La cattedrale, simbolo della civiltà. Da “Il Parlante”, di Marino Cecchetti

La cattedrale, simbolo della civiltà. Da “Il Parlante”, di Marino Cecchetti

Quella folla che  sente il bisogno di mettersi a pregare induce a una riflessione non scontata.

La cattedrale di Parigi  è il simbolo della  civiltà, più vasto della Francia, più vasto dell’Europa. «Con Notre-Dame è come se tutti avessimo perso qualcuno a noi caro. Le immagini dei francesi e dei turisti in lacrime davanti alla cattedrale che bruciava lo testimoniano bene. Quando succedono cose del genere si soffre come davanti alla perdita di vite umane. C’è qualcosa di profondo che ci lega a questi luoghi e a questi simboli, per noi tutti noi così familiari» (I grande antropologo francese Marc Augé)

Si  propone un brano sulle cattedrali  tratto dal libro “Il parlante. Il linguaggio dalla comparsa al web Motore del successo degli umani“, di Marino  Cecchetti,  edito a San Marino nel 2018 (ISBN 1220024228, info ilparlante@libertas.sm). Il libro è in vendita al prezzo di euro 15, con invio a domicilio.  Per modalità e  condizioni clicca: UNILIBRO  (disponibile anche in lingua inglese).

Duomo e cattedrale

Fra i primi edifici pubblici delle città, le chiese. Tante. “Un candido manto di chiesecopre l’Europa (Rodolfo il Glabro). Basta entrare in una qualsiasi di queste chiese e guardare l’abside per nutrirsi di eterno in qualsiasi angolo d’Europa.
A Modena si lavora per il Duomo dal 23 maggio 1099 al 12 luglio 1184. Il popolo vi partecipa sotto la spinta di una “idea collettiva di valore” (Le Goff), che richiama, in un certo qual modo, il primo apparire della religione a Göbekli Tepe. Però c’è una grande differenza rispetto al passato. “Nella maggior parte delle religioni antiche, il popolo non aveva accesso al tempio, alla casa del dio” (Gimpel). Così in Mesopotamia, in Egitto e nelle altre parti del mondo. Nemmeno nel Partenone della democratica Atene la gente comune poteva entrare. Chi costruiva materialmente il tempio, non aveva la possibilità di accedervi una volta che la costruzione fosse terminata. La partecipazione ai riti non era aperta a tutti, ma solo ai privilegiati della societas. Solo attraverso i riti, anzi particolari riti, ci si poteva assicurare il posto nell’aldilà.
Il tempio cristiano è la casa di tutti, perché il Dio dei cristiani è di tutti. Sono uomini liberi quelli che costruiscono il tempio cristiano. Uomini che sanno che il Dio che ci va ad abitare è anche il loro Dio. Questa è la differenza sostanziale dai templi delle antiche civiltà.
Il duomo in Italia e la cattedrale oltralpe sono una manifestazione pubblica della fede professata: la religione cristiana fondata sulle Sacre Scritture. E sono anche un’enciclopedia del sapere, dato che il sapere religioso è un tutt’uno con gli altri saperi. Attorno ai portali, nelle cornici, sui pilastri, sulle pareti, oltre alle rappresentazioni sacre sono illustrati i mestieri dell’uomo, le scene del lavoro dei campi, il succedersi delle stagioni sotto lo sguardo di Dio, cui ogni azione, ogni momento della vita sono dedicati. La cattedrale (o duomo), dunque, è un luogo pubblico. Vi si circola liberamente. È come una piazza al coperto. Ci si incontra lì anche per sbrigare affari, per discutere di politica. Quotidianità e sacro convivono. Ad Amiens, con i suoi 7700 mq, la cattedrale è in grado di accogliere l’intera popolazione della città, circa diecimila persone. Tutti possono assistere, tutti assieme, alla stessa cerimonia.
Oltre all’enorme superficie calpestabile, nelle cattedrali, meraviglia l’altezza delle navate e delle guglie.Per raggiungere la guglia di Chartres, che è alta 105 metri, si dovrebbecostruire un grattacielo di 30 piani. Per quella di Strasburgo, i piani dovrebbero essere 40.
Nel corso di tre secoli, dal 1050 al 1350, la Francia ha estratto dalle sue cave milioni di tonnellate di pietre per edificare ottanta cattedrali, cinquecento chiese grandi e qual­che decina di migliaia di chiese parrocchia­li. Ha trasportato una più grande quantità di pietre la Francia in quei tre secoli che l’an­tico Egitto in qualsiasi periodo della sua storia, sebbene la Grande Piramide abbia, es­sa sola, un volume di 2.500.000 metri cubi” (Gimpel).

