Oggi è la Giornata Internazionale dell’Infanzia e dell’Adolescenza, ecco il messaggio dei Capitani Reggenti di San Marino

Oggi è la Giornata Internazionale dell’Infanzia e dell’Adolescenza, ecco il messaggio dei Capitani Reggenti di San Marino

Messaggio dei Capitani Reggenti della Repubblica di San Marino, Maria Luisa Berti e Manuel Ciavatta, in occasione della Giornata Internazionale dell’Infanzia e dell’Adolescenza, che si celebra oggi, domenica 20 novembre 2022.

“Il 20 novembre di ogni anno si celebra la Giornata Internazionale dell’Infanzia e dell’Adolescenza.

La data coincide con il giorno in cui l’Assemblea Generale dell’ONU adottò, nel 1959, la Dichiarazione dei diritti del fanciullo e, nel 1989 – esattamente 30 anni dopo – la Convenzione sui diritti dell’infanzia, Convenzione che la Repubblica di San Marino ha ratificato nel 1991.

La Convenzione afferma il diritto universale ad una infanzia felice e ribadisce il divieto di ogni forma di sfruttamento dei bambini e degli adolescenti.

Il numero degli Stati che, attraverso la ratifica della Convenzione, si sono vincolati giuridicamente al rispetto dei principi in essa affermati è altissimo. Tuttavia, ancora oggi, assistiamo troppo spesso alla negazione di tali principi. Ad essere calpestati, in tante parti del mondo, sono ancora i più elementari diritti alla sopravvivenza e alla protezione, con bambini che continuano a morire per povertà, malnutrizione cronica e per malattie che potrebbero facilmente essere prevenute e curate.

Bambini privati della loro infanzia e della loro libertà perché ‘arruolati’ nelle zone di guerra. Bambini profughi, costretti a fuggire – spesso senza le loro famiglie – per guadagnare una speranza di vita che, altrettanto spesso, rimane tale. Bambini assoldati dalla criminalità o sfruttati nel lavoro minorile perché nati in contesti di privazione economica ed educativa. Bambine usate come merce di scambio, costrette a matrimoni non voluti e precoci, che spesso muoiono durante gravidanze e parti – risultato di questi matrimoni forzati – condannate a vivere ogni giorno in un incubo quando ancora dovrebbero giocare spensierate. Bambini e bambine cui viene negato il diritto alla salute, all’istruzione, a una crescita armoniosa; bambini ai quali è precluso il gioco e la possibilità di sognare.

Tutte queste sono realtà drammatiche, non sempre così distanti dai nostri Paesi, ove, tra l’altro, abusi e più subdoli tipi di violenza rischiano di minare l’integrità dei bambini e degli adolescenti, la fiducia in se stessi e negli adulti e di compromettere lo sviluppo sano della loro personalità.

Nel mondo, le voci dei bambini e, soprattutto, degli adolescenti stanno diventando più forti e reclamano migliori condizioni di vita, sociali, sanitarie e di istruzione. I giovani chiedono un pianeta che possa continuare ad ospitare loro e le generazioni future, un pianeta nel quale l’utilizzo delle risorse sia sostenibile e l’ambiente tutelato. Stanno chiedendo la pace, la fine della violenza, dei conflitti in atto, delle divisioni politiche, culturali, religiose, che distruggono le comunità, fanno
a pezzi le famiglie e mettono in pericolo la loro vita ogni singolo giorno.

In questa occasione dobbiamo chiederci: stiamo davvero ascoltando?

Quest’anno, in particolare, il tema è ‘Inclusion, for every child’. Inclusione per ogni bambino. Un invito a tutti i Paesi membri delle Nazioni Unite a condividere un messaggio positivo di uguaglianza e inclusione per ogni fanciullo e adolescente.

La capacità di inclusione dipende prima di tutto dalla consapevolezza dal valore della diversità. Ma si può comprendere la diversità senza prima aver fatto proprio il tema dell’uguaglianza?

Il nostro ‘essere umani’, il nostro ‘essere persona’ ci rende uguali. Ed essere uguali comporta avere gli stessi diritti: di vivere, di essere rispettati, di sentirsi liberi, di esprimere il proprio pensiero, di cercare il proprio modo di sentirsi realizzati e di poter sognare, soprattutto, da bambini.

Uguaglianza non significa, invece, uniformità od omologazione, né assenza di differenze. Significa, piuttosto, equità e rispetto dell’altro nella propria diversità: garantire, cioè, a tutti le stesse opportunità considerando, e valorizzando, le particolarità e le differenze.

