Un ricatto? Inspiegabile il blocco delle deliberazioni del Consiglio G e G sulle banche
20 luglio 2012 : il Consiglio Grande e Generale, nell’ultima seduta utile prima delle elezioni che ebbero luogo quell’anno, delibera all’unanimità il recupero, attraverso l’avvocatura dello Stato, di quanto erogato a favore di Banca del Titano. A fine anno ha luogo un cambio di governo. Ebbene nessun partito né di governo né di opposizione si batte perché quella delibera consiliare trovi applicazione.
31 luglio 2018: il CGG all’unanimità approva una istanza d’arengo che chiede di rendere “pubblici gli atti che definiscono le modalità di fusione, l’accorpamento delle attività e l’assorbimento dei debiti di Banca del Titano, Credito Sammarinese, Banca Commerciale Sammarinese, Euro Commercial Bank, Asset Banca”. Della esecuzione è incaricato il Governo. Limite, sei mesi.
I sei mesi sono abbondantemente passati. Ebbene ancora nulla. Silenzio di tomba. Tacciono perfino i consiglieri che avevano preso la parola per esprimere la volontà unanime di approvare l’istanza d’arengo: Alessandro Cardelli (Partito Democratico Cristiano Sammarinese), Davide Forcellini (Movimento Rete), Alessandro Mancini (Partito Socialista), Iro Belluzzi (Partito dei Socialisti e dei Democratici), Margherita Amici ( Repubblica Futura) ed Enrico Carattoni (Sinistra Socialista Democratica).
Viene il sospetto che uomini politici chiave – e di maggioranza e di opposizione – abbiamo deciso di non dare attuazione alla delibera. Per motivi che non si conoscono. Un ricatto verso il mondo della politica? Impossibile. Non ci sono elementi per pensarlo. Eppure una spiegazione va cercata e trovata.