La sindrome dell’intestino irritabile, uno dei disturbi funzionali più diffusi: scopriamo i perchè

La sindrome dell’intestino irritabile, uno dei disturbi funzionali più diffusi: scopriamo i perchè

La sindrome dell’intestino irritabile è uno dei più frequenti disturbi funzionali dell’intestino.

Interessa particolarmente i soggetti tra i 20 e i 30 anni ed è due volte più comune nelle donne rispetto agli uomini; è un disturbo debilitante che influisce negativamente sulla qualità della vita e può causare ansia e depressione.

L’IBS si manifesta con dolori, gonfiori e fastidi addominali associati più o meno a variazione dell’aspetto delle feci e irregolarità intestinale (IBS- diarrea predominante, IBS- costipazione o alternanza di entrambe).

L’intervento medico è importante, ma anche la dieta gioca un ruolo cruciale nella gestione e nel miglioramento dei sintomi.

Andiamo a vedere quali sono le strategie dietetiche potenzialmente utili:

  1. Dieta a basso contenuto di fibre

Mentre le fibre possono aiutare alcune persone con IBS, in altri soggetti possono peggiorare la situazione in particolar modo se i sintomi predominanti sono rappresentati da diarrea, gonfiore o flatulenza. Prima di eliminare completamente le fibre, al fine di ottenere sollievo dai sintomi dell’IBS, si può fare affidamento su cibi ricchi di fibre solubili contenute ad esempio in: mele, carote, prugne, agrumi, pesche, semi di psillio e cereali come l’avena.

  1. Aumento dell’apporto di fibre

Gli effetti fisiologici delle fibre si esplicano su tutta la lunghezza del tratto gastrointestinale.

Secondo le linee-guida nazionali e internazionali è consigliato, in entrambi i sessi, un’assunzione totale di fibre (principalmente da frutta e verdura) superiore a 25g/die. Questa quota nella maggior parte dei casi sembra non essere rispettata.

In particolar modo  soggetti  con costipazione cronica possono ottenere dei miglioramenti aumentando l’assunzione di fibre semplicemente inserendo delle buone quantità di frutta e verdura nel proprio regime alimentare. Come detto in precedenza se i sintomi predominanti sono rappresentati da diarrea, gonfiore o flatulenza, fare affidamento solo su alimenti che contengono fibra solubile.

  1. Low FODMAP

La dieta a basso contenuto di fodmap (oligosaccaridi fermentabili, disaccaridi, monosaccaridi e polioli) limita i carboidrati a catena corta che sono scarsamente assorbiti nell’intestino tenue e fermentati nel grande intestino. La dieta low-FODMAP può portare a miglioramenti nella maggior parte dei pazienti con sindrome dell’intestino irritabile e riduce anche altri sintomi di vari disturbi digestivi quali ad esempio gonfiore addominali, flatulenza o mal di stomaco.

I principali FODMAP SONO:

  • Oligosaccaridi: i carboidrati in questo gruppo includono fruttani (frutto-oligosaccaridi e inulina) e galattoligosaccaridi. Le principali fonti alimentari includono grano, segale, vari tipi di frutta e verdura, legumi.
  • Disaccaridi: il lattosio è il principale FODMAP in questo gruppo. Contenuto principalmente in latte e yogurt e alcuni formaggi.
  • Monosaccaridi: il fruttosio è il principale FODMAP di questo gruppo. Il fruttosio è presente in natura nella frutta e nel miele e viene utilizzato sempre di più nell’industria alimentare come zucchero aggiunto.
  • Polioli: i carboidrati in questo gruppo includono sorbitolo, mannitolo e xilitolo. Le principali fonti alimentari comprendono vari tipi di frutta e verdura e dolcificanti utilizzati in prodotti industriali.

La dieta low fodmap è composta da tre fasi (eliminazione, reintroduzione, mantenimento) e per pianificare una dieta bilanciata nutriente e personalizzata è indispensabile l’aiuto di un nutrizionista esperto.

  1. Dieta ad eliminazione

Vengono eliminati dal regime alimentare, uno alla volta, e per un certo periodo i tempo, tutti gli alimenti che vengono considerati sospetti basandosi sulla tolleranza individuale rispetto al cibo preso in considerazione e annotando nel corso del tempo eventuali miglioramenti o differenze riscontrate.

  1. Dieta senza glutine

Alcune persone con una sensibilità al glutine non celiaca sono affette anche da IBS. In questi casi, una dieta priva di glutine può ridurre i sintomi.

Il trattamento richiede un approccio individualizzato sul singolo paziente ed è fortemente consigliato, prima di intraprendere qualsiasi strategia dietetica, di esaminare i sintomi con il proprio medico e successivamente affidarsi ad un professionista della nutrizione.

Dietologi, biologi nutrizionisti e dietisti sono le uniche figure abilitate per legge.

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Perchè la nostra salute passa anche dall’intestino.

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