San Marino. Coronavirus, chiesta l’apertura di un tavolo di crisi

San Marino. Coronavirus, chiesta l’apertura di un tavolo di crisi

“Un’immediata apertura di un tavolo di crisi composto da segreterie di Stato coinvolte, organizzazioni datoriali, parti sociali e Abs per predisporre interventi di sostegno alle imprese e ai dipendenti delle stesse e trasmettere messaggi tempestivi e corretti su come affrontare le conseguenze del coronavirus”.

È ciò che Unione sammarinese operatori del turismo, Organizzazione sammarinese degli imprenditori e Federalberghi hanno chiesto al Congresso di Stato con una comunicazione inoltrata ieri.

Le associazioni di categoria, si legge in una nota, chiedono che vengano sostenuti “tutti gli operatori economici sammarinesi di ogni settore che si trovano a dover fronteggiare questa emergenza” poiché “l’impatto negativo sulle attività produrrà inevitabilmente conseguenze sia per i lavoratori che per le entrate erariali e quindi per il bilancio dello Stato”.

In particolare “il settore turistico/commerciale e le strutture ricettive, soprattutto quelle che rimangono aperte tutto l’anno, sono le prime a subire conseguenze disastrose da questa situazione e dal panico che si è scatenato a livello globale; sempre più Paesi infatti sconsigliano i viaggi in Italia”, scrivono le associazioni di categoria.

Per questi motivi Usot, Osla e Federalberghi richiedono “un intervento forte e mirato da parte del governo affinché le imprese non vengano lasciate sole”; è necessario adottare “tutte le misure di supporto a tutela dei posti di lavoro e della sopravvivenza stessa delle nostre imprese”.

I firmatari chiedono che si valutino “interventi inerenti agli obblighi fiscali e previdenziali, alle utenze, all’utilizzo di ammortizzatori sociali e lo stanziamento di un fondo a cui potrebbero avere accesso le imprese maggiormente coinvolte dall’emergenza coronavirus”.

Allo stesso tempo Usot, Osla e Federalberghi sottolineano “l’importanza in questo momento del settore bancario, a cui si richiede la possibilità di concedere e attivare una moratoria di almeno tre mesi, prorogabile in funzione della durata dell’emergenza, sulle rate dei mutui e sui finanziamenti in essere per tutte quelle aziende che dovessero subire significative riduzioni dell’attività per effetto del coronavirus”. Il medesimo intervento “potrebbe essere concesso in favore dei lavoratori qualora il datore di lavoro non possa ricorrere ai benefici degli ammortizzatori sociali e si veda costretto alla riduzione del personale”.

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