Il negozio fallisce, ma preleva 14.000 euro. Indagata per bancarotta fraudolenta
ENRICO CHIAVEGATTI – Per la Procura anziché pensare a come aiutare la propria azienda ad uscire dalla crisi, ha pensato di mettere mano al conto corrente per andare a distrarsi al “casinò” con le amiche storiche. Lei giura, invece, che i prelievi fatti al bancomat della grande sala scommesse “Giochi del Titano” a San Marino, sono serviti esclusivamente per far fronte alle normali spese di casa piuttosto che ai fabbisogni del negozio d’abbigliamento di cui era proprietaria. Unica certezza, allo stato dei fatti, è dettata dalla scoperta fatta lo scorso 16 novembre dall’ex commerciante riminese, quando le è stato comunicato che il suo nome era iscritto nel registro degli indagati al terzo piano del Palazzo di Giustizia di Rimini. Pesantissima l’imputazione, tanto da meritare un “fascicolo rosso”: bancarotta fraudolenta, reato per cui il Codice penale prevede una pena variabile tra i 3 ed i 10 anni di reclusione per l’imprenditore che “ha distratto, occultato, dissimulato, distrutto in tutto o in parte i suoi beni”. A mettere in moto la magistratura penale dopo il crac del 2020, gli accertamenti dell’autorità giudiziaria scattati nonostante il “semplice” fallimento chiesto e ottenuto da un fornitore, sarà a breve chiuso dal Tribunale per mancanza di attivo patrimoniale della società. (…)
Articolo tratto da Corriere Romagna