Rimini. La lezione di Giacomo Leopardi: Antonio Prete e Carlo Rovelli a dialogo

Rimini. La lezione di Giacomo Leopardi: Antonio Prete e Carlo Rovelli a dialogo

RIMINI. Lunedì 10 luglio (ore 21,15), nello scenario della Corte degli Agostiniani di Rimini (via Cairoli), la scienza intersecherà la letteratura, portandoci nel cuore della migliore cultura italiana. “Invitato d’onore” sarà Giacomo Leopardi, un maestro ribelle ed eretico, il cui pensiero continua a illuminare noi uomini del presente, insegnando a conoscerci.

L’incontro, aperto a tutta la cittadinanza e ideato dalla Biblioteca Gambalunga, è realizzato in collaborazione e con il contributo di SGR per la Cultura, l’iniziativa con cui Gruppo Società Gas Rimini contribuisce alla crescita socioculturale del territorio in cui opera.

La serata conclude il progetto Conoscere le scienze della “Rimini High School Summer Camp” del Liceo Scientifico A. Einstein di Rimini, che quest’anno si intitola “La luce: fonte di energia, messaggera dell’Universo”.

A interrogare il poeta filosofo saranno due ospiti d’eccezione, il letterato e poeta Antonio Prete, considerato uno dei massimi esperti internazionali di Leopardi, e il fisico di fama mondiale Carlo Rovelli. I due studiosi ci condurranno alla scoperta dell’“officina” poetica e filosofica di questo pensatore rivoluzionario, che ha coltivato un pensiero attraversato dal dubbio, e la cui poesia ha esplorato le domande ultime, quelle che più importano. E mai ha interrotto un contatto fecondo con le scienze. Infatti Leopardi non è più solo un classico della letteratura: filosofi, antropologi, linguisti, scienziati ne interrogano ancora oggi le idee.

Del “giovane favoloso” che ha segnato la sua adolescenza e il suo avvicinarsi alla fisica, parlerà Carlo Rovelli, che inaspettatamente, per i profani, parla della sua disciplina definendola romantica e affascinante, non solo necessaria per scoprire come funziona il nostro pianeta, i fenomeni naturali, ma anche per dare risposte “alle grandi domande esistenziali dell’uomo”. Anche Leopardi, ha scritto Rovelli, “ha usato le sue, di competenze, per esprimere i suoi dubbi esistenziali. Infatti la scienza è sentita dal giovane Leopardi come strumento per crescere, per sfuggire al bigottismo e all’ignoranza del suo ambiente, da cui riesce a evadere grazie alla straordinaria biblioteca paterna, in cui scopre mondi, si infiamma, sogna di partire, oltre ‘quella siepe’, oltre quei ‘lontani monti’. L’astronomia è il tramite di questo uscire da sé e andare verso l’infinito. Guardare il cielo, parlare agli astri, alle ‘vaghe stelle dell’orsa’, intrattenersi con la luna resterà per sempre la cifra del suo canto”. “Che fai tu, luna, in ciel? dimmi, che fai,/ Silenziosa luna?” Sono queste le domande di senso che il pastore rivolge alla luna, nel Canto notturno di un pastore errante dell’Asia, la cui lettura aprirà la serata.

Parole che s’aggirano oltre i confini del visibile, e da quell’oltre che è la parola dell’infinito. La poesia di Leopardi è sempre interrogazione, e costante è il suo dialogo con il pensiero. Ne parlerà Antonio Prete, a cui va il merito della definitiva codificazione dell’unità di pensiero poetico e filosofico degli scritti leopardiani. Sua è l’espressione “pensiero poetante” (unita a quella, per così dire simmetrica, di “poesia pensante”), divenuta una sorta di nuovo termine di riferimento.

La forza della sua poesia è nella ricerca di sconfiggere o risarcire l’irreversibilità del tempo. “Un confronto fra la finitezza dell’uomo e l’infinito dichiarato insostenibile, e tuttavia messo in scena”. Infatti, spiegherà Antonio Prete, L’infinito, di cui ascolteremo i versi, è una poesia sulla poesia, ci racconta qual è l’esperienza vera, profonda, della poesia: voler dire l’infinito e riconoscere l’impotenza del pensiero, e della lingua poetica a dirlo. Ciò che solo possiamo dire è l’indefinito, metafora del confine tra visibile e invisibile, laddove l’infinito è la figura dell’assoluta lontananza dell’immaginabile.

Quel che Leopardi cerca sono “le grandi leggi che regolano la realtà a fronte della sua stessa imponderabilità, i tratti costitutivi della natura umana”. Al di fuori delle schematizzazioni scolastiche, la natura è osservata come enigma, talora come physis intesa in senso greco, cioè energia, sorgente della vita e della morte, ciclo dei viventi; comprende il bene ed il male, il negativo e il positivo, che ha a che fare col destino, col caso, con la necessità, rappresenta il dispiegarsi degli eventi con la loro sofferenza.

A condurre l’incontro sarà la giornalista Valeria Cicala; le letture sono di Isadora Angelini, il commento visivo di Maurizio Giuseppucci, con l’accompagnamento musicale del Piccolo Ensemble del Liceo Einstein diretto da Davide Tura. L’immagine dell’evento è di Florian Gerbaud.

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