Rimini. Domenica con “IL PARLANTE”: Göbekli Tepe avvia la storia con un documento di pietre

Rimini. Domenica con “IL PARLANTE”:  Göbekli Tepe avvia la storia con  un documento di pietre

RIMINI. Presso la Libreria Riminese è disponibile  IL PARLANTE   Il linguaggio dalla comparsa al web  Motore del successo degli umani di Marino Cecchetti (€ 15; pagine 288; ISBN: 1220024228; info: ilparlante@libertas.sm) Il libro è in vendita al prezzo di euro 15, con invio a domicilio.  Per modalità e  condizioni clicca: UNILIBRO  (disponibile anche in lingua inglese).

(Dal CAPITOLO 3: ATTORNO AL TEMPIO)  

Un tempio in pietra

Risale a oltre 10-11mila anni a.C. (assai prima delle mura di Gerico, la città più antica che si conosca) la costruzione di un grandioso complesso in pietra a Göbekli Tepe (Turchia, gruppo montuoso del Tauro), tra i corsi superiori di Tigri ed Eufrate. Non è una trappola per animali né un mattatoio. Eppure gli animali ci sono. E “un’aura di soprannaturale permea il luogo”, afferma Klaus Schmidt, l’ar-cheologo che lo ha scoperto e portato parzialmente alla luce, classificando la costruzione come un tempio. Sono, al momento, visibili quattro recinti circolari (ce ne potrebbero essere altri 10) dai cinque ai dieci metri di diametro, delimitati da 40 enormi pilastri in calcare a forma di T, pesanti oltre 5 tonnellate e alti 3 metri (ce ne potrebbero essere oltre 250).

Non sappiamo perché sia stato scelto di declinare con quelle enormi pietre il tema della circolarità. In analogia, forse, alle forme di Luna e Sole o al moto di certi astri che preannunciano l’arrivo delle gazzelle o la maturazione dei fichi?

Una stele in particolare, quella chiamata «dell’avvoltoio», ha attratto recentemente l’attenzione di alcuni studiosi di Edimburgo, secondo i quali, attraverso simbolismi animali, sarebbe stata riprodotta la posizione di alcune costellazioni.

Il tema della circolarità trattato con grandi pietre sarà ripreso – a distanza di molti millenni e con pietre ancor più gigantesche – da popolazioni dedite alla pastorizia e all’agricoltura di vari luoghi della Terra. Il più famoso di questi luoghi è Stonehenge (Inghilterra), definito “Grandioso! Stupendo! Incomprensibile!” da Richard Colt-Hoare.

Göbekli Tepe pure è grandioso, stupendo, incomprensibile! “Come se un bambino di tre anni”, dice Jeff Rose, si mettesse a costruire “un grattacielo con i Lego”.

 Sulle T e sui muri sono raffigurati solo animali selvatici. E sono di animali selvatici gli ossi trovati fra i residui dei pasti dei costruttori, con semi di vario tipo. Dunque erano effettivamente cacciatori-raccoglitori quelli che hanno realizzato l’opera. Uomini che, fino alla scoperta di Schmidt, si pensava che fossero impegnati ininterrottamente dal sorgere al calar del sole a cercare qualcosa da mettere sotto i denti. Invece li troviamo a cavare, trasportare, rizzare pietre, fra l’altro, enormi. A che scopo? Non si tratta di sbarramenti né di trappole né di mattatoi.

Una ‘pazzia collettiva’, la costruzione di Göbekli Tepe. Ci hanno lavorato – senza l’ausilio della ruota e senza utensili di metallo! – in media, forse, oltre cinquecento persone per molti mesi all’anno e per almeno un centinaio di anni. Solo legno e pietra avevano a disposizione, quei cacciatori-raccoglitori. E un’idea. Un’idea grandiosa, importante, per la quale valeva la pena impegnarsi, in tanti e tanto intensamente e tanto a lungo. Un’idea espressa in quelle pietre a T, nelle raffigurazioni sulle pareti, nel disegno generale del complesso edilizio. Peccato che ancora non si sia riusciti a leggerlo quel messaggio. D’altra parte quanti secoli di studio sono stati necessari per decifrare i geroglifici egizi?

I cacciatori-raccoglitori di Göbekli Tepe segnano l’ultima tappa del percorso evolutivo preistorico cominciato con la nascita del linguaggio e al contempo inaugurano la prima tappa della storia, cioè la fase documentata del cammino della civiltà. I documenti sono quei circoli di pietre e le raffigurazioni su quelle pietre: animali predatori come il leone, ma anche gazzelle, serpenti, anatre, gru, tori, cinghiali, formiche, accennate figure di uomini, alcuni dei quali pure dotati di una cintura e di un pudico perizoma.

