Rimini. Il coronavirus si porta via Raoul Casadei, il re del liscio

Rimini. Il coronavirus si porta via Raoul Casadei, il re del liscio

Corriere Romagna. Ha cantato al pronto soccorso: l’ultima gioia, poi 12 giorni e la fine

Alle 10.22 di ieri è morto all’ospedale Maurizio Bufalini di Cesena Raoul Casadei, dopo una dozzina di giorni ricovero in uno dei reparti ora dedicati al coronavirus dell’ospedale cesenate. Il re del liscio aveva contratto il coronavirus ad inizio marzo e per lui si era reso necessario il ricovero nel pomeriggio di martedì 2. Aveva 83 anni compiuti lo scorso Ferragosto. Come tutta la sua vita, sia di uomo che di artista, anche la sua morte è contrassegnata dal legame profondo e dalla vicinanza assoluta con tutta la sua famiglia. Il coronavirus è arrivato improvviso e violento all’interno di quello che la famiglia Casadei chiama “Il recinto”: ovvero le abitazioni di famiglia che sono vicine e si trovano sul lato di Cesenatico di viale delle Nazioni, la strada di confine tra Villamarina e Gatteo Mare. Impossibile capire come il virus sia entrato nelle abitazioni dei Casadei. Di certo in un contatto accidentale con qualcuno di positivo e ancora asintomatico, come accade per tutti nella pandemia. Nel giro di pochissimo tempo di 14 persone che vivono nel recinto soltanto l’unico figlio maschio di Raoul (Mirko) non è stato contagiato. Tutti gli altri sono finiti in isolamento fiduciario dopo il tampone ed i primi parenti del re del liscio da allora si stanno negativizzando in questi giorni. (…)

“Male nelle ossa”, stanchezza, febbre e “respiro corto”. Tutti sintomi da manuale per le squadre Usca quelli che il 2 marzo hanno consigliato il trasferimento di Raoul all’ospedale Maurizio Bufalini di Cesena. Dove, per la verità, all’inizio le sue condizioni parevano sì di quelle da trattare con medicinali ed ossigeno, ma non tali da destare timori immediati di vita. Arrivato in pronto soccorso al Bufalini, dopo le visite che ne hanno sancito la necessità di ricovero, il suo quadro clinico era ancora talmente lontano dalla criticità che una infermiera romagnola (“portabandiera” di quel turno che comprendeva anche un medico di origini partenopee e un altro infermiere originario del foggiano) aveva chiesto a Raoul Casadei di cantare per tutti una canzone. Lui, da persona squisita e socievole quale è sempre stato, aveva accontentato quello che non poteva sapere sarebbe stato il suo ultimo pubblico prima di morire. Cantando “Ciao mare” e concedendo anche un bis con “Io cerco la morosa”. (…)

Col passare dei giorni però le cose non migliorano. O meglio, migliorano dentro al recinto di Villamarina ma non in ospedale dove le necessità di ossigeno e di cure per Raoul aumentano di pari passo con l’attenzione dei medici sul suo quadro clinico di persona anziana gravata dal Covid-19. (…)

Raoul Casadei a quel punto aveva già bisogno del “casco ad ossigeno” per respirare. Al telefono non poteva più rispondere e per lui le cose non sono più migliorate. Gli effetti della malattia sono diventati letali alle 10.22 della mattinata di ieri. (…)

Articolo tratto da Corriere Romagna

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