Polo del Lusso. La posizione di RETE

Polo del Lusso. La posizione di RETE

Impossibile non prendere posizione sul “polo del lusso”, di cui il Segretario Mularoni ci ha resi edotti ora che i giochi sono fatti. Ma ci pare che l’ottimo Luca Lazzari abbia sintetizzato preoccupazioni che sono anche le nostre, sostenute pubblicamente nei due recentissimi incontri con la Segretaria di Stato.

Ci limiteremo dunque ad aggiungere a quelle di Lazzari alcune ulteriori perplessità, che affondano le radici nella contingente situazione politico-economica del paese.

Il faraonico progetto del polo del lusso, di cui non è dato conoscere né le stime di spesa per il nostro paese, né come si intenderà risolvere le problematiche legate all’urbanistica e alla viabilità di una zona già di per sé ingolfata, cade in piena campagna elettorale.

Sì, abbiamo proprio scritto campagna elettorale, perché da qualche mese ne siamo nel bel mezzo, con tanto di clientelismi e promesse di sostegni economici un po’ a chiunque..

I rumors -molto più che attendibili- parlano di gruppi di maggioranza indispettiti dall’allargamento (ovviamente segreto, ufficioso, in stile DC) voluto dalla DC verso gli amiconi storici del Partito Socialista e dell’Unione Per la Repubblica.

La DC vorrebbe ridurre l’influenza sulle sue scelte di chi potrebbe frenarne la spinta clientelare anche se fino a oggi chi poteva, o doveva vigilare, è stato latitante. Ma mettere a bordo del Titanic due partiti al minimo storico di credibilità (PS e UPR appunto) pare crei dissapori sia all’interno della DC, dove le storiche correnti non si sono mai sopite, sia negli alleati di governo.

Come frenare derive clientelari e restauratrici quando a garantire un sostegno in termini di voti sono dei gruppi di minoranza numericamente più ampi dei pochi consiglieri di maggioranza non totalmente allineati? Niente di nuovo direte, ma ogni giorno più triste.

Questa condizione di “governo straordinario” (pensateci bene, siamo nelle stesse condizioni del 2005, quando tutti -gli stessi di oggi- erano al governo insieme e si sono messe le basi per le corruttele su cui oggi indaga a tempo pieno la magistratura) ci preoccupa non poco e, siamo sicuri, preoccupi seriamente la cittadinanza intera.

Con la maggioranza qualificata , ovvero 39 voti a favore, si può fare ogni modifica costituzionale e allo stesso tempo svendere i beni e le proprietà dello Stato. Non è un caso che solo ora il governo svenda frustoli e immobili dello Stato, sicura com’è che sui 44 voti su cui conta (33 Bene Comune, 11 Intesa per il paese, cioè PS e UPR) molto difficilmente potrà incappare in débâcle.

Questi numeri bulgari, che ripropongono la politica dell’ammucchiata mascherata da “responsabilità”, permettono al governo di fregarsene dell’esito del referendum votato da 11.000 cittadini nell’impunità più totale.

Permettono altresì di poter gestire la cosa pubblica al riparo da occhi indiscreti: le più importanti commissioni a nomina politica prevedono la presenza di soli rappresentanti di PS o UPR per conto della minoranza.

Stiamo pur certi che lo Stato si indebiterà: per le varianti alla cieca per il polo del lusso, per il salvataggio dei soliti amici industriali in difficoltà (è di oggi la notizia del Segretario Belluzzi sulla santa alleanza Stato-banche per salvare le grandi imprese), per qualche assunzione o sblocco di terreno, per qualche appalto ai soliti amici… come al solito, sempre i soliti.

In questo clima alcuni consiglieri di maggioranza, che non vogliono avere granché da spartire con certi personaggi (provenienti da maggioranza o minoranza poco conta), pensano alla via più indolore per prendere le distanze dal governo: ma come defilarsi da un governo tra i più fallimentari degli ultimi decenni senza aver nemmeno portato a casa un misero risultato?

Ed ecco che spunta dal cilindro il polo del lusso, a tappe forzate: è di oggi, mercoledì 15 aprile, la notizia che il governo ha già approvato la variante del Piano Regolatore Generale per trasformare un parco in una colata di cemento, come fosse normale o addirittura sensato…Perché prima quel progetto parte, prima si può prendere le distanze da un governo inutile e dannoso potendosi almeno vantare di aver fatto qualcosa.

A pagare è e sarà il paese, come sempre attaccato all’amo.

Altro che verifica di governo: siamo di fronte a un governo del “si salvi chi può”, dove d’ora in poi dovremo attenderci solo interventi clientelari o propagandistici, con esborsi pubblici e come sempre zero progettualità: tanto, ovviamente, basta ripetere che “del doman non v’è certezza”. E con questa gente non ce ne sarà mai!

 

Movimento R.E.T.E.

Rinnovamento Equità Trasparenza Ecosostenibilità

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