Nella partecipazione corale alla grande opera comune, cattedrale o duomo, l’uomo medioevale esprime il meglio di sé. Ne ha la possibilità. Ed è un impegno che gli viene riconosciuto. L’individuo si può realizzare nel suo lavoro come mai era stato possibile nelle antiche civiltà. “Con il suo lavoro e la sua intelligenza, da manovale può divenire operaio specializzato, può mettere da parte un po’ di danaro e avviarsi poi per proprio conto come imprenditore, oppure può anche studiare per essere poi capace di svolgere le funzioni di architetto. La società medioevale ha permesso ai più umili di accedere ad alte mansioni. L’avvenire è di chi ha qualche ambizione” (Gimpel).
Nei registri di una cattedrale figurano ben 101 mestieri, ciascuno retribuito in modo diverso. E c’era, fra i lavoratori, ovviamente la voglia di migliorare ciascuno la propria posizione. “Il lavoro salariato permetteva alle persone di cambiare mestiere e ai loro figli di istruirsi in arti diverse da quelle dei genitori” (Steven A. Epstein).

Fiducia nel progresso

Chi mette mano a opere di cotanto impegno anche temporale ha una prospettiva di futuro sicuramente positiva. Crede nel progresso. La freccia del tempo segna anche un miglioramento della qualità della vita. O almeno per una certa parte della popolazione. Si crede che il mondo possa migliorare. Di certo cresce il complesso delle conoscenze, patrimonio comune di tutti gli umani, generazione dopo generazione. “Noi siamo come nani sulle spalle di giganti, così che possiamo vedere più cose di loro e più lontane, non certo per l’acume della vista o l’altezza del nostro corpo, ma perché siamo sollevati e portati in alto dalla statura dei giganti” che ci hanno preceduto su questa terra(Bernard di Chartres).
Ed il lavoro, nel duomo o nella cattedrale, a qualsiasi livello si operi, è fatto bene. Anzi benissimo. Benissimo perché ha il valore di una preghiera. I singoli manufatti sono completati anche nelle parti destinate a rimanere nascoste. Perché non si lavora per i frequentatori del tempio, ma per l’Onnipotente e Onnisciente Iddio, per il quale non esistono parti nascoste.
Le innovazioni, anche nei mestieri manuali, sono favorite dal diffondersi dell’istruzione. L’istruzione è stimolata dalla Chiesa. Nei concili del 1179 e del 1215 viene riconfermato l’antico obbligo per i vescovi di tenere corsi per chierici presso la chiesa cattedrale, prescrivendo l’accoglienza anche a studenti laici provenienti da famiglie non in grado di pagare l’istruzione. I monasteri possono accogliere studenti esterni. Vescovi e monasteri devono provvedere al pagamento degli insegnanti.

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 Dalla ‘quarta di copertina’ di “Il parlante”
Con un approccio divulgativo si rilegge il percorso della civiltà, scegliendo di mettere in particolare rilievo alcune tappe:
– l’alfabeto e lo zero; 
– la separazione fra divinità e natura; 
– la tecnica che dalla ruota dentata dell’orologio medioevale ci ha portati su su fino alla Luna; 
– la logica, che gemmata dal sillogismo aristotelico,  sta alla base dell’utensile ‘amico computer’. 
In quanto parlante l’uomo resta al centro del creato, anche se non più fisicamente come si riteneva prima di Copernico.
In prospettiva c’è il ‘robot sapiens’, obiettivo dei recenti progetti sull’apprendimento automatico, ed, in sostanza, anche dell’Alfabeto del Pensiero di Leibniz. Lo potremmo considerare il Sacro Graal del nuovo millennio: lo ‘schiavo perfetto’ del parlante, costruito dal parlante stesso.
 

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