Così concepita, la diversità diventa un valore fondamentale e un fattore di arricchimento, nella vita, nel lavoro, nella cultura, nella politica e per la società nel suo insieme. Perché la diversità di ciascuno si nutre del valore della diversità degli altri.

Per tale ragione, solo eliminando ogni forma di discriminazione e tutelando le diversità possiamo aspirare ad una convivenza pacifica. Ciò è ancor più vero quando si parla di bambini.

L’eliminazione della discriminazione tra i bambini e gli adolescenti di civiltà ed etnie diverse, di religioni e culture diverse, di provenienza, condizioni sociali, opportunità e capacità diverse costituisce il presupposto imprescindibile per una società veramente inclusiva, nella consapevolezza che ogni pregiudizio è dannoso per la sua armonia.

Essendo i bambini e gli adolescenti di oggi gli adulti di domani, il futuro del nostro Paese, e dell’intero pianeta, dipenderà da loro. Dal modo in cui saranno educati al rispetto dell’altro ed all’accoglienza delle diversità di ognuno, da come sarà loro consentito di vivere e crescere in contesti che garantiscano equità e pari opportunità, per una vera inclusione sociale e civile.

Ed è, innanzitutto, nella famiglia e nella scuola che ogni bambino intraprende il suo percorso di crescita personale ed educativo per diventare adulto.

É un’evidenza che all’indebolimento ed alla progressiva destrutturazione della famiglia nella società civile è corrisposto un forte aumento del disagio e dei bisogni umani ed educativi dell’infanzia. Un aspetto che va assolutamente controvertito, rimettendo la famiglia, che è la prima titolare dell’educazione dei figli, al centro dell’attenzione di ogni indirizzo politico, nazionale e internazionale.

Insieme alla famiglia, anche la scuola è, e resterà sempre, il luogo d’eccellenza in cui ogni bambino inizia il proprio processo di conoscenza, di crescita e di maturazione, e impara a esercitare il senso critico, lo spirito di osservazione personale e, conseguentemente, il rifiuto dei pregiudizi e la capacità di confronto con gli altri.

Una scuola che, soprattutto in questo ultimo decennio, ha svolto un lavoro immenso ed esemplare proprio per rendere l’inclusione educativa una realtà concreta, nel contesto stesso in cui i bambini e i ragazzi trascorrono la parte più ampia della propria giornata.

Il nostro pensiero, inoltre, va – e non potrebbe essere altrimenti – anche a tutti i bambini e ragazzi con disabilità, alle loro famiglie ed a tutte le persone che, singolarmente – o unite in associazione – si fanno loro vicine con l’amicizia e l’aiuto concreto. Non c’è atto inclusivo più eloquente di chi vive la propria vita al loro fianco, per garantire loro le stesse condizioni e opportunità di vita di ogni altro bambino.

Concludiamo questo messaggio invitando tutti a una riflessione: chi deve essere maggiormente educato all’inclusione?

Osserviamo come sia facile per un bambino, soprattutto se in tenera età, approcciarsi spontaneamente alla diversità – dentro e fuori la scuola – e vivere le diversità dei compagni con estrema naturalezza. Per i bambini più piccoli la diversità porta con sé tante sensazioni che per loro risultano speciali: accettazione, apertura, aggregazione, curiosità e, dunque, inclusione. Sono, semmai, il condizionamento degli adulti, le strutture sociali e culturali consolidate e stereotipate, che non favoriscono l’inclusione di ogni bambino.

Sta a noi adulti – genitori, insegnanti, educatori, rappresentanti della società civile e delle Istituzioni – trarre esempio ed insegnamento in questo, proprio dai bambini, e tradurlo in buone pratiche quotidiane che consentano nelle successive fasi di crescita del bambino e dell’adolescente di mantenere tale disponibilità all’accoglienza per tutto il suo percorso di maturazione e formazione.

A noi, dunque, il compito di veicolare questo messaggio di apertura e di valorizzazione di ogni persona, proprio a partire dall’infanzia, con azioni e comportamenti quotidiani e – come esponenti delle istituzioni – con la messa in campo di tutte le iniziative possibili – legislative, politiche, sociali – a favore in primis della famiglia e della scuola, perché si consolidi questo circolo virtuoso.

Ogni bambino che si sente incluso sarà un adulto che trasmetterà a sua volta la cultura dell’inclusione ai bambini di domani e, infine, la cultura della pace.

Il modo con il quale ci adopereremo in tal senso dimostrerà nei fatti quale tipo di adulti siamo e vogliamo essere e quale tipo di società vogliamo costruire.

Agli adulti, dunque, questa grande responsabilità”.

I Capitani Reggenti di San Marino
Maria Luisa Berti e Manuel Ciavatta

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