E’ stato inaugurato questa mattina, con la benedizione del Vescovo di Rimini Mons. Francesco Lambiasi, il Tecnopolo di Rimini, promosso da Università di Bologna, Comune e Provincia di Rimini. La struttura, che sorge nell’area dell’ex macello di via Dario Campana, ospiterà due laboratori dedicati alla ricerca industriale. Di seguito una sintesi dell’intervento che il sindaco Andrea Gnassi ha tenuto questa mattina durante la tavola rotonda che ha preceduto il taglio del nastro del Tecnopolo.
“Le nostre riflessioni sul Tecnopolo di Rimini non possono essere avulse dal contesto economico e lavorativo in cui questo nuova struttura si cala. Voglio quindi partire dal tema dei nuovi e sempre maggiori bisogni dei cittadini e al rapporto tra cittadini, enti locali e lo Stato, che a quei bisogni non riesce più a rispondere da solo. Penso quindi alla necessità di un welfare di comunità, penso al modello tedesco Audi-Ducati sui contratti di lavoro che contengono anche il welfare per gli operai. Cosa c’entra tutto questo col Tecnopolo? C’entra, perché anche il Tecnopolo si inserisce nel tessuto di una città che non sta subendo il cambiamento, ma che il cambiamento lo sta interpretando, superando quel modello di sviluppo che ha dato tanto, ma che ci ha restituito tutti suoi i limiti, un modello che ha dato ricchezza negli ultimi settant’anni, ma che ci ha riconsegnato dei problemi. Non ci può essere un ragionamento sull’Università e sul tecnopolo che non tenga conto di questo percorso avviato dalla città. Per questo deve esserci una connessione reale tra gli attori coinvolti – università, enti pubblici, mondo del lavoro – una condivisione che sia una pratica reale e solo una prassi, un rito.
In questo momento siamo a quella che possiamo definire la terza fase dello sviluppo dell’Università nel nostro territorio. La prima fase è stata quella che ‘pionieristica’: non dobbiamo mai smettere di ringraziare né dobbiamo sottovalutare il ruolo di chi ha creduto e investito nell’avventura di portare anche a Rimini l’università. C’è stata poi la seconda fase, quella dell’insediamento, avvenuta – non nascondiamolo – senza un criterio preciso, portando a Rimini ciò a cui Bologna ha voluto rinunciare. Adesso siamo alla terza fase, quella del consolidamento strategico del sapere e dell’innovazione; il Tecnopolo lavorerà in sinergia con la traiettoria che la città si è data, dunque per uno sviluppo in chiave sostenibile. Possiamo lavorare su grandi aree come la qualità della vita, turismo, moda, green economy. E lo faremo operando su ogni luogo individuato, non solo in funzione dell’attività didattica e di ricerca che si fa all’interno, ma evidenziandone anche il ruolo di volano di un cambiamento urbano più alto, in dialogo con la città. Abbiamo un patrimonio di pensiero che non deve essere lasciato a discrezione di singoli protagonisti, ma tutti quanti dobbiamo assumerci delle responsabilità e fare la nostra parte. L’Università può trainare lo sviluppo della città e viceversa”
“E’ il momento di stringere un patto tra Università, impresa e lavoro. Per troppo tempo abbiamo pensato che sotto il grande ombrellone del turismo, l’innovazione potesse rimanere elemento secondario. Radicare a Rimini i poli di ricerca sulla green economy, sull’innovazione dei materiali per la manifattura, è il segno concreto di una Rimini che cambia. Dobbiamo tutti metterci in gioco e lancio già da subito una sfida: a fianco al Tecnopolo c’è una struttura ancora da riqualificare, da riempire di contenuti. Un percorso potrebbe essere quello aperto dal Laboratorio Aperto, penso a spazi di coworking e a ‘Via Emilia Garage’, un progetto nato sul tetto dell’ala moderna del museo della città con l’obiettivo di produrre in futuro innovativi mezzi elettrici. C’è uno sforzo per cambiare davvero un modello, per crescere e competere sulla base della qualità”.
“Il Tecnopolo infine rappresenta un tassello di un progetto che vede l’Università sempre più parte integrante della città. Posso già anticipare che stiamo lavorando insieme per investimenti strutturali e milionari, che porteranno a un ulteriore radicamento dell’università nel nostro territorio. Oggi non inauguriamo solo un nuovo spazio riqualificato, ma apriamo un’altra finestra verso un futuro fatto di innovazione, in cui Rimini vuol essere volano e non ruota di scorta”.
L’Ufficio stampa