San Marino. Camera di Commercio, la risposta delle Segreterie di Stato

San Marino. Camera di Commercio, la risposta delle Segreterie di Stato

SAN MARINO. Le Segreterie di Stato per gli Affari Esteri e l’Industria rispondono alle associazioni di categoria sul tema dell’Agenzia per lo sviluppo della Camera di Commercio. 

[C.S.] In relazione a quanto evidenziato nei giorni scorsi dalle Associazioni di Categoria socie di minoranza dell’Agenzia per lo Sviluppo Economico – Camera di Commercio, teniamo a precisare quanto segue.

La Camera di Commercio così come l’abbiamo conosciuta fino ad oggi nasce con due leggi dello Stato: la legge 133/1997 (che istituiva l’Agenzia per la Promozione e lo Sviluppo dell’Economia e ne individuava diversi elementi essenziali dello Statuto) e la legge 71/2004 (Legge istitutiva della Camera di Commercio, Industria, Artigianato e Agricoltura della Repubblica di San Marino, che costituiva l’evoluzione dell’Agenzia precedente).
Non è quindi per nulla strano che lo Stato intervenga sulla vita e sullo Statuto di queste società, che non sono società come le altre essendo state istituite e finalizzate con legge; legge che ne ha, appunto, definito anche gli elementi essenziali dello Statuto. L’intervento proposto dal Governo con l’ultima legge sulla materia, tramite l’articolo 73 dell’ultima legge di Bilancio, ha creato le condizioni per l’evoluzione della Camera di Commercio in Agenzia per lo Sviluppo Economico – Camera di Commercio e ha previsto la modifica dello Statuto della società con Decreto Delegato.
Nel merito delle critiche delle associazioni, teniamo a rendere noto ai cittadini che da anni lo Stato versa denaro nelle casse della Camera di Commercio, attraverso il contributo annualmente erogato tramite il bilancio dello Stato stesso (da tempo pari ad 80.000€, che con l’ultima legge di bilancio è stato portato a 130.000€ e che abbiamo intenzione di aumentare ancora perchè crediamo che questo Ente sia molto importante per lo sviluppo del Paese). Le associazioni di categoria, come gli altri soci di minoranza, non contribuiscono con versamenti diretti nella società.
Nonostante questo, e nonostante lo Stato sia socio al 51% della società, lo Stato da anni aveva zero membri nel Consiglio di Amministrazione della Camera di Commercio. Una scelta che sicuramente avrà una ragione storica che non conosciamo, ma a nostro parere estremamente anomala e poco sensata. Quello che il Governo ha inteso affermare non ci sembra nulla di strano nè di offensivo: chi è socio di maggioranza ed è l’unico a mettere ogni anno soldi freschi nella società, ha diritto ad avere la maggioranza dei membri del Consiglio di Amministrazione. Non capiamo come questo semplicissimo concetto, scontato per qualunque società del mondo, possa generare così tante reazioni negative da parte dei soci di minoranza.
Posto questo semplice assunto, abbiamo cercato e continueremo a cercare la massima intesa e concordia con le associazioni di categoria, socie di minoranza di Camera di Commercio, sulla vita e lo sviluppo dell’Agenzia. Tre esempi:
1. nelle ultime settimane abbiamo convocato svariati incontri per cercare di trovare una quadra sui requisiti che i membri del Cda dovevano avere, per venire incontro alla giusta richiesta delle associazioni di avere nel Cda imprenditori o manager esperti della materia. Purtroppo in molti casi le associazioni non hanno potuto o voluto partecipare agli incontri, non rendendo possibile inserire questi requisiti nello Statuto: restiamo comunque disponibili, e lo abbiamo recentemente formalizzato anche alle associazioni stesse, a concordare questi requisiti in sede di patti parasociali coi soci di minoranza;
2. abbiamo accolto la proposta che le associazioni socie di minoranza ci hanno formulato sulla composizione del Cda, portando il Consiglio di Amministrazione a 13 membri, di cui 5 di nomina dei soci di minoranza per garantire la massima rappresentanza a tutti i soci;
3. abbiamo dato disponibilità a ragionare sul tema dell’esonero dei soci di minoranza dall’onere di coprire le eventuali perdite, seppure sia una cosa molto anomala per una società, in modo da salvaguardare ruolo e peso delle associazioni. Purtroppo, anche qua, il fatto che molti incontri da noi richiesti non si siano potuti tenere non ha ancora reso possibile il raggiungimento di una intesa sul tema.
Crediamo quindi di avere dato e di voler continuare a dare massima disponibilità per trovare una intesa coi soci di minoranza su tutto quanto necessario per far sì che l’Agenzia possa lavorare al meglio, valorizzando il ruolo e l’importanza delle associazioni. Ma nel rispetto del ruolo dello Stato, che è socio di maggioranza e da anni versa i soldi necessari all’Ente per funzionare. Ci auguriamo che il confronto possa continuare ai tavoli preposti nei prossimi giorni e settimane, da parte nostra ci sarà la massima disponibilità.

Rispetto invece formulate dalla Csu in data di ieri, teniamo a ribadire pubblicamente, come già fatto in aula consigliare, la volontà del Governo di trovare assieme ai sindacati stessi le migliori soluzioni per salvaguardare i livelli occupazionali. Le ipotesi possono essere tante, ci confronteremo con la massima trasparenza e apertura una volta che il Consiglio di Amministrazione e la Direzione Generale dell’Agenzia saranno operativi e avranno chiaro il quadro delle necessità della Società.

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