il giro di boa di metà legislatura ed è normale che le forze politiche inizino a ragionare tra loro lealmente e in maniera trasparente”.

A proposito di metà legislatura, qual è il vostro bilancio?

“Sono stati anni difficili, in cui abbiamo affrontato prima la pandemia e le restrizioni conseguenti. Poi, quando ci stavamo riprendendo, è arrivata la guerra con tutte le consegue che vediamo. Considerate queste impreviste circostanze e la difficoltà oggettiva nel gestirle, il bilancio per me è positivo“.

E gli scontri al vetriolo in maggioranza dentro e fuori palazzo?

“Guardi, non deve scandalizzare la forte dialettica della maggioranza. Non è un demerito ma in un paese democratico è un valore aggiunto. Guai al pensiero unico. A maggior ragione con una compagine di 44 consiglieri. Le dirò di più: la dialettica è fondamentale anche all’interno delle stesse forze politiche. I consiglieri sono eletti, per definizione, come consiglieri della Repubblica e non dei singoli partiti. Poi i singoli partiti devono avere la lungimiranza e la capacità di tenere uniti in programmi condivisi i Consiglieri tra loro affini per idee ed ideologie. I ruoli istituzionali vanno compresi e conosciuti, ma soprattutto esercitati”.

E in Motus c’è questa dialettica?

“Come partito siamo molto uniti ma, come è naturale, anche al nostro interno non mancano sensibilità diverse. La nostra forza però è la capacità di trovare una sintesi nell’interesse della dignità dell’individuo e del Paese. Un esempio è stato il dibattito sull’aborto: tra noi esistevano anche posizioni diverse ed abbiamo quindi ritenuto corretto indicare libertà di coscienza e quindi di voto al relativo referendum”.

Guardando al futuro lei sarebbe favorevole nuovamente ad una maggioranza ampia come quella odierna?

“Una grande alleanza potrebbe essere riproposta se si dà dignità ai singoli partiti in base alle idee e non in base alla mera potenza numerica. Occorre che la politica si concentri sulle idee ed i progetti e non su chi li presenta”.

Ogni riferimento a San Marino 2030 non è casuale…

“Per me, al di là delle polemiche, è importante un progetto paese, un progetto pluriennale. Oggigiorno non possiamo più permetterci di navigare a vista”.

È d’accordo con i colleghi di maggioranza secondo cui il 2022 deve essere l’anno delle riforme?

“Certamente. Una maggioranza ampia, con visioni a volte anche divergenti, deve avere la capacità di fare le riforme altrimenti non è stato raggiunto l’obiettivo principale. Ma torno al punto di prima: anche le riforme hanno bisogno di una direzione-paese. Personalmente credo che uno dei volani per lo sviluppo futuro di San Marino debbano essere il settore turistico, la digitalizzazione della Pa e le infrastrutture”.

Progetti che si sarebbero potuti (dovuti?) fare con i circa 500 milioni di debito pubblico emesso in questi anni.

“Il governo ha fatto quello che poteva e doveva fare con il debito pubblico a livello immediato. Ma serve una cornice di progettualità e visione del futuro. Serve condivisione anche con le forze del paese. E bisogna tornare ad avere coraggio. Ad esempio le accuse durante l’ultima sessione consiliare alla legge sulle attività economiche, portata in seconda lettura dal Segretario all’Industria, sono state tanto illogiche quanto strumentali. Dobbiamo tornare a fare leva sulla nostra sovranità”.

In diversi parlano della necessità di riforme istituzionali per snellire la produzione normativa e ridare centralità al Consiglio a discapito del Governo. Qual è la sua opinione?

“Non penso serva una riforma per dare più forza al Consiglio. Basterebbe avere consiglieri che dicano le cose in coscienza e non perché indicato da qualche capobastone. È il governo che deve seguire quello che dice il Consiglio e non il contrario.

Invece sono d’accordo all’introduzione della figura del Primo ministro che abbia la responsabilità del coordinamento del governo. Ce l’hanno anche tanti piccoli Stati, non vedo perché noi non possiamo adottarlo”.

Lei che ha tenuto posizioni anche critiche nei confronti di maggioranza e governo, è d’accordo con chi parla di clima di repressione della libertà di espressione e stampa a San Marino?

“Mi rendo conto che c’è una certa cultura che vuole l’emarginazione dei non allineati. Ma non ne farei un problema di questa maggioranza o questo governo. C’è chi pensa che tutti debbano pensarla allo stesso modo sulle cose invece nella diversità c’è cultura e democrazia”.

 

Davide Giardi

 

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