San Marino. Podeschi bis, nelle carte anche il nome di un ambasciatore in carica

San Marino. Podeschi bis, nelle carte anche il nome di un ambasciatore in carica

L’Informazione di San Marino

Podeschi bis, nelle carte anche il nome di un ambasciatore in carica 

Ripercorso dagli inquirenti il mercimonio delle cariche diplomatiche funzionali più agli affari privati che agli affari di stato

Antonio Fabbri

Il nuovo rinvio a giudizio a carico di Claudio Podeschi e dell’ex ambasciatore in Montenegro, Paul Phua, ruota attorno al cosid- detto mercimonio degli incarichi diplomatici. Le indagini si sono concentrate sulle modalità di assegnazione dei ruoli di ambasciatore e console negli anni tra il 2011 e il 2013. L’accusa, così, al di là del caso specifico che vede a giudizio per corruzione oltre a Podeschi, anche l’ex ambasciatore in Montenegro Paul Phua, ricostruisce anche altri rapporti di affari, più privati che di Stato, anche con altri diplomatici.

Il lungo elenco delle feluche – I magistrati nel lungo elenco delle nomine diplomatiche mutuate dalle pressioni del “gruppo criminale”, che ha già visto la condanna in primo grado nel processo “Mazzini”, annoverano diversi nomi noti e meno noti: Gian Luca Bruscoli (ambasciatore in Libia), Giuseppe Roberti (ambasciatore a disposizione), Achilleas Michalis Kallakis, Horace Kit Keung Ngan, Lucio Amati, e Marziano Guidi.

Tutti incarichi revocati. Nel nuovo processo, tra i nomi proposti da Podeschi per incarichi diplomatici, ce ne sono poi altri scandagliati dalla magistratura. L’accusa ritiene che dietro a prospettati “progetti ufficiali”, si snodssero trattative e affari privati, con trasferimenti di milioni di euro attraverso una fitta rete di società e prestanome che operavano in vari Paesi, sulla scorta di un ambizioso piano criminoso a livello internazionale. Questa volta, però, a beneficiarne, secondo questo ulteriore procedimento, furono i soli Claudio Podeschi e Biljana Baruca.

Gli altri diplomatici In questa indagine sono stati scandagliati altri due profili diplomatici, uno già revocato, l’altro ancora in carica, la cui posizione probabilmente dovrà essere valutata alla luce di quanto emerge in questo nuovo processo. Il primo è Victor Restis, facoltoso armatore greco del quale molto si è parlato perché ha avuto vicissitudini giudiziarie in Grecia. Venne anche arrestato e in quell’occasione il suo incarico diplomatico per conto di San Marino in Polonia venne revocato. La vicenda giudiziaria greca è finita con l’assoluzione. Una assoluzione, in sostanza, per difetto dell’elemento psicologico del reato e per la disponibilità a restituire i denari, 5,8 milioni, che aveva sottratto. Secondo i giudici greci, insomma, Restis era troppo ricco, e pronto a risarcire il danno, per volere sottrarre risorse alla sua stessa banca. I magistrati sammarinesi hanno ricostruito il rapporto di Restis con Phua e Podeschi, ma nei confronti dell’armatore non hanno ravvisato elementi sufficienti per muovere anche a suo carico la contestazione di corruzione come avvenuto, invece, per il malese ex ambasciatore in Montenegro.

I magistrati hanno scandagliato anche la posizione di un altro ambasciatore ancora in carica. Secondo gli inquirenti dietro la nomina di Yosef Gershon si celavano non dichiarati affari con Claudio Podeschi. Dalle carte risulta, tra le altre cose, che l’ambasciatore a disposizione in Israele avrebbe anche assunto un ruolo di coordinamento di un gruppo di investitori israeliani interes- sati ad acquisire il pacchetto di maggioranza del Credito Sammarinese. A titolo di provvigione, Lucio Amati aveva pattuito il pagamento di cinque milioni di euro a favore di Claudio Podeschi e di Biljana Baruca. Oltre a ciò gli inquirenti rilevano come Gershon fosse socio occulto (al 25%) della società sammarinese AOL IPSP San Marino S.r.l., riconducibile a Claudio Podeschi e Biljana Baruca.

Anche nei confronti di Gershon come per Restis, tuttavia, gli inquirenti non hanno raggiunto sufficienti prove per contestare la corruzione che, dunque, viene imputata a Podeschi e al solo Phua, per il pagamento di complessivi 1.991.000 euro per ottenere l’incarico diplomatico e il relativo passaporto, per il rinnovo di questo, per un ulteriore incarico di ambasciatore a Macao, poi non ottenuto, e per il famigerato progetto dell’Aman Resort mai realizzato. Nel processo, la cui data è ancora da fissare, compariranno come testimoni gli ex Segretari di Stato agli Esteri, Antonella Mularoni e Pasquale Valentini, già ascoltati in fase istruttoria, oltre ai funzionari degli Esteri, Dario Galassi, Luca Brandi. Inoltre bisognerà vedere quali altri testi verranno richiesti delle difese all’apertura del dibattimento.

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