Operazione Torre d’ Avorio, la reazione del Movimento Rete

Operazione Torre d’ Avorio, la reazione del Movimento Rete

Da giorni si parla dell’ “attacco” della Guardia di Finanza italiana tramite le ormai famigerate raccomandate ai cittadini italiani residenti in Repubblica.

I commercialisti sammarinesi in una loro nota informano che tale procedimento sarebbe un errore frutto di vecchie procedure sui titolari effettivi: allora perché il governo cita gli accordi internazionali e una parte della maggioranza parla di un “attacco inaccettabile, intempestivo ed ingiusto alla nostra realtà”?

In tutto questo trambusto emerge tutta la debolezza della nostra politica estera.

Per il momento si apprende che il Governo si starebbe muovendo per l’ennesimo incontro chiarificatore.

I segretari alle Finanze Capicchioni e agli Esteri Valentini avevano già cercato di tranquillizzare l’opinione pubblica in occasione dell’incontro con il Ministro dell’Economia Padoan, nell’ agosto 2015.

Da quell’incontro sembrava di essere usciti con un accordo di collaborazione reciproca, come si apprende dal comunicato ufficiale diramato anche dal MEF nel 2015  che dichiara: “sono stati sottolineati, con reciproca soddisfazione, i progressi nei rapporti bilaterali, alla luce delle nuove prospettive che si sono aperte con l’adesione da parte della Repubblica di San Marino ai più avanzati standard internazionali in materia di trasparenza e scambio di informazioni”. Non solo. Sull’operazione Torre d’avorio, le parti avevano concordato che questa “non rappresenta alcun ostacolo alla reciproca collaborazione”.

Ci si chiede perché allora da poco gli italiani residenti a San Marino hanno ricevuto raccomandate per avviare una serie di controlli fiscali su movimenti di capitali da e verso la Repubblica!

Tutto è partito agli inizi di agosto dello scorso anno in seguito all’apertura dell’operazione Torre d’avorio, che ha “messo sotto osservazione”, con l’ombra di reati come riciclaggio ed evasione fiscale, 58.841 soggetti per movimentazioni finanziarie tra l’Italia e la Repubblica di San Marino negli anni dal 2009 al 2014.

Di questi sembra che oltre 20mila di loro, stando ai primi accertamenti su dati bancari e dichiarazioni dei redditi, abbiano esportato a San Marino oltre 22 miliardi di euro. Da quello che sappiamo l’indagine mira a capire quanto del denaro custodito nelle banche sammarinesi sia frutto di evasione o di altri reati, dalla bancarotta fraudolenta al riciclaggio di denaro sporco.

Ci teniamo a sottolineare che la questione è quindi molto delicata: apprendiamo dalla stampa che gli inquirenti sospettano vi siano anche tesorieri di organizzazioni criminali ma anche professionisti, commercianti e alcuni banchieri, due terzi dei quali residenti nelle regioni confinanti, tra l’ Emilia Romagna e le Marche.

Ora rimane da capire quale ingranaggio si sia inceppato.

Che non basti fare le leggi o aderire agli accordi per riguadagnarsi la credibilità di paese collaboratore e trasparente dopo anni di distorsioni e mal governo, lo avevamo ribadito anche in occasione della voluntary disclosure, quando chiedevamo di attuare una politica di collaborazione e trasparenza sui capitali, tutelante degli interessi della Repubblica, in merito alla loro provenienza e agli impatti sul tessuto economico sammarinese per gli investimenti in immobili, automobili o società sammarinesi in crisi.

Una trasparenza applicata e non solo sbandierata sarebbe ad esempio quella di rendere palesi i reali beneficiari persone fisiche delle società sammarinesi e delle banche.

Peccato che proprio su questo aspetto vi siano ancora numerose remore: con un articolo nella legge di bilancio del 2014 ad esempio sono state condonate le schermature fiduciarie esistenti dei soggetti bancari e finanziari.

In cambio si è “concessa” una falsa trasparenza ai sammarinesi: quella di accedere ai titolari effettivi (laddove essi emergano), ma solo da parte dei consiglieri e con vincolo di segretezza!

Eppure proprio la trasparenza, oltre alla snellezza delle pratiche e alla certezza di norme uguali per tutti, sarebbero la base per attirare imprenditori seri: ma si sa che anche oggi si chiede agli investitori di passare prima dalle stanze dei Segretari di Stato!

MOVIMENTO RETE

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