Mularoni (Territorio) sulla privatizzazione della Centrale del Latte

Mularoni (Territorio) sulla privatizzazione della Centrale del Latte

Intervengo nuovamente sulla Centrale del Latte per chiarire le ragioni del primo intervento e senza alcuna nota polemica. La breve cronistoria da me effettuata qualche giorno fa aveva un unico fine: sgomberare il campo dall’equivoco, insorto dopo l’uscita dell’ultimo numero di Fixing e prontamente ripreso da un partito politico di opposizione, che nel cercare di trovare una soluzione ormai improcrastinabile alla privatizzazione della Centrale del Latte, di cui si discute da decenni, il Governo avesse “privilegiato” imprenditori esteri a scapito di quelli sammarinesi.

Aver riferito che è venuto meno l’interesse degli imprenditori sammarinesi, confermato dalla stessa Michelotti e direttamente a questa Segreteria di Stato da OSLA, con riferimento anche alla grande distribuzione, non vuol dire offendere l’imprenditoria locale né presentare “un’immagine brutta e immeritata” della stessa. Mille e giustificate possono essere le ragioni del mancato interesse o della perdita di interesse, soprattutto in un momento economico tanto delicato.

Non ritengo di sindacare scelte aziendali o di prospettiva degli imprenditori, che evidentemente e giustamente privilegiano le scelte per le quali si sentono maggiormente attrezzati. E che, oltre a metterci l’impegno che deve essere profuso in ogni attività lavorativa, ci mettono anche i propri soldi.

Proprio per il rispetto di tali scelte, non credo che sarebbe una grande idea cercare di mettere attorno ad un tavolo imprenditori riluttanti a fare una certa scelta imprenditoriale. Le pressioni dei Governi sugli imprenditori per effettuare operazioni di “salvataggio” in cui non credevano hanno sempre prodotto pessimi risultati anche oltre confine. Sono la passione e la voglia di investire in un progetto che fanno la differenza nella vita ed in ogni attività, sempre e comunque. E dunque anche io credo che l’interesse dimostrato da un’impresa estera debba essere letto come un segnale di fiducia per il nostro Paese, in un momento in cui abbiamo tanto bisogno di investimenti, anche esterni.

In merito alla ventilata ipotesi del trasferimento della Centrale del Latte in un immobile in disuso a Valdragone, ribadisco che tale scelta non appare qualcosa che possa semplificare la risoluzione dei problemi sul tappeto. Trattasi infatti di immobile in disuso da lunghissimo tempo e le celle frigorifere, così come gli impianti, andrebbero rimessi a nuovo. Appare molto più logico ed economicamente sostenibile intervenire sull’attuale sede della Centrale del Latte.

Per il resto, rimando al primo comunicato stampa.

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