San Marino. Re Nero, sentenza, depositate le motivazioni

San Marino. Re Nero, sentenza, depositate le motivazioni

L’informazione di San Marino

Sentenza Re Nero, depositate le motivazioni 

In 644 pagine i motivi, in fatto e in diritto, che hanno portato alla condanna a 8 anni e 10 mesi degli ex vertici di Asset per l’esercizio abusivo dell’attività bancaria  e per il riciclaggio

Antonio Fabbri

Sono state depositate a inizio luglio le motivazioni della Corte di Forli che, ad aprile scorso, ha pronunciato la sentenza di primo grado sul caso Re Nero. Il Collegio, presieduto dal giudice Massimo De Paoli, ha dunque rispettato i tempi del deposito delle motivazioni che, aveva annunciato all’atto della lettura del dispositivo, sarebbero arrivate nel termine di legge di 90 giorni. Così è stato. Dalla ricostruzione in fatto e in diritto compiuta dai giudici emergono, così, i conteggi delle prescrizioni per diverse contestazioni che quindi sono decadute, poi gli elementi a supporto delle condanne e quelli mancanti che hanno condotto all’assoluzione per alcuni capi di imputazione. Così è, come noto, per l’associazione a delinquere che, dicono i Giudici, non ebbe il tempo di formarsi.

“Se pure Ercolani voleva con grande probabilità che il gruppo criminale a sua disposizione si evolvesse in un’associazione a delinquere, dunque in una struttura più sicura ed efficiente, certo è che questo disegno non giungeva a compimento, perché l’operatività progettata dal presidente di Asset per Bcr, strumento essenziale alla realizzazione del disegno stesso ed anche asse portante del gruppo criminale già costituito, si interrompeva a causa degli arresti conseguiti alle indagini di polizia giudiziaria ed al successivo commissariamento della banca forlivese, prima che un’associazione per delinquere venisse effettivamente formata” si legge nella sentenza. 

I Giudici motivano poi la prescrizione di alcuni capi di imputazione e di diverse contestazioni di riciclaggio nelle quali, seppure  le condotte fossero idonee al trasferimento e sostituzione del denaro,  non è stato sufficientemente provato il reato presupposto. Non è stato accertato, cioè, che il denaro movimentato fosse di provenienza illecita.

Non così nel caso delle “pere”. E’ la vicenda per cui gli ex vertici di Asset sono stati riconosciuti colpevoli di riciclaggio. Si tratta di 200mila euro della Tubozeta società facente capo a Gianfranco Cappelli, che ha anche testimoniato al processo confermando i trasferimenti di denaro: le “200 pere”, appunto. 

Sono poi numerosi i casi per i quali, a vario titolo, gli imputati condannati sono stati riconosciuti colpevoli della abusiva attività bancaria, sostanziatasi prevalentemente nella raccolta in Italia che una banca sammarinese non poteva effettuare. Quanto alla responsabilità di Asset Banca come soggetto giuridico, i Giudici scrivono: “Appare evidente che Ercolani Stefano e Tabarrini Barbara hanno agito non già per finalità esclusivamente personali ma nell’interesse della banca sammarinese, posto che le condotte ostruzionistiche e di occultamento ai danni della Banca d’Italia avevano il palese intento di non far emergere il ruolo di assoluta dominanza gestionale, organizzativa ed economica di Asset nei confronti di Bcr, sostanzialmente controllata e dipendente dalla prima, e quindi di poter continuare ad operare in Italia aggirando la normativa nazionale ed eludendo il sistema di vigilanza e controllo imposto agli istituti bancari operanti nel territorio italiano”.   

 

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