San Marino. Riciclaggio e confisca, la Corte Europea conferma le procedure del Titano

San Marino. Riciclaggio e confisca, la Corte Europea conferma le procedure del Titano

Antonio Fabbri – L’informazione di San Marino: Riciclaggio e confisca, nuova sentenza di Strasburgo che da’ ancora ragione al Titano / La Corte Europea dei Diritti dell’uomo si è pronunciata su un caso di riciclaggio, confermando le procedure adottate e l’applicazione delle norme in materia / La vicenda è quella degli 850mila Euro frutto di usura e altri reati soldi spacchettati in 68 libretti al portatore. Nel 2015 la condanna a prigionia a confisca

SAN MARINO. Riciclaggio e confisca, Strasburgo dà ancora ragione a San Marino, alle procedure adottate e alle interpretazioni giurisprudenziali delle norme ad oggi applicate. E’ del primo giugno la sentenza della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo sul caso di riciclaggio di Rosario Sofia, cinquantenne di Catania, che il 4 febbraio del 2015 aveva visto il tribunale di San Marino pronunciare una condanna in via definitiva a due anni e alla confisca di 850mila euro provento di usura e altri illeciti. Dopo la condanna di primo grado a cinque anni e mezzo, la sentenza era stata confermata in appello, seppure il giudice aveva attenuato la pena ritenendo di applicare quella prevista per il reato presupposto, essendo i fatti contestati verificatisi a cavallo tra la vigenza delle vecchie normative e l’entrata in vigore delle nuove. La condanna a due anni era dunque stata sospesa ed era stata confermata la confisca e i denari, già in sequestro, incamerati all’erario. Proprio per questo Rosario Sofia aveva presentato ricorso a Strasburgo, lamentando, sia nella fase istruttoria sia nelle decisioni di primo e secondo grado, violazioni dei diritti umani. Così la numero 38977/15, è una sentenza importante della Corte, perché tratta alcuni degli argomenti che sono stati oggetto di contestazione anche durante le fasi dibattimentali di più di un procedimento sammarinese, non ultimo il maxi processo “conto Mazzini”. (…)

Leggi l’intero articolo di Antonio Fabbri pubblicato dopo le 23

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