San Marino. Commissione giustizia, i verbali che si vogliono tenere nascosti

San Marino. Commissione giustizia, i verbali che si vogliono tenere nascosti

L’informazione di San Marino

Commissione giustizia, ecco cosa c’è scritto nei famigerati verbali che si vogliono tenere nascosti.

La mancata conoscenza dei verbali della Commissione Affari di Giustizia, ha alimentato per mesi un dibattito che ha distorto la realtà causando, attraverso la pratica polemica di un forzato ed esasperato concetto di riservatezza, l’utilizzo di informazioni veicolate in maniera parziale. La distorsione è arrivata al culmine con l’accusa del presunto “colpo di Stato” quando, invece, a vedere i verbali della Commissione e quanto emerso pubblicamente dai pochi comunicati del Consiglio Giudiziario, pare più di assistere, per contro, a una certa insofferenza al meccanismo delle decisioni prese secondo democrazia. Il risultato è stato quello di diffondere una rappresentazione ribaltata rispetto a quanto realmente accaduto. Rappresentazione basata più sul sentito dire che sulle prove, più sulle illazioni che sui fatti, più sulla valutazione politicizzata degli avvenimenti che sulla obiettiva trattazione dei problemi.

Le valutazioni del Consiglio Giudiziario Plenario A dare la chiave di lettura delle sedute della Commissione Affari di Giustizia, è quanto deliberato e poi reso noto dalla maggioranza dei magistrati in sede di Consiglio Giudiziario Plenario. Scrivono le toghe dopo la seduta del 19 dicembre 2017, una volta presa visione dei famigerati verbali della Commissione Affari di Giustizia: “Nella veste e nello svolgimento delle funzioni di Magistrato Dirigente, referente della Commissione Consiliare per gli Affari di Giustizia, con dichiarazioni iscritte agli atti di due distinte riunioni della Commissione, la dott.sa Valeria Pierfelici: 1) ha fornito alla Commissione notizie prive di prove, mediante le quali ha attribuito a diversi Magistrati comportamenti capaci di offenderne il decoro e l’onore e complessivamente di intaccare il prestigio della Magistratura; 2) ha espresso opinioni valutazioni, congetture inopportune su vicende per le quali sono in corso procedimenti penali, su presunti attacchi all’indipendenza della magistratura, sui rapporti fra politica e Tribunale, fra Magistrato Dirigente e Commissione Consiliare per gli Affari di Giustizia, sul rispetto del segreto istruttorio. Tali condotte, che realizzano atti d’esercizio di pubbliche funzioni, sono da giudicare censurabili e inosservanti del dovere di operare con obiettività, imparzialità e prudente equilibrio. Condotte tali che ad oggi paiono compromettere la fiducia espressa dal Consiglio Giudiziario alla Dirigente”. Il Consiglio giudiziario nelle successive sedute ha confermato questa posizione preliminare, specificandola nel dettaglio in 13 punti che hanno portato alla revoca dell’incarico all’ex Dirigente e alla sua sostituzione con il professor Ferroni, poi deceduto, cui è seguita la nomina, venerdì scorso, del nuovo dirigente, il professor Giovanni Guzzetta.

La scintilla dello scontro Tutto era scaturito dalla seduta della Commissione affari di giustizia del 30 ottobre 2017, quando doveva essere discussa la relazione sullo stato della giustizia redatta dall’allora Magistrato dirigente Valeria Pierfelici. In quella sede però, l’ex Dirigente si presentò con un “addendum” alla relazione nel quale veniva descritto un presunto attacco al tribunale, con la descrizione di un teorema che vedeva interessati giudici, politici, ex politici e soggetti indagati, ricalcando, a detta dell’allora Dirigente, una situazione già vissuta nel 2005 nella quale si sarebbe minata la credibilità del tribunale e il ruolo dello stesso Dirigente. Un teorema che, dopo quella data – ma per certi aspetti e in Consiglio Grande e Generale anche prima -, è stato abbracciato in toto dall’opposizione. Questo nonostante sia stato smentito e, anzi, stigmatizzato dalla maggioranza dei giudici. 

I verbali Le gravi affermazioni contenute nell’addendum alla relazione, poi indicato come aggiunta al verbale, avevano indotto i Commissari a volere un approfondimento, prima, e poi disporre l’approdo in Consiglio giudiziario plenario, organo deputato alla trattazione di detti problemi. Qui scattò il primo scontro perché i commissari di minoranza si opposero, come noto, a questa trasmissione. Perché? Ma soprattutto, che cosa contenevano e contengono questi verbali?

