“Partecipare per crescere: riapriamo il dibattito su temi chiave”

“Partecipare per crescere: riapriamo il dibattito su temi chiave”

Sulle nostre scrivanie si raccolgono, ormai quotidianamente, articoli che i cittadini inviano ai giornali per esprimere opinioni e avanzare proposte per possibili soluzioni della gravissima crisi che riguarda anche il nostro piccolo Stato.

Questo evidenzia il bisogno di sentirsi parte attivamente alle scelte che determinano il futuro della Repubblica e che si percepiscono come irreversibili perché ipotecano la qualità di vita di ognuno di noi e di almeno due future generazioni di giovani.

Sono scelte che i governi e la politica organizzata, continuano a fare, senza la minima preoccupazione di aprire un dibattito sui temi cruciali. Ogni luogo di incontro è burocratizzato e spinge all’impotenza di ogni presa di posizione contraria e di ogni volontà di contribuire a un progetto comune.

Il nodo è infatti proprio “il progetto comune.” Potrà mai esserci in un Paese di 30 mila abitanti e di 61kmq? Oppure la frammentazione, la pretesa di risposte individuali o di categoria, gli interessi più immediati e i privilegi consolidati impediranno il dialogo con le grandi trasformazioni che attraversano la nostra epoca, relegando il piccolo Stato a un ruolo di scarto?

La rivoluzione digitale sta velocemente cambiando le nostre vite: una confluenza di forze che non si può arrestare e che ci richiama ad uno sforzo continuo di adeguamento a una massa immensa di nuove tecnologie, di nuovi dati e strumenti, di nuovi mezzi, nuove opzioni.

La risposta politica non può avere lo sguardo corto, non rendersi conto del crinale su cui è avviata anche in una piccolissima realtà statuale come San Marino.

Appena 50 anni fa si cominciò a parlare di intelligenza artificiale, che ha raggiunto livelli imprevedibili di sviluppo e oggi coinvolge ogni aspetto della nostra vita sociale. Con le sue immense possibilità, cambia repentinamente la geografia politica delle grandi potenze mondiali. La domanda è saremo più liberi o più schiavi?

Di fronte a questi scenari, essere comunità significa dare un valore etico alle trasformazioni e attrezzarsi perché siano affrontate con consapevolezza, prima che diventino un gioco di speculazioni e di individualismo distruttivo.

Noi abbiamo uno strumento potente per evitare che il piccolo Stato diventi una mera curiosità del passato. Sono le nostre istituzioni a cominciare dal Consiglio Grande e Generale. È in questo ambito che le nuove generazioni di politici possono dare prova delle loro capacità di volere il bene comune.

La vecchia classe dirigente era sostenuta dai partiti, che, nel bene o nel male, indicavano la direzione in cui muoversi con una precisa visione della società e la convinzione che mai si sarebbe tornati indietro dalle conquiste democratiche e di libertà. Era classe dirigente perché aveva potere di elaborare e, con il tempo necessario, di lasciare sedimentare intuizioni e progetti.

Oggi basta un applicativo microsoft per sconvolgere, in un attimo, anni di lavoro, di formazione, di auto convincimenti.

La classe politica è al bivio: scomparire dentro l’ovvietà della rete, più forte di qualsiasi ideologia, oppure entrare nella rete affrontando le nuove opportunità e incontrare là, gli alleati e le connessioni per creare ciò che solo dall’interno è possibile: la nuova società, che non ignora, non trascura, non respinge, ma governa i fenomeni complessi, i loro rapidi mutamenti.

Se questo è auspicabile, il nostro Consiglio Grande e Generale deve poter contare su persone davvero preparate ad essere autonome, e contemporaneamente capaci di abbandonare le illusioni del proprio individualismo per costruire una direzione della politica di ampio respiro.

San Marino offre l’opportunità di un accesso facilitato alla politica, cosa che gli eletti dovrebbero tenere conto, perché la delega che ricevono non è in bianco. L’ascolto di chi ha esercitato il diritto di voto è importante quanto l’aver ottenuto il diritto di rappresentanza: in ognuno dei due casi si tratta infatti di segnare una specificità che ci contraddistingue: essere cittadini del piccolo Stato.

La qualità dei cittadini che esprimono il voto e la qualità di chi li rappresenta è l’unica certezza per la continuità della nostra particolarissima vicenda storica.

Prepararsi politicamente significa allora abbandonare l’abitudine alla banalità e all’ovvietà che purtroppo imperano nel confronto maggioranza e minoranza in Consiglio Grande e Generale, il cui compito non è di gestire il quotidiano, perché altri organismi devono farlo, ma di indicare una via condivisa di tutela del patrimonio secolare di sovranità.

Sono anni che non emerge un progetto per il Paese. Tutto è concentrato sulle emergenze che di volta in volta i governi propongono e che hanno indotto spesso a scelte letali per la nostra piccola entità statuale. I progetti di futuro non li possiamo affidare ai consulenti o agli strateghi improvvisati, perché, primo fra tutti, è nel Consiglio Grande e Generale che si deve trovare la coesione per orientare l’economia del futuro, la socialità del futuro, la collocazione internazionale del futuro.

Le distinzioni non servono, potranno esserci quando si tratterà di gestirne l’attuazione pratica.

Abbiamo strumenti per fronteggiare le difficoltà di intravvedere uno sbocco alle molte risorse che ancora possediamo: umane e anche materiali e finanziarie, ma che stiamo inesorabilmente perdendo. Partiti e movimenti non sono in grado di dare risposte adeguate, poiché non hanno elaborato nulla per anni, si sono adagiati sul privato e un esasperato individualismo ha loro sottratto ogni energia.

La capacità di raccogliere e valorizzare risorse per costruire una visione di futuro della comunità può essere soltanto di un organismo che rappresenti nella loro generalità i cittadini tutti.

La complessità dello Stato è oggi determinata anche da strutture che sono nate da una forte e precisa volontà politica: mettere al passo San Marino con un contesto europeo e internazionale in perenne rivolgimento. Banca Centrale, San Marino RTV, l’Università, gli Istituti culturali, le Aziende Autonome, l’Agenzia per lo sviluppo, le Start up, la Diplomazia devono assumere un ruolo protagonista nel sviluppare idee, progetti e nel confronto fra i cittadini. Non se ne sente mai parlare a livello di dibattito pubblico, eppure sono la nostra opportunità per non lasciare che ogni cittadino si abbandoni ai propri sogni, magari anche possibili da realizzare, alle proprie proposte, ai propri studi, alla propria creatività. Queste strutture sono nate per fare sistema, non per agire isolatamente, a compartimento stagno, in attesa di qualche evento da manifestare.

Il Consiglio deve farsene carico per rilanciarne la validità, per garantire mezzi e continuità ma anche per intrattenere una interlocuzione politicamente efficace, affinché la loro presenza sia attiva, partecipe della costruzione di una nuova San Marino.

Il piccolo Stato è oggi una realtà molto difficile da custodire. Esso potrebbe facilmente confondersi con quella realtà virtuale da cui siamo circondati e dalla quale è sempre più problematico sfuggire. Sta a noi scegliere se mantenerlo o lasciare che si sciolga nel mare aperto.

ANGELA, FAUSTA,MARCELLA, ORIETTA, RITA

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