San Marino. Un ‘massone’ a ruota libera su ex ambasciatore Ugolini. Rispunterà il crocifisso Ecb?

San Marino. Un ‘massone’  a ruota libera su ex  ambasciatore Ugolini. Rispunterà il crocifisso Ecb?

SAN MARINO. Dalla deposizione di un massone – o ex massone –  divenuto  collaboratore di giustizia, Cosimo Virgiglio, davanti  pubblici ministeri Giuseppe Lombardo e Stefano Musolino di Reggio Calabria emerge ancora una volta la figura dell’ex ambasciatore della Repubblica di San Marino in Egitto, da tempo scomparso (2006), Giacomo Maria Ugolini. Questi aveva una fondazione anche a San Marino (cui si poteva versare il tre per mille) con sindaco – a sua insaputa – Fiorenzo Stolfi.  Si parlò a suo tempo di sospetti  collegamenti con la ‘ndrangheta calabrese. Tuttavia lungamente l’argomento più gettonato fu il cosiddetto  ‘crocifisso di Michelangelo‘.   

Consolato Minniti di lacnews24.it: Templari, servizi segreti e Vaticano. Così il vero potere era gestito da calabresi / Processo “Gotha”, il pentito Virgiglio svela i retroscena della loggia massonica coperta e tira dentro esponenti di primo piano della Chiesa e delle cosche. E su Gelli dice: «Anche da morto gestisce enorme potere». Spunta l’ex presidente della Roma, Franco Sensi.

(…)Il vero potere. «Li conosco il mondo sotterraneo, il vero potere, la persona chiave che era Nino Gangemi che voi conoscete di sicuro perché era il nipote di Nino Molè. A Roma vengo a scoprire che lui era stato sempre il catalizzatore di quel mondo perverso a Roma ed il suo riferimento era proprio il figlio di… del presidente Leone, Mario Leone, che era avvocato all’epoca… ma anche lui in quel periodo era in subbuglio». Il pm Lombardo, allora, chiede un chiarimento a Virgiglio: ma cosa intende per mondo perverso? Il pentito non ha dubbi: «’Ndrangheta, intendo la ‘ndrangheta». E poi la precisazione: «Quando io parlo di massoneria non parlo di Goi o di Gran Loggia o di Garibaldini, o delle varie obbedienze, parliamo di massoneria per parlare del mondo di potere, quindi… in questo mondo di potere, all’epoca, faceva parte una fascia dell’Ordine equestre del Sacro Sepolcro, dove a capo c’era il vescovo Montezemolo, che era amico del grande Ugolini, Giacomo Mario Ugolini di San Marino, nonché gran maestro della “Loggia di San Marino”, nonché grande capo della loggia “Titano”, la discussa “Montecarlo”, ed il vescovo, che poi diventò cardinale, Montezemolo, era stato nunzio apostolico in Nicarague, dove c’era Robelo, un altro nostro gran maestro, che era pure lui ambasciatore presso la Santa Sede, e poi fu anche nunzio apostolico a San Marino, quindi era una persona molto importante, questo Montezemolo. Quindi decidono di fare questa tornata, tornata lontana da occhi indiscreti, perché nel ’93 il mondo qui in Italia si stava un poco sconvolgendo, e cioè c’erano stati i cambiamenti con le stragi, cambiamenti con la grande attività investigativa di Milano, “Mani pulite”, il Goi era saltato per via di quella vicenda… tanti soldi…». Qui arrivano i primi lunghi omissis dell’interrogatorio, dove probabilmente Virgiglio fa i nomi di personaggi assai importanti che entrano nelle vicende da lui narrate e su cui la Dda vuole mantenere riserbo massimo per le indagini in corso.  (…)

Ugolini aveva in mano i servizi. Sono parole pesantissima quelle di Virgiglio, condite da ovvi omissis della Dda, perché il suo narrato coinvolge personaggi di spessore. Il pentito ricorda di aver conosciuto Licio Gelli, però «alla fine ultimamente si era… aveva il suo piccolo gruppetto, ma non aveva il gruppo grosso che aveva invece Ugolini, il gruppo grosso era Ugolini, perché aveva in mano il Sismi, il Sisde… “omissis”». (…) 

 

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