Uno dei fatti trattati è la vicenda di quello che è stato definito con efficace sintesi il “mediatore giudiziario”. La Pierfelici, nell’indicare la particolarità del momento, riferisce così la vicenda in Commissione Affari di Giustizia nella seduta del 22 novembre 2017: “Prosegue poi con il riferimento – si legge nel verbale – evidenziando che le stranezze di questa fase istituzionale continuano ed emergono anche da una lettera depositata da Alessandro Rossi in data 7 novembre 2017, indirizzata a lei ed al Commissario Buriani. In tale lettera si legge testualmente: «il 13 novembre verso le ore 16,30 ho ricevuto una telefonata da parte di Claudio Podeschi; mi trovavo casualmente a discutere con il mio amico Commissario della Legge Penale Gilberto Felici, al quale ho riferito la richiesta e il chiamante della telefonata. Podeschi ha espresso con una certa insistenza la volontà di incontrarmi». Alessandro Rossi incontra Claudio Podeschi il giorno successivo e tra le altre cose, si legge testualmente quanto segue: «alla fine Podeschi ha formulato la richiesta in tipico stile politico/omertoso sammarinese anni ’90, ovvero io (Alessandro Rossi) dovevo fungere da tramite per fare arrivare un messaggio al Magistrato Dirigente. Il messaggio sommariamente sarebbe stato il seguente: lui avrebbe smesso di combattere contro di lei, si sarebbe ritirato all’estero se in qualche modo gli si fosse garantito l’esito positivo sul processo di secondo grado. Naturalmente lui in via indiretta avrebbe contribuito anche a fornire informazioni rilevanti sul comportamento del dott. Buriani, e nel caso di un esito politico favorevole al mio schieramento, avrebbe, a suo dire, contribuito con i suoi – sempre a suo dire – potenti amici esteri, a dare una mano al Paese per affrontare la crisi economica». Prosegue nella lettura: «richiedendo di valutare l’opportunità di approfondimento in un incontro congiunto (Magistrato Dirigente, Buriani e Alessandro Rossi), anche per sviscerare i contenuti posti nelle mie considerazioni»”.

Per la cronaca va detto che il legale di Claudio Podeschi nei giorni scorsi, quando è emersa la notizia, ha contestato la ricostruzione fatta nella lettera di Rossi. Sta di fatto che questa ricostruzione è entrata anche in Commissione attraverso il riferimento dell’allora Dirigente che, si legge nel verbale, aveva proseguito: “Non sa cosa abbia deciso di fare il dott. Buriani, ma lei, attesa l’assenza di alcun rapporto con Alessandro Rossi, ed in ragione del tenore delle dichiarazioni, ha ritenuto doveroso aprire un procedimento penale per approfondire la questione, che le pare presenti particolari aspetti· interessanti, anche per rispondere ad una serie di domande: 1) posto che le risulta che a combattere – come dice lui – contro di lei siano altri … come fa Claudio Podeschi a dire che lui avrebbe smesso di combattere, ovvero con chi sta partecipando? E’ comunque preoccupante, anche se le ragioni sono diverse! 2) Come fanno alcuni dei suoi colleghi a mandarle il messaggio (ovviamente tramite terze persone e non direttamente… è all’evidenza una costante che nessuno è in grado di dirle in faccia quello che pensa…) che tutti questi attacchi finiscono se lei va da loro per concordare una data per le sue dimissioni? E nel mentre si fa la conta dei voti per il Consiglio Giudiziario che dovrebbe sfiduciarla e nominare un Magistrato dirigente gradito, con attività di proselitismo, giustificata con l’assicurazione che con questo Governo nulla potrà succedere ai colleghi in difetto, ma solo a lei; 3) perché solo adesso dopo anni di discussioni e di rappresentazione di arretrati e denunce di scarsa produttività da parte di alcuni giudici, si pensa di mettere in discussione la distribuzione del lavoro – su cui per legge né questa Commissione né il Consiglio Giudiziario plenario hanno alcuna competenza -, quando ogni modifica è stata effettuata di concerto con il dott. Buriani e il dott. Felici, che sono intervenuti anche in  riunioni tra colleghi per stigmatizzare la scarsa produttività di alcuni e comunque, nonostante precise indicazioni nei provvedimenti di distribuzione del lavoro, nessuno ha mai rappresentato difficoltà o problemi? (…) In passato era palese l’attività ostativa di alcuni Giudici, ben appoggiati da una certa parte della politica! Ma anche in questo caso la storia si ripete: basta leggere i verbali del Consiglio Giudiziario dal 2004 e seguenti, per cogliere le medesime dinamiche: alcuni giudici con alcuni politici hanno usato gli stessi argomenti per pervenire alle sue dimissioni”.

Oltre a questa ricostruzione, il famoso “addendum” e i verbali contengono altre pesanti affermazioni che però, almeno 8 magistrati su 11 in Consiglio giudiziario, hanno ritenuto essere illazioni o non provate. Vero è che in queste sedute si sviluppò anche lo scontro politico, poi portato anche fuori. Nei prossimi giorni daremo conto di altre parti dei famigerati verbali.

 

Condividi


Per rimanere aggiornato su tutte le novità iscriviti alla newsletter

Quando invii il modulo, controlla la tua inbox per confermare l'iscrizione

Privacy Policy