San Marino. Punto Salute: alla scoperta della Miofibrolisi diacutanea

San Marino. Punto Salute: alla scoperta della Miofibrolisi diacutanea

SAN MARINO. Miofibrolisi diacutanea: sembra quasi uno scioglilingua. Invece è una tecnica di straordinaria efficacia contro i dolori cronici e acuti, di cui ci parla in questa quarta conversazione Roberto Mangano, fisioterapista e titolare di Punto Salute di San Marino.

Roberto, all’inizio di questa intervista, ci hai detto che “Se dolori non vuoi sentire, un poco devi soffrire”. Cosa c’entra questo con la Miofibrolisi diacutanea?
La Miofibrolisi diacutanea è una tecnica che utilizzo: non proprio ‘dolce’, ma efficacissima per una moltitudine di dolori acuti e cronici a carico di qualsiasi distretto osteomuscolare.

Perché ‘non proprio dolce’?
Perché per essere efficace e preservare le mie mani e le dita, i miei ‘strumenti di lavoro’, utilizzo attrezzi in acciaio inossidabile, la cui forma è adeguata e calibrata per agire efficacemente su varie strutture come muscoli, tendini e cicatrici.

Come agisce?
Lo scopo è ridare movimento e libertà alle strutture che si sono fibrotizzate, in un certo senso come se si fossero ‘infeltrite’. L’uso dei vari attrezzi mi aiuta quindi a sciogliere e distendere la zona esaminata. Ripristinare il corretto scivolamento tra le varie strutture dell’area trattata migliora la circolazione, diminuisce il dolore, si riducono contratture muscolari e le articolazioni vicine migliorano la loro mobilità. Non mi sembra poco!

Sembra però doloroso… O no?
Non è un trattamento ‘dolce’, ma nemmeno una tortura! Anzi, molti pazienti percepiscono questi ‘dolorini’ come liberatori.

Nella tua pratica quotidiana su quali patologie hai più successo?
Sulle cicatrici, rendendole più elastiche, e sui famosi ‘Trigger points’, i famosi ‘Punti grilletto’.

Punti grilletto?
Sono chiamati ‘grilletto’ perché, se stimolati o premuti, ‘sparano’ il dolore da un’altra parte. Sono punti specifici, ipersensibili e dolenti, posti a qualsiasi livello dell’apparato muscolo-scheletrico: sulla fascia, nei legamenti, nei muscoli, nei tendini e persino nelle capsule articolari e nel periostio, la membrana che riveste le ossa. Molti dolori che percepiamo sono figli di ‘punti trigger’ posti anche a notevole distanza e che si attivano con gli sforzi, l’affaticamento muscolare, sbalzi termici e digitopressione.

Come li riconosci?
Con la palpazione manuale! Si riconosce in una zona di iper-irritabilità, una bandelletta rigida e densa, formata da fibre addensate e, nel caso di un muscolo, fibre muscolari contratte.

Come si formano questi addensamenti?
Di solito una tensione prolungata genera un addensamento della struttura sottoposta a tale stress, qualsiasi essa sia! Questa tensione provoca accorciamento, si riduce la circolazione e si ha la produzione di rifiuti irritanti e quindi la nascita di un ‘trigger point’. L’addensamento può nascere da eventi traumatici, posture scorrette prolungate e, non da meno, stress emotivi. Una curiosità: i muscoli ‘abitati’ da ‘trigger points’ hanno la memoria di un evento traumatico. Il tessuto guarisce ma impara ad evitare il movimento doloroso innescando quindi movimenti compensatori.

E la Miofibrolisi diacutanea come agisce in questi ambiti?
Quella che si effettua è una azione puramente meccanica. Per le cicatrici si effettuano manovre di scollamento delle aderenze, mentre per i ‘trigger points’ creo una infiammazione controllata. Praticamente, mediante l’utilizzo di un attrezzo, agisco sulla zona addensata e/o fibrotica disgregandola. Così facendo si crea un gonfiore: un ‘ponfo’. L’infiammazione è la maniera che ha il nostro corpo di rispondere a un ‘insulto’, creando una risposta vascolare e cellulare che aiuta ad eliminare microrganismi, materiali estranei e tessuto morto come preparazione alla rigenerazione. Insomma: io smantello e il corpo ripara e ricostruisce!

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