Nuovo Quotidiano di Rimini: Testimonianza da pelle d’oca quella fornita dalla 30enne davanti al giudice monocratico nel processo contro l’uomo / Segregata in casa dal marito geloso / Quattro anni da incubo per una giovane moglie russa. Poi finalmente la fuga
RIMINI. Chiusa in casa. Segregata per quattro anni come una schiava. E guai a lei se provava ad uscire o, addirittura, ad affacciarsi alla finestra. Giù insulti, minacce e botte. Per quattro anni questa 30enne russa ha dovuto sopportare la gelosia malata e la patologica possessività del marito, un 60enne napoletano senza lavoro, peraltro vedovo e padre di tre figli avuti dal precedente matrimonio. Dal 2009 a fine 2012 quando, carica di coraggio e disperazione, aspettò che l’uomo uscisse di casa, prese la figlioletta di 4 anni, e scappò da quell’appartamento-prigione, senza guardarsi indietro neppure un istante. Minuti interminabili che la portarono negli uffici dell’Ausl in via della Repubblica a chiedere aiuto. Per lei d’un tratto si spalancò un mondo nuovo fatto di accoglienza e libertà. Che dall’incubo di quell’abitazione riminese la guidò, insieme alla figlia, ad una casa accoglienza gestita dall’associazione “Rompi il silenzio”. (…)