Rimini. Gestiti hotel attraverso minacce, estorsioni e pistole puntate al petto

Rimini. Gestiti hotel attraverso minacce, estorsioni e pistole puntate al petto

Gestivano gli hotel con pistole e minacce

LORENZO MUCCIOLI – Minacce, estorsioni, intimidazioni. E pistole puntate al petto. Sarebbe questo il metodo con cui, secondo gli inquirenti, un gruppo di imprenditori, che rivendicava presunti legami con la ‘Ndrangheta, amministrava i suoi possedimenti in Riviera. Per lo più alberghi, sparsi tra Viserba, San Mauro Mare, Cesenatico, Castrocaro Terme ma anche uno a Chianciano Terme (in provincia di Siena), da dove era cominciata la ‘scalata’ della banda, oltre ad un chiringuito sempre a Rimini e ad una società specializzata negli allestimenti fieristici. Attività che i sedicenti ‘ndranghetisti, stando a quanto ricostruito dalla procura di Rimini, avrebbero gestito in maniera occulta, attraverso dei prestanome reclutati tra parenti e amici. A scardinare definitivamente il sodalizio ci hanno pensato i militari del comando provinciale della Guardia di Finanza di Rimini, coordinati dal sostituto procuratore Luca Bertuzzi, che alle prime luci dell’alba di ieri hanno fatto scattare l’operazione ‘Popilia’. Un blitz che, oltre alla nostra provincia, ha coinvolto anche quelle di Cosenza e Taranto, portando all’esecuzione di otto misure cautelari nei confronti di altrettante persone: cinque di loro, Giorgio Barone, Salvatore Cinardi, Mario e Roberto Manfredi, Giuseppe Merone, si trovano ai domiciliari, mentre per altri tre, Nunzio De Lingua, Angelo Recchia, Giuseppe Tammaro, è scattato invece l’obbligo di firma. Una nona persona è riuscita a sfuggire all’arresto poiché si trovava all’estero. (…)

Articolo tratto da Il Resto del Carlino

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