“Una idea collettiva di valore”

Il tempio di Göbekli Tepe nasce da “una idea collettiva di valore”, direbbe Jacques Le Goff. “Una idea” di natura religiosa. Anche se non ne è stata ancora individuata l’articolazione in divinità. Non sappiamo cioè se in tale concezione del soprannaturale c’era già posto per gli dèi, intesi come entità individuali dotate di caratteristiche proprie. Di certo quegli uomini credevano che in quell’area agissero “entità di un altro mondo o almeno creature animali in rappresentanza di quelle” (Schmidt). La raffigurazione di animali su quelle pietre sistemate in circoli hanno a che fare col Pianeta che si è immaginato guidare le gazzelle nella forra? Il Pianeta-delle-Gazzelle è diventato forse il dio-delle-Gazzelle?

Al momento non si è stati ancora in grado di leggere i circoli di pietre di Göbekli Tepe, come del resto quelli di Stonehenge realizzati quasi diecimila anni dopo, anch’essi, si pensa, per dialogare in qualche modo col Cielo. Fino alla scoperta di Göbekli Tepe si riteneva che le prime società a dotarsi della sovrastruttura sociale (élite) indispensabile per costruire opere di una certa rilevanza, fossero state quelle dell’agricoltura irrigua, dislocate sulle rive dei grandi fiumi (Tigri ed Eufrate, Nilo, Fiume Giallo, Gange). Ebbene, Göbekli Tepe dimostra che non è così. A Göbekli Tepe gli uomini smettono di sentirsi soltanto parte del mondo naturale, come è proprio degli animali e, in qualche modo, alla pari degli animali (totemismo), e intravedono la possibilità di dominarlo, il mondo “direttamente percepibile”, con l’aiuto del soprannaturale. Un soprannaturale intercettato proprio lì,con quella enorme costruzione, che propone e ripropone il tema della circolarità come un mantra.

Il dialogo con il soprannaturale è una prerogativa della élite che guida la costruzione del tempio. Le disposizioni impartite dalla élite sono recepite e messe in atto come se provenissero dal soprannaturale. Altrimenti quel complesso come avrebbe potuto sorgere? Come sarebbe stato possibile mettere al lavoro – e che lavoro! – tanti uomini abituati a vivere da selvaggi se non si fosse instillato nelle menti di loro tutti lo stesso comune convincimento attraverso una forma di comunicazione verbale di una efficacia che, prima della scoperta di Göbekli Tepe, si credeva possibile solo in epoca storica?

Il paradiso terrestre

La zona di Göbekli Tepe, quando il tempio fu costruito, era straordinariamente favorita dalla natura. Boschi ricchi e di selvaggina e di alberi da frutto ed estese pendici collinari con semi di graminacee in abbondanza, grazie al clima mediterraneo: inverni miti e piovosi ed estati lunghe, calde e secche.

Avendo un ciclo molto breve, le graminacee (orzo, farro, frumento) concentrano la forza vitale nel generare semi grossi e consistenti senza sprecare energie in fusti legnosi o steli fibrosi. I semi rimangono in quiescenza per tutta la stagione secca, per crescere poi rapidamente all’arrivo delle piogge. Sono molto nutrienti quei semi. E per la conservazione abbisognano solo di un posto asciutto.

Da esperimenti condotti sul luogo da un gruppo di botanici, è risultato che, alle condizioni climatiche esistenti nel periodo in cui fu costruito il tempio, a una famiglia di Göbekli Tepe bastavano pochissime – forse solo tre – settimane di lavoro per raccogliere “abbastanza granaglie selvatiche da sopravvivere per un anno intero” (Jack Harlan). Raccogliere – solo raccogliere – quel che la natura produceva.

Un paradiso terrestre, Göbekli Tepe! Come si spiega?

Nell’area di Göbekli Tepe, secondo Brian Fagan, “a partire dal 13000 a.C.”, c’è stato “un aumento delle precipitazioni”. E tale fortunata condizione si sarebbe protratta per “oltre 2000 anni”. Insommaperduemila annilìsièvissuto come in un paradiso terrestre grazie al clima molto favorevole. Nessuna meraviglia, quindi, se quei cacciatori-raccoglitori, da nomadi, sono diventati sedentari, accettando, sopra di sé, la élite del tempio. La élite del tempio, interloquendo con il soprannaturale, ‘garantiva’ il mantenimento di quelle condizioni. Condizioni da ‘paradiso terrestre’, di biblica memoria.

L’agricoltura

Fu possibile costruire quel tempio a Göbekli Tepe grazie al surplus alimentare regalato dalla – generosa – natura del luogo. Alla élite è bastato gestirlo quel surplus per avviare l’opera. In seguito la élite si è messa d’impegno per incrementarlo ulteriormente quel surplus in mododa averepiù forza lavoro a disposizione.

Per incrementare il surplus alimentare, a Göbekli Tepe dapprima, forse, si è fatto ricorso a una semplice avvedutezza: (…)

 

La quarta di copertina

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