SAN MARINO. I Fatti di Rovereta, uno degli episodi chiave della storia di San Marino, al centro di un intervento del Pdcs. In occasione del 60° anniversario dei Fatti (a cui nei giorni scorsi è stata dedicata un’apposita serata con una serie di testimonianze), il Partito Democratico Cristiano Sammarinese propone un excursus dedicato a quella vicenda.
A partire dalle elezioni dell’11 marzo 1945 la Repubblica di San Marino fu retta da una coalizione di sinistra composta dal Partito Comunista Sammarinese e dal Partito Socialista Sammarinese, alleanza confermata anche nelle consultazioni del 1951 e del 1955. In queste ultime elezioni, sulle quali peraltro gravava il sospetto di brogli denunciati da parte democristiana, la Democrazia Cristiana aveva ottenuto una forte affermazione, ma PCS e PSS disponevano insieme di 35 seggi su 60. Negli anni successivi, anche in seguito ai fatti di Polonia e Ungheria, si verificarono degli spostamenti tra i gruppi consiliari – a opera di un gruppo di cinque dissidenti del PSS, in disaccordo con le linee politiche e i metodi del PCS condivisi dalla dirigenza socialista – che portarono il Consiglio Grande e Generale a essere spaccato a metà, dal febbraio 1957. Il contesto internazionale era quello della Guerra Fredda, con l’Europa sostanzialmente divisa in due, come deciso dai vincitori della seconda guerra mondiale a Yalta. La situazione internazionale era complessa e articolata e si erano delineati due fronti contrapposti: sul fronte occidentale i Paesi aderenti al Patto Atlantico guidato dagli Stati Uniti d’America, sul fronte orientale l’Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche e i Paesi satelliti aderenti al Patto di Varsavia.
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