Corriere Romagna: Associazioni cattoliche: i nomadi sono persone / La discesa in campo contro comitati e politica dopo l’alzata dei muri: i veri discriminati sono i Sinti e i Rom, sul lavoro e nella vita
RIMINI. Dopo una valanga di parole colme di rabbia, timore e diffidenza, le associazioni cattoliche provano ad abbassare il muro alzato dai comitati. Il tema è ovvio: la chiusura del campo nomadi di via Islanda e la distribuzione della famiglie in piccole aree nei quartieri. Apriti cielo: noi non li vogliamo. La prima replica di Agesci, Azione cattolica, Papa Giovanni XXIII, Movimento adulti scout, Rinnovamento dello Spirito. «In questo campo sono ospitate anche 11 famiglie Sinti e, pur non volendo entrare nel merito delle questioni politiche e amministrative, sentiamo la necessità di parlare di queste persone».
“Piano con le parole”. La comunità Sinti, come quella Rom, è descritta come vittima di pregiudizi che «sono alla base di frequenti disparità di trattamento». Ad esempio? «L’ambito lavorativo, nel quale i membri di queste comunità nascondono la propria identità, pena la perdita del posto di lavoro. Purtroppo ci rendiamo conto che queste persone vengono troppo facilmente giudicate con superficialità, come se il comportamento del singolo rappresentasse l’intera comunità e non tenendo conto della loro umana dignità. Paura e diffidenza sono comprensibili e ci sembra positiva la necessità di conoscere e di incontrarsi fra cittadini, ma non vorremmo che questi incontri fossero mirati a innalzare muri e barriere che impediscono la conoscenza reciproca e il dialogo». (…)