San Marino. Agostinelli e Sinatra condannati a Rimini

San Marino. Agostinelli e Sinatra condannati a Rimini

L’Informazione di San Marino

Nove anni e nove anni e mezzo per i fatti legati allo spaccio di stupefacenti 

Costola dell’operazione Titano della dda Agostinelli e Sinatra condannati a Rimini

Antonio Fabbri

A San Marino Francesco Agostinelli, originario di Urbino, e Francesco Sinatra, detto “il siciliano”, assieme a Francesco Vallefuoco – nomi ormai noti in Repubblica soprattutto per il caso “Vulcano” – saranno sotto processo il primo marzo davanti al giudice Gilberto Felici per gli episodi estorsivi di cui sono accusati e che si verificarono l’11 ottobre del 2010 nei locali della finanziaria Fincapital ai danni dei fratelli Lo Giudice. I tre sono accusati di aver minacciato le vittime per ottenere la restituzione di crediti vantati dalla finanziaria e, in particolare, per ottenere una somma di 70mila euro che le vittime avrebbero dovuto consegnare l’indomani come acconto delle pendenze che avevano con Fincapital.

Un episodio che, assieme ad altri, fece emergere la consapevolezza delle infiltrazioni mafiose tra la Riviera e San Marino, trattate nelle carte di più di un procedimento: Vulcano, Staffa e Titano.

Una costola di quest’ultima inchiesta è arrivata venerdì a sentenza di primo grado presso il tribunale di Rimini (foto) ed ha visto la condanna a pene pesanti a carico, tra gli altri, proprio di Francesco Agostinelli e Francesco Sinatra, a giudizio anche sul Titano, appunto, nel processo del primo marzo. La sentenza a loro carico è stata emessa venerdì dalla Corte d’assise presso il tribunale di Rimini, presidente Silvia Corinaldesi e giudici a latere Benedetta Vitolo e Manuel Bianchi.

Comminati 9 anni a Francesco Agostinelli e 9 anni e mezzo a Francesco Sinatra.

Sinatra fu protagonista anche di un altro episodio, descritto nelle carte dell’inchiesta “Vulcano”, quello del pestaggio in un capannone di Rovereta nel quale mostrò alla vittima una pistola intimando: “succede così a chi si comporta male”.

E una pistola venne rinvenuta anche nell’appartamento di Riccione che Sinatra e Agostinelli condividevano, qui i carabinieri il 4 febbraio del 2011 sequestrarono, oltre all’arma, anche mezzo chilo di droga. Trovarono nell’appartamento anche la documentazione della famigerta Ferrari Scaglietti di Fincapital, finita al clan dei Casalesi, e delle villette di Montelicciano. Tutte circostanze ricorrenti, queste, entrate in più di un procedimento, e legate al processo Riminese sulla costola dell’inchiesta Titano portata avanti nel 2013 dalla procura di Napoli guidata allora da Federico Cafiero de Raho, che ha poi assunto la guida della procura di Reggio Calabria.

Nella decisione emessa venerdì a Rimini, relativa a vari episodi di spaccio a carico di 8 imputati che avevano come centro di smercio un bar di Riccione, la Corte ha dunque condannato, oltre ad Agostinelli e Sinatra, anche la sua ex compagna Laureta Lufo a sei anni e sei mesi; Mario Iavarazzo a sei anni; Massimo Venosa a due anni e sei mesi; Salvatore Venosa a un anno e otto mesi; Roberto Bellarosa a un anno e tre mesi e Guido Montebelli a un anno.

Assolti atri due imputati. Pur condannando per i gravi episodi legati al traffico di stupefacenti, ha assolto gli imputati dal reato associativo ed ha escluso l’aggravante del contesto mafioso, evidentemente non riscontrato nel caso specifico che descriveva i primi rapporti, ancora, tra soggetti della criminalità locale ed esponenti della criminalità organizzata campana. Metodo mafioso che, invece, è stato già riconosciuto nel novembre 2017 dalla Corte di Cassazione a carico, tra gli altri, di Sinatra e Agostinelli, che hanno visto entrambi una condanna definitiva a 4 anni ciascuno nell’ambito del processo “Vulcano”.

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