Non siamo per la gioia maligna
Marino Cecchetti
Si è già avuto modo di stigmatizzare il malfatto – verso la Cina – ordine del giorno sulle telecomunicazioni, approvato in gennaio dal Consiglio Grande e Generale. La Segreteria di Stato per gli Affari Esteri sta riparando? A fronte delle difficoltà in cui si dibatte quel Paese per il coronavirus, la vicinanza dei Sammarinesi finora, di fatto, si è espressa, pubblicamente, solo con un invio di materiale da parte dell’Associazione San Marino Cina.
Troppo poco. Manca un’attestazione pubblica corale di solidarietà.
Per noi la Cina non è solo un grandissimo Paese. Il 6 maggio 1971 a Parigi “Il Governo della Repubblica di San Marino e il Governo della Repubblica Popolare di Cina hanno deciso il riconoscersi reciprocamente”, prevedendo anche lo scambio di ambasciatori. Fu un atto importante non solo a favore della – allora – marginalizzata Cina. Infatti, nonostante l’esplicito impegno riconfermato il 6 marzo 1968, l’Italia continuava a non inviare un ambasciatore sul Titano, pur previsto fin dal 1939. Con detto accordo con la Cina, San Marino – ancora senza riconoscimenti a livello diplomatico, perché di fatto stoppati dall’Italia – ha fatto sapere a Roma che avrebbe potuto essere non italiano il primo ambasciatore presso il Governo del Titano.
Noi, insomma, non stiamo con chi, in questi giorni, si sta facendo prendere dalla schadenfreude o gioia maligna, come dicono i tedeschi. E, dato che da Wuhan nel 1911 è iniziata la rivoluzione che abbatté l’ultima dinastia imperiale a Pechino, aspetta che l’emergenza sanitaria diffusasi proprio da Wuhan, provochi, come quella volta, uno sconquasso politico generale nell’immenso Paese.
Noi vogliamo essere in prima fila a esprimere gratitudine ai Cinesi per come conducono la lotta al coronavirus a favore di tutti, nel mondo globalizzato. Abbiamo un motivo in più.