Pietà e laicità

Pietà e laicità

In questi giorni un evento particolare mi ha colpito ed è stata la s. Messa voluta dagli Ecc.mi Capitani Reggenti per ricordare i tanti fratelli sammarinesi morti per il Covid-19. E questo mi ha ricordato come le nostre radici cristiane sono un patrimonio da tutelare e che la preghiera per i cari ha non solo un valore personale, privato, ma può costituire un fatto pubblico, senza che ne sia inficiata la laicità dello Stato. Bel gesto, di cui essere grati e, in qualche modo, fieri.

E quindi anche gesto che suscita molte riflessioni, soprattutto in questo tempo. E tra l’altro, nella prossimità dell’anniversario della visita di Sua Santità Benedetto XVI alla Diocesi e alla Repubblica.

Questo tempo richiede a tutti di ripensare e realizzare un positivo rapporto con la politica, come arte del bene comune.

E non possiamo dimenticare coloro che, nella nostra e altrui storia, hanno indicato linee di azione e di responsabilità costruttive.

E mentre scrivo queste poche note leggo su Google queste righe (e mi si frena la mano per lo sgomento): «Simone Pillon (Brescia, 1º giugno 1971 – il prima possibile [è qui indicata la data di morte – nota mia]) è stato un avvocato e politico italiano». E mi accorgo che è il titolo della voce di Wikipedia che appare su Google (e non nel testo dell’articolo) e mi chiedo se non sia giunto il momento di dare un taglio a questo settarismo che inquina la vita sociale e politica contemporanea, al punto di augurare la morte a coloro di cui non si condividono le idee.

Non ci sono parole per chiedere a tutti che si possa ristabilire un clima di rispetto per ogni uomo, oltre alle sue idee politiche o concezioni sulla vita e sulla realtà.

Ho ascoltato in questi giorni l’elogio di un politico (cattolico) che in Italia avrebbe profuso il suo impegno per fare eleggere alla Presidenza della Repubblica Sandro Pertini (e con dolore mi sono ricordato delle sue azioni e convinzioni, tra queste il panegirico mai ritrattato di Stalin: «Il compagno Stalin ha terminato bene la sua giornata, anche se troppo presto per noi e per le sorti del mondo. L’ultima sua parola è stata di pace. (…) Si resta stupiti per la grandezza di questa figura… Uomini di ogni credo, amici e avversari, debbono oggi riconoscere l’immensa statura di Giuseppe Stalin. Egli è un gigante della storia e la sua memoria non conoscerà tramonto»). Forse è giunto il momento di fare rinascere quella «ecologia dello spirito» che riconosce l’inquinamento che hanno portato nella storia le ideologie materialiste (e uno storico del nostro tempo chiamava la nostra epoca «il secolo delle idee assassine»).

E allora le radici cristiane rinnovate nella consapevolezza del bene comune sapranno ridare splendore e speranza alla nostra convivenza civile.

 

Don Gabriele Mangiarotti

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