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Riciclaggio milionario tra Rimini, Ferrara e San Marino
La Guardia di Finanza di Rimini ha dato inizio ieri mattina, nell’ambito dell’operazione “Easy Bridge”, a perquisizioni domiciliari e ad un provvedimento di sequestro di beni per 10 milioni di euro nei confronti di quattro persone (due residenti in provincia di Ferrara e due sul Titano), ritenute responsabili del reato di riciclaggio. E’ il risultato di complesse indagini, coordinate dalla Procura della Repubblica, Guardia di Finanza di Rimini, con la collaborazione delle Autorità di San Marino.
Gli accertamenti hanno svelato un meccanismo finalizzato a sostituire denaro contante con assegni emessi da persone che potrebbero essere con ogni probabilità addirittura inconsapevoli dello scopo, bypassando in tal modo i presidi previsti dalla normativa di prevenzione dell’utilizzo del sistema finanziario a scopo di riciclaggio. Le somme in assegni, versate su conti correnti sammarinesi, venivano messe in sicurezza attraverso l’integrale trasferimento da San Marino verso società con sede in Paesi quali Panama, Dubai, Emirati Arabi, Hong Kong.
Interessati dal provvedimento sono due gioiellieri di Ferrara e due professionisti con cittadinanza della Repubblica di San Marino responsabili di aver riciclato denaro per almeno 5 milioni di euro. Secondo gli inquirenti la mente del sistema di riciclaggio internazionale era il noto commercialista sammarinese Franco Botteghi, che appunto è uno dei 4 indagati raggiunti dai provvedimenti di sequestro eseguiti dalla Gdf.
Dallo studio sammarinese, riporta Rtv, arriva la replica. Lo studio Botteghi dichiara infatti di essere “esclusivamente consulente, per entrambe le società coinvolte. Siamo a disposizione delle autorità, attendiamo lo svolgimento delle indagini e confidiamo, come sempre, nella giustizia”, riporta la Rtv.
Altri cinque soggetti – tre di origine campana e due siciliani – sono stati interessati dalle indagini perché ritenuti responsabili di esercizio abusivo dell’attività finanziaria.
Gli accertamenti eseguiti dal Nucleo di polizia economico-finanziaria di Rimini su una fitta serie di transazioni finanziarie sospette, hanno fatto emergere un sofisticato meccanismo finalizzato a sostituire il denaro contante di sospetta provenienza illecita “polverizzandolo” in oltre 2.000 assegni. L’operazione di “lavaggio” del denaro passava attraverso la raccolta di assegni post-datati emessi da privati e commercianti nell’ambito delle loro attività, successivamente “monetizzati” con denaro contante di dubbia provenienza. Gli assegni venivano poi consegnati agli autori dell’illecita pratica per completare il riciclaggio: dopo aver inserito nel campo “beneficiario” alternativamente il nome di due società di diritto sammarinese, gli indagati provvedevano a versare gli assegni sui conti correnti a queste intestati, simulando così plausibili operazioni commerciali.