RIMINI. Andrea Rossini di Corriere Romagna: Tentato omicidio. La versione difensiva / «Perseguitato ovunque da neri e massoni: devo difendermi» / Il feritore interrogato dal giudice fornisce una “spiegazione” paranoica. I difensori: «Turbe gravi, altro che razzismo». Va in cella in attesa di una perizia
«Sono perseguitato dai negri e dai massoni, è per quello che sono costretto a girare armato. Ce l’hanno con me. Mi seguono dappertutto e mi spiano ovunque vada e perfino in casa, attraverso i telefoni e il computer. Capite? Devo difendermi».
Il trentenne residente a Rimini accusato di tentato omicidio aggravato dai motivi razziali per il ferimento di un giovane nigeriano davanti al supermercato racconta al giudice la sua versione dei fatti. L’interrogatorio si svolge in una camera di sicurezza del reparto psichiatrico dell’o s p edale di Rimini e lui è apparentemente tranquillo: si esprime con una certa proprietà di linguaggio ed è davvero convinto di poter spiegare tutto, quasi contento di poter raccontare finalmente a qualcuno che lo prende sul serio la «persecuzione» che subisce «da negri e massoni». (…)
«Razzismo? Ma quale razzismo. Sono state dette tante cose sbagliate. Mio figlio non è razzista, non è questione di colore della pelle. Mio figlio ha problemi psichiatrici».
Parla Gaetano Amato, 74enne pensionato di origine napoletana, padre di Valerio, il 29enne nativo di Roma ma da tempo residente a Marina centro con il padre e la madre, autore della violentissima aggressione al quasi coetaneo, un 25enne richiedente asilo nigeriano. (…)
«Quando il ragazzo è scappato, mio figlio è risalito sulla macchina con la quale eravamo arrivati insieme. Quando l’ha raggiunto (e investito violentemente con la macchina, ndr) io ero rimasto a circa duecento metri di distanza. Ma…»
Prego.
«Credo che quel ragazzo abbia detto a qualcosa a mio figlio (Gaetano Amato ripete questa frase più volte, ndr), anche se io non ho sentito. Tengo a sottolineare che si tratta di una mia ipotesi».
Lei è rimasto sorpreso da questo scatto violentissimo da parte di Valerio?
«Mio figlio anche in passato ha avuto problemi».
E’ stato sottoposto già a Tso, trattamento sanitario obbligatorio. La causa scatenante riguarda sempre persone di colore?
«Assolutamente no, lo ripeto. Poteva capitare con un italiano, o un cinese, quello che è successo non c’entra col razzismo. Mio figlio Valerio purtroppo si sente perseguitato da certe persone».
Ora è accusato di tentato omicidio, un capo d’imputazione molto grave